Viaggio nelle partite che hanno fatto la storia del trofeo, anche quando si chiamava ancora Coppa Uefa A BAKU LA FINALE ARSENAL-CHELSEA
Quando la coppa dei campioni era tale, ossia giocata “solo” dai vincitori dei rispettivi campionati nazionali, la seconda compretizione europea era davvero una specie di Champions. Seconda, terza e quarta dei maggiori tornei continentali nobilitavano una competizione dalla strana genesi: la “coppe delle Fiere” nasce infatti nel 1955 per sfruttare il traino di questi eventi fondamentali nell’economia post-bellica. Giocata su invito, tra rappresentative di città che ospitavano fiere internazionali, si svolgeva senza date prefissate, nei giorni di Fiera appunto; per cui la prima edizione durò 3 anni. Poi il torneo si “normalizzò”: l’accesso divenne per merito, in base alla classifica di campionato, e si iniziò a giocare a cadenza annuale. (GLI ITALIANS DELLA FINALE) Era nata la Coppa Uefa (stagione ’71/72), diventata poi Europa League, con fasi a girone mutuate dalla Champions, dal 2009/10. Fino al 1998, la finale si giocava (proprio per questa genesi) in gara di andata e ritorno, nelle città delle due finaliste. Qui abbiamo provato a ricordarne qualcuna; non le più importanti, forse, ma quelle a nostro avviso più spettacolari e significative. Giudizio soggettivo, ovvio: ecco il nostro poker d’assi. (DOVE VEDERE LA FINALE)
1988/89: Napoli-Stoccarda
Nei primi 30 anni della competizione, le italiane faticano. Solo due successi: la Roma in coppa delle Fiere ’61 (2-2 a Birmingham, 2-0 all’Olimpico), e la Juventus in coppa Uefa ’77 (1-0 a Torino, 1-2 nella bolgia di Bilbao). Dopo 12 anni di digiuno, il Napoli di Maradona supera le tedesche Bayern Monaco in semifinale e Stoccarda in finale. Sofferto 2-1 in rimonta al San Paolo, con Maradona e Careca che rimediano alla papera iniziale del compianto Giuliani; 3-3 a Stoccarda, con le reti di Alemao, Ferrara e Careca tra il tripudio dei tanti italiani immigrati in Germania che hanno invaso il Neckarstadion. E’ l’unico trofeo europea di Diego Armando Maradona.
1997/98: Inter-Lazio
La prima finale in gara unica è tutta italiana, ed è il coronamento di un decennio in cui le squadre tricolori hanno dominato il torneo. Due successi per la Juve, uno per il Parma (proprio in finale coi bianconeri), due per l’Inter (il primo, in un altro derby con la Roma). Il terzo trionfo nerazzurro arriva contro l’altra formazione capitolina, la Lazio, in un Parco dei Principi pronto a ospitare la coppa del mondo di Francia ’98. E’ una sinfonia tutta sudamericana: Zanetti, Zamorano e il fenomeno Ronaldo tramortiscono la banda Eriksson con un nettissimo 3-0.
2000/01: Liverpool-Alaves
Il nuovo secolo si apre con la favola di Davide contro Golia: ma il finale è beffardo. Il Liverpool di Gerrard e Owen contro la matricola spagnola Alaves: l’esito parrebbe scontato, i reds dopo un quarto d’ora sono già avanti di due reti, all’intervallo è 3-1 e tutto lascia supporre che la ripresa sarà una non eccitante formalità. E invece nella notte di Dortmund succede di tutto. Dopo soli 5 minuti del secondo tempo è già 3-3 (doppietta di Javi Moreno), Fowler riporta avanti i reds, ma a due minuti dal 90’ il figlio di Cruyff, Jordi, segna un incredibile 4-4 che manda le squadre ai supplementari. E qui, Davide fa autogol, in tutti i sensi: a 4 minuti dai rigori, l’autorete di Geli condanna i baschi di Vitoria. La favola è finita male, nella finale più pazza di sempre, ma resta comunque nella memoria.
2015/16: Siviglia-Liverpool
Siamo a tempi più recenti. A Basilea, il record del Siviglia si compie contro i favori del pronostico: il tecnico Unai Emery diventa il re della coppa, col terzo successo consecutivo (non era mai avvenuto) alla guida degli andalusi. 2014, 2015, 2016: anche il favorito Liverpool di Klopp, che domina il primo tempo e va al riposo in vantaggio grazie al gol di Sturridge, cade sotto i colpi martellanti degli spagnoli: dopo 17 secondi Gameiro ha già pareggiato, alla fine è 3-1 con doppietta di Coke. Il Siviglia è, tra lo stupore generale, nella storia.