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Hanno Ucciso l'Uomo Ragno, quando esce la serie sugli 883 e tutto quello che c'è da sapere

Serie TV sky atlantic

La storia di Max e Mauro e di come diventarono gli 883. Una storia di musica e di grande amicizia. La storia di un’intera generazione. Una produzione Sky Studios e Groenlandia, prodotta da Matteo Rovere e Sydney Sibilia. Una serie di Sydney Sibilia. Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli sono Max Pezzali e Mauro Repetto. Regia di Sydney Sibilia, Alice Filippi e Francesco Ebbasta. Scritta da Francesco Agostini, Chiara Laudani, Giorgio Nerone e Sydney Sibilia. Dall’11 ottobre su Sky e in streaming su NOW

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Una storia di musica e di grande amicizia sullo sfondo dei mitici anni ’90. Una storia di provincia, di illusioni, di coraggio. La storia di un successo travolgente, imprevisto e imprevedibile: quello di due ragazzi di Pavia, due underdog, che in pochi anni diedero vita a una delle band più amate e iconiche della storia della musica italiana. La storia di un’intera generazione: dall’11 ottobre in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW arriva la serie Sky Original di Sydney Sibilia Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883 (LO SPECIALE).

 

La serie – una produzione Sky Studios e Groenlandia (società del Gruppo Banijay) prodotta da Matteo Rovere e Sydney Sibilia – è una dramedy ritmata e brillante in otto episodi che vedono protagonisti Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli (Il filo invisibileGli sdraiatiVostro Onore) nei panni, rispettivamente, di Max Pezzali e Mauro Repetto, capaci di dar vita da giovanissimi, negli anni ’90, a un progetto diventato in pochi anni un vero e proprio fenomeno generazionale di portata nazionale. La serie è un coming-of-age che racconta la loro storia e la genesi di alcune delle canzoni più famose degli 883, duo che contro ogni aspettativa, partendo da Pavia, ha cambiato la musica italiana sorprendendo tutti, in primis gli stessi Max e Mauro, ormai icone in grado di far cantare ed emozionare intere generazioni di fan.

 

Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883 è una serie di Sydney Sibilia (Smetto quando voglioL’incredibile storia dell’Isola delle Rose, Mixed by Erry), alla regia della sua prima serie, ed è da lui scritta con Francesco Agostini, Chiara Laudani e Giorgio Nerone. Completano il team di regia Alice Filippi (Sul più belloSIC) e Francesco Ebbasta (Addio fottuti musi verdiGenerazione 56k). La serie andrà tutti i venerdì in prima serata su Sky Serie (oltre a essere ovviamente disponibile on demand – anche in 4K HDR). 

SINOSSI

Pavia, fine anni Ottanta. Max ama i fumetti e la musica americana. È un anticonformista in una città dove non c’è nulla a cui ribellarsi. In più, dopo aver trascurato il liceo per seguire nuove amicizie e serate punk, arriva inevitabilmente la bocciatura.

Questo fallimento si rivela in realtà una nuova, fatale opportunità: nel liceo dove si trasferisce ha un nuovo compagno di banco, Mauro. La musica rende Max e Mauro inseparabili. Grazie alla forza trascinante di Mauro, Max abbraccia il suo talento e insieme a lui compone le prime canzoni che verranno prodotte da Claudio Cecchetto. Ma quando il successo li travolgerà, Max e Mauro, così diversi, riusciranno a rimanere uniti?

SCHEDE PERSONAGGI

 

MAX

Diciotto anni, pallido, nerd. Punk ma non troppo, rocker ma non troppo. Enciclopedia musicale vivente, è del tutto invisibile alle ragazze, e non ha mai creduto veramente in se stesso. L’incontro con Mauro sarà una vera scossa: l’energia del suo amico gli darà il coraggio per scrivere le sue prime canzoni, sognare in grande e perseguire la sua storia d’amore con Silvia.

 

MAURO

Vulcanico, incontenibile, visionario. Cresciuto nel mito delle popstar, vuole con tutto se stesso arrivare in vetta alle classifiche. Come? Poi si vedrà. Incapace di accontentarsi di un “no” e di scoraggiarsi, è mosso da una vitalità debordante che finisce per contagiare Max e tutte le persone intorno a loro. Quando insieme a lui diventerà la più grande star della musica italiana, dovrà trovare una nuova identità, e affrontare dubbi profondi.

 

SILVIA

Bellissima, volatile, matura. La “regina del Celebrità” di Pavia è una ragazza profonda e riflessiva, in cerca del proprio posto del mondo e di un futuro che possa sentire suo. Per Max innamorarsi di lei è questione di microsecondi, ma presto dovrà adeguarsi alla “regola dell’amico”. Eppure, quella strana relazione tra di loro avrà un ruolo importante nella presa di maturità di Max, e nel fargli comprendere il vero prezzo dei propri sogni.

 

CISCO

Sarcastico, pungente, stranamente saggio. Cisco è l’anima profonda della provincia, stanco del suo immobilismo eppure incapace di staccarsene. Amico d’infanzia di Max, è l’unico capace di leggerlo davvero, e di decifrare i suoi desideri più autentici. Destinato a rimanere per sempre l’amico che trovi quando torni a casa, è però anche il primo a ricordarti “tranquillo, siamo qui noi”.

 

PIERPAOLO

Pragmatico, disincantato, severo. È lui l’uomo a cui Cecchetto affida i neonati 883. Romano di nascita ma milanese di adozione, sarà il primo a guidare a Max e Mauro la strada per il successo, ma anche a seguirli nei dolori della crescita, e nei passaggi anche difficili che dovranno affrontare per diventare se stessi anche quando tutto cambia.

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NOTA DI PRODUZIONE – Sky Studios (Nils HartmannExecutive Vice President Sky Studios per l’Italia)

 

Quante canzoni degli 883 una persona può conoscere? La risposta è “più di quanto uno possa mai immaginare”. Mi sono sorpreso molte volte, durante questi anni di lavoro su questa serie, a sentire due note, due parole e da lì iniziare a canticchiare tutta la canzone, ricordando tutto il testo.

Perché le canzoni degli 883 sono tutte memorabili, tutte che parlano di noi, che raccontano in modo preciso e leggero delle parti della nostra vita, trasformandole in leggenda.

Tutto parte da una tavernetta in una casa qualunque di una cittadina di provincia lombarda degli anni ’90. Lì, due ragazzi giovani e un po’ ingenui, lontanissimi dallo stereotipo di pop star, hanno cambiato la musica italiana diventando la voce di una generazione: Max Pezzali e Mauro Repetto, gli 883. Noi oggi li raccontiamo in una serie appassionante, divertente e nostalgica, che parla molto a chi quegli anni li ha vissuti, tra le corse con il Ciao e le musicassette, ma si rivolge anche a chi sta vivendo oggi quelle stesse amicizie, quei sogni, quei primi amori di cui raccontiamo.

 

Come ai concerti di Max Pezzali, dove fianco a fianco troviamo a cantare a squarciagola cinquantenni a fianco di ventenni, o quarantenni accompagnati dai figli piccoli, Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – la leggendaria storia degli 883 è una serie che parla a tutti e soprattutto parla di tutti. Anche perché non è solo una storia sulla musica, ma è una storia su tutto quello che la musica racconta: amori, sogni e un’amicizia tanto speciale da meritarsi l’aggettivo “leggendaria”.

 

È stato molto divertente e stimolante lavorare con un talento cristallino come Sydney Sibilia, una voce unica nel panorama italiano, che con il suo sguardo appassionato e una profonda conoscenza del periodo, affiancato da Francesco Ebbasta e Alice Filippi alla regia ha saputo mettere in scena un vero e proprio gioiello, un racconto caldo e appassionato e unico che siamo orgogliosi di mostrare finalmente al pubblico. Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, che interpretano Max e Mauro nella serie, sono due giovanissimi attori che, abilmente guidati da Sydney, sono stati sorprendenti nel rappresentare questi due ragazzi che da una tavernetta di Pavia hanno iniziato a scrivere e comporre canzoni che sono diventate immortali, e li hanno resi delle vere e proprie “star inaspettate”. Senza la pretesa di portare sullo schermo un racconto del reale, la serie ci porta a fare continue scoperte sulla storia di Max Pezzali, il quale ci ha sostenuto nel progetto dal principio e di cui siamo tutti fan oggi come lo eravamo ieri.

Quest’anno è stato pieno di sfide e di emozioni per Sky Studios, passando dal Festival di Berlino a quello di Cannes, per arrivare infine a Venezia con M – Il figlio del secolo. Ora invece iniziamo da Pavia, dalla provincia, da una storia piccola che è diventata una leggenda: siamo eccitatissimi per il lancio di questa nostra nuova serie, che - per dirlo con le parole di Max - è BELLA VERA.

                                                                                                                                                                             

NOTE DI PRODUZIONE – Groenlandia 

 

Fin dall’inizio, Groenlandia ha voluto dare spazio al racconto di storie vere e sconosciute, di protagonisti noti e meno noti della nostra storia e della nostra cultura, quando queste riescono a sintetizzare argomenti chiave del nostro tempo. E la storia di Max Pezzali e Mauro Repetto sembra essere il canto del cigno di un’epoca in cui siamo cresciuti, passata ma comunque ancora viva e risonante nel presente. Un tempo in cui si poteva essere catapultati in vetta alle classifiche senza essere delle star, grazie solo al talento, alla potenza del proprio immaginario e alla capacità di raccontare con sincerità se stessi e la propria generazione. Un tempo in cui la fama era davvero nazionale e amplificata dai mass media, prima che i social frammentassero il pubblico in bolle.

Quella degli 883, quindi, è anche la storia di come il mondo e l’Italia siano cambiati in questi anni, e una dichiarazione d’amore agli anni Novanta, l’ultimo decennio dell’era analogica, a cui guardiamo con nostalgia e affetto.

Anche per questo, abbiamo voluto che Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883 fosse un tributo agli anni Novanta, nella scrittura e nella regia. Ogni episodio, così come l’intera stagione, strizza l’occhio a un genere e porta al pubblico la freschezza delle serie TV e dei film di quel periodo, che sono parte dell’immaginario collettivo non solo di chi c’era e cresceva, ma anche delle generazioni successive. Questo elemento è del resto ciò che ha reso grandi gli 883, un gruppo che riesce a far cantare e sognare insieme tre generazioni di persone.

 

Per fare questo, Sydney Sibilia, autore, supervisore artistico della serie oltre che regista, ha voluto al suo fianco registi capaci di grande realismo, capacità ritrattistica e umorismo: Alice Filippi, regista di uno dei teen movie di maggior successo degli ultimi anni, e Francesco Ebbasta, una delle migliori voci comedy della sua generazione, già mente creativa dietro il collettivo The Jackal.

 

Insostituibile in questo senso è stato l’apporto e la collaborazione di Max Pezzali, che ha sposato il progetto fin dalla sua nascita con enorme entusiasmo, messo a disposizione degli autori la propria vita e i propri ricordi, permettendo alla serie di acquistare da subito la propria verità e la propria forza, mettendosi a disposizione in ogni fase della lavorazione. E ha, soprattutto, compreso e apprezzato la voglia di Sydney Sibilia e di Groenlandia di rendere la sua storia e quella di Mauro uno specchio in cui riflettere un’intera generazione.

Hanno Ucciso l’Uomo Ragno non si limita infatti a ripercorrere fedelmente la biografia personale e musicale di Max e Mauro, ma gioca con la verità e romanza la loro vita e la loro esperienza proprio come hanno fatto loro con le loro canzoni, e li rende personaggi di avventure di cui hanno cantato… o avrebbero potuto cantare. Proprio per questo, il casting di Francesca Borromeo e Danilo Sarappa si è orientato alla ricerca di giovani attori che sì, presentassero qualche somiglianza con i veri Max e Mauro, ma fossero prima di tutto capaci di interpretarli come personaggi. Elia Nuzzolo nel ruolo di Max e Matteo Giuggioli in quello di Mauro hanno dovuto affrontare un compito difficile, quindi, cioè riportare in vita due dei volti più noti della nostra cultura pop recente, ma hanno superato ogni aspettativa nel dar loro una dimensione più ampia, e nell’appassionare alla storia dei “due sfigati di Pavia” anche chi la loro storia non la conosceva già.

 

Hanno Ucciso l’Uomo Ragno è quindi un romanzo di formazione colorato e pieno di ritmo, realizzato con l’intenzione di far ridere e di commuovere, e di usare le canzoni più famose degli 883 per raccontare il grande romanzo dell’ascesa e caduta dell’ultima grande icona degli anni Novanta, e di un grande sogno italiano che ancora non è finito.

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NOTE DI REGIA – Sydney Sibilia

 

Praticamente dal nulla, nel febbraio del 1992 esce un album di 7 canzoni, senza promozione, senza grandi annunci, di autori mai sentiti prima, che nel giro di due mesi conquista la vetta dei dischi più venduti in Italia e cambia la musica italiana per sempre. Fino a quel momento, nelle canzoni, i cantanti tendevano a ritrarsi come dei vincenti, belli e dannati, che spezzavano cuori e che al massimo soffrivano per amore. All’improvviso con il primo album degli 883 i cantanti diventano come il novanta percento dei ragazzi in Italia. Ragazzi normali, a volte un po’ nerd, che spesso vivono in provincia e che hanno grandi sogni che, però, tendenzialmente fanno fatica a realizzare.

Inconsapevolmente, oltre vent’anni fa, Max Pezzali e Mauro Repetto da Pavia, scrivono canzoni in cui tutti possono identificarsi, dando voce ad almeno tre generazioni. Quando abbiamo cominciato ad avvicinarci alla serie abbiamo capito fin da subito che il cuore della narrazione era tutto nei testi delle canzoni, tutto l’immaginario, la provincia, la voglia di riscatto e la paura di non farcela, era tutto già lì. E man mano che approfondivamo gli eventi ci rendevamo sempre più conto che la storia di quei due ragazzi in pratica era anche la nostra.

La serie Hanno Ucciso L’uomo Ragno racconta la storia di due compagni di banco, di due amici che sono amici come lo si può essere solo a quell’età, che, ribellandosi a un destino che sembra condannarli a una vita ordinaria, diventano due cantanti famosissimi.

Nonostante l’estrema fama, Max e Mauro non erano esattamente considerati due pop star e, anche se le canzoni erano cantate da tutta Italia, nessuno sapeva con precisione chi fossero gli 883. Troppo diversi rispetto a quello che c’era in giro per farli esibire dal vivo, non abbastanza fotogenici per fare copertine, non abbastanza televisivi per andare in tv. Solo con l’uscita del secondo album, i due si palesano, scalando di nuovo le classifiche, esibendosi finalmente dal vivo e vincendo il Festivalbar. Poi il duo si scioglie all’improvviso, senza spiegazioni, dando il via a un’incredibile quantità di ipotesi che, passando di bocca in bocca, (non c’erano né internet né i social) diventano quasi subito leggende metropolitane. Con questa serie proviamo a raccontarvi la loro storia leggendaria.

NOTE DI REGIA – Alice Filippi

 

“È una canzone che parla proprio di tutti, di tutti noi, perché è come se noi fossimo supereroi, il nostro superpotere sono i nostri sogni e non ci rinunceremo mai”.

Max - episodio 6

 

Sono nata nel 1982, gli 883 hanno segnato la mia adolescenza e grazie a questa serie sono tornati prepotentemente nella mia vita.

Attraverso il racconto di Max e Mauro abbiamo voluto non solo raccontare la nostra generazione degli anni ’90, ma anche i ragazzi di oggi. Perché questa è una storia che parla di tutti.

Una storia di amicizia, di sogni, di difficoltà, di illusioni, di non mollare mai ma crederci fino in fondo. Ci farà sorridere ma anche commuovere ed emozionare.

La scelta degli attori protagonisti è stata difficile, non eravamo alla ricerca di due sosia ma di giovani talenti in grado di rubare l’anima a Max e Mauro, di coglierne l’essenza. Elia Nuzzolo e Matteo Giuggioli sono stati un colpo di fulmine, perfetti nel ruolo e nella tecnica, insieme a loro abbiamo studiato ogni dettaglio, il modo di parlare, le espressioni, la gestualità, la camminata, sono stati straordinari e più andavamo avanti nelle riprese più mi sembrava di essere insieme ai veri Max e Mauro del passato.

Ma non possono esistere gli 883 senza le loro canzoni. E per questo compito la presenza di Ciro Caravano è stata fondamentale. Insieme a lui abbiamo imparato come si campionavano i suoni, com’era il processo di composizione delle canzoni e soprattutto ha fatto da coach ai ragazzi sia per la parte strumentale che vocale.

Condividere la regia con Sydney e Francesco, è stato stimolante e costruttivo. Ognuno di noi con la propria personalità ha dato il suo valore aggiunto alla serie. Insieme al direttore della fotografica Valerio Azzali abbiamo optato per girare con le lenti anamorfiche Cooke Xtal che hanno dato un look cinematografico alla serie.

Dirigere le mie tre puntate è stata per me una grande sfida perché sono episodi che raccontano momenti della storia molto diversi tra loro.

Nella terza puntata Max e Mauro devono affrontare l’incubo di ogni adolescente, l’esame di maturità, insieme però anche al loro primo esame musicale. La sfida è stata quella di dare ritmo a un racconto goliardico ricco di colpi di scena.

Il quarto è l’unico episodio diviso in più capitoli dove i nostri protagonisti prendono strade diverse per cercare di capire cosa vogliono veramente fare da grandi. È un momento molto delicato perché tira fuori i dubbi e le paure che tutti noi abbiamo avuto alla loro età. “Usciti dal liceo la gente si aspetta che uno sappia che cosa fare, che cosa gli piace. Ma ti pare che da un giorno all’altro uno deve scegliere cosa fare per il resto della propria vita?!”.

La sesta puntata è la nascita dell’uomo ragno, la puntata dei sogni che sembrano finiti, infranti senza ritorno. “Vi arrendete dopo la prima difficoltà?”, li spronerà Cisco. È così che troveranno ispirazione per la loro canzone mitica e capiscono che “il nostro superpotere sono i nostri sogni e non ci rinunceremo mai”.

NOTE DI REGIA – Francesco Ebbasta

 

Hanno ucciso l’uomo ragno non è “la serie degli 883”. Non è la serie per tutti quelli che come me sono cresciuti con le loro canzoni nei walkman, e che si emozioneranno a vederle suonare per la prima volta su schermo. No, non è la serie di Cisco, di non me la menare, la jolly blu, e nemmeno di “come mai”. O almeno, non è solo questo. Perché questa è prima di tutto una storia sulla provincia italiana, su come conoscere una persona giusta possa aiutarti a scoprire chi sei davvero, nonostante chi volessi essere - ci avresti giurato - lo sapevi già da bambino. E’ una storia sull’amicizia. Ma soprattutto su come dal posto in cui nasci forse non riuscirai a scapparci mai del tutto. E in qualche modo quel posto te lo porterai dentro per sempre, pure quando ti troverai a cantare davanti a cinquantamila persone. È una storia in cui si ride, molto, e ci si emoziona, molto. Dal quinto episodio in particolare, fino ad arrivare al gran finale, ho voluto sottolineare il passaggio all’età adulta dei due protagonisti: quella delle grandi responsabilità, che ti spingono a fare i conti con i propri sogni. La serie assume allora sfumature diverse in ogni suo capitolo, pur conservandone la sua cifra stilistica: epica nella messa in scena, montaggio e fotografia, e intima nel trattamento musicale. L’inserimento di materiali di repertorio originali, e intere sequenze girate con telecamere dell’epoca, regala una filigrana nostalgica ad una storia leggendaria, fatta di personaggi iconici entrati ormai a far parte del nostro immaginario. Come a sottolineare quanto tutto quello che succede a Max e Mauro, le loro cadute e i loro successi, possa succedere a chiunque. Perfino a te.

NOTE DI SCENEGGIATURA

 

 

LA LEGGENDA

Ci sono immagini, momenti, ricordi che fanno parte di noi, della nostra storia, della nostra identità. Per chi ha vissuto l’estate del 1993 questi momenti, questi ricordi, hanno un’unica clamorosa colonna sonora: gli 883. Ma anche per chi quelle estati non le ha vissute, gli 883 rimangono un punto fermo, una vera leggenda. E questo perché il potere incredibile di questo duo di ragazzi pavesi è stato quello di trascendere le generazioni e di travalicare il successo di quelle due estati, per conquistare ragazzi e ragazze che, in quegli anni, neanche erano nati.

Ecco, una leggenda. Questo sono Max e Mauro. Ma prima di essere una leggenda, questi due ragazzi erano, semplicemente, due compagni di banco.

Hanno Ucciso l’Uomo Ragno è la storia di quei due compagni di banco, la storia di un’amicizia e di come, questa amicizia, abbia fatto nascere alcuni dei pezzi pop più famosi della musica italiana.

 

È UN COMING-OF-AGE

Questo è stato il primo approccio nella scrittura della serie: “dimenticarci” anche solo per un attimo che era degli 883 che stavamo scrivendo, e raccontare un coming-of-age, un teen drama di due improbabili eroi adolescenti affossati nella nebbia pavese.

Max e Mauro sono due classici “sfigati”: un nerd e un entusiasta che, per qualche strano motivo, hanno trovato un’alchimia improbabile. Da una parte Max e la sua genialità condizionati da una feroce timidezza e, dall’altra, Mauro e la sua incontrollabile smania di arrivare, di farcela, ma a fare cosa non si sa. Questi due, da soli, non sarebbero arrivati da nessuna parte. Insieme, invece, hanno dato inizio alla leggenda degli 883.

Questa amicizia è alla base di tutta la narrazione orizzontale della stagione. Da una parte la carriera musicale, che i fan sfegatati degli 883 già conoscono, e dall’altra la costruzione dell’amicizia e la ricerca di una voce che fosse solo loro. In tutto questo, ovviamente, non poteva mancare una grande storia d’amore.

 

È UNA STORIA D’AMORE

Come in tutti i teen drama c’erano alcuni elementi, alcuni archetipi da rispettare e, uno di questi, era una grandissima storia d’amore. La figura di Silvia è puramente finzionale – l’unico protagonista completamente inventato della serie – e mescola diverse suggestioni femminili trovate nel libro di Max “I cowboy non mollano mai” e nei racconti fatti dallo stesso Max.

Silvia è la scintilla che serve ad accendere Max, Silvia è tutto, è quel tipo di ragazza che avrebbe fatto perdere la testa a qualsiasi ragazzo, figuriamoci a uno come Max. La confusione di Silvia è quella di un’adolescente che ancora non ha trovato la sua strada e che cerca, in ogni modo, di dare un senso, una direzione alla sua vita. E Max, in questa confusione, ci finisce imbrigliato, ammaliato. Sembra una maledizione, un tormento, più che una storia d’amore. Se non fosse che, grazie a Silvia, le prime canzoni degli 883 prendono forma.

 

È TUTTO VERO. OPPURE NO?

Raccontando una storia realmente accaduta i confini entro cui potevamo muoverci erano ben stabiliti. Gli step della carriera musicale di Max e Mauro sono esattamente quelli che abbiamo raccontato, dalla prima esibizione de I Pop – il loro primo, impacciato, esperimento rap – al Rolling Stone, passando per la cassetta mandata a Cecchetto, fino alla consacrazione con l’uscita di Hanno Ucciso L’uomo Ragno. Abbiamo però voluto “romanzare” alcuni passaggi e pensare a Max e Mauro come due personaggi e non solo due persone. Abbiamo voluto dare la loro personalità a due personaggi che avessero dei desideri, delle necessità; personaggi a cui abbiamo imposto conflitti che – questa è la nostra speranza – ricalcassero quelli che i veri Max e Mauro potrebbero aver vissuto in quegli anni pazzi del primo successo. In questo senso abbiamo lavorato tanto sui testi delle canzoni alla ricerca di avventure ed emozioni che potessimo tradurre in vicende narrative. Molte delle canzoni degli 883 sono infatti dei brevi racconti di fatti accaduti realmente a Max e Mauro, altre invece portano significati meno decifrabili, ma che abbiamo tentato di interpretare per costruire un mondo intorno ai nostri personaggi.

 

GLI ANNI NOVANTA E LA PROVINCIA

Facendo parte di quella fortunata cerchia di persone che si sono ritrovate adolescenti negli anni Novanta, non abbiamo potuto fare a meno di raccontare con una punta di nostalgia e con tantissimo amore la storia di due ragazzi che esplodono proprio in quegli anni.

Quelli erano anni incredibili. Anni in cui non esistevano i social e il coraggio per scrivere o telefonare a una ragazza era un coraggio vero, senza filtri. Anni in cui i conflitti non si nascondevano dietro alle tastiere ma avvenivano nei cortili, in strada. Anni di velocità sui Ciao truccati, anni delle telefonate anonime nelle cabine telefoniche, “gli anni dei Roy Rogers come jeans”, sì, ma anche delle figure di merda, delle prese per il culo tutt’altro che woke e delle compagnie ai giardini. Era, quello, un periodo in cui la celebrità – e questo è un aspetto chiave del nostro racconto – quando arrivava, arrivava come uno schiaffo, cambiando radicalmente la vita delle persone.

E figuriamoci se questa celebrità arrivava per due ragazzi cresciuti in provincia. La provincia del nord è l’ultimo protagonista della nostra storia. Solo chi è cresciuto nella nebbia della pianura può comprendere il senso di isolamento e inadeguatezza che pervadeva le vite di Max e Mauro e il loro bisogno di raccontarsi e di raccontare tutto quello che li circondava. Hanno Ucciso L’uomo Ragno è un racconto di provincia che, dai ristretti confini della sfiga, si allarga per raccontare la storia di tutti quelli che, almeno una volta nella vita, hanno avuto un sogno.

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Hanno Ucciso l'Uomo Ragno, lo speciale sulla serie tv sugli 883. VIDEO

SCENOGRAFIA - Luisa Iemma

 

 

Appena arrivata a Pavia ho pensato fosse la città meno cinematografica del mondo: tutto bello, tutto curato, tutto… molto uguale - ergo, tutto molto noioso. Nessuna bacchetta magica avrebbe mai potuto trasformarla in altro, così ho provato a guardarla da un’altra prospettiva e ho trovato la chiave. Ho pensato a come sarebbe stato vivere in un posto monocromo. Abbiamo scelto degli esterni con una gamma cromatica di colori caldi, tenui, ripetuti costantemente su vie e palazzi. Mai un eccesso, un guizzo, per dirla in musica una nota dissonante. Volevo sembrasse chiaramente un posto che un diciottenne non vede l’ora di lasciare.

Gli anni ’80/’90 sono anni scoppiettanti: i primi cellulari, i computer, i brand di moda super colorati, il design e la pubblicità, la musica che arriva da oltreoceano, tutto succedeva altrove… E questo altrove era Milano, vista come una sorta di realtà aumentata, con Radio Deejay, la meta, il posto fantastico ed immaginifico in cui lavorano quelli che ce l’hanno fatta e dove il sogno di sfondare nella musica poteva diventare realtà. È stato molto divertente vedere i nostri protagonisti alle prese con un telefono a gettoni del quale non conoscevano l’uso, imparare che la musica si faceva con tastiere, campionatori, computer, videoregistratore e – voilà! - la musicassetta da far sentire. Nove mesi di lavoro, 174 location spesso da rendere d’epoca, 3 registi, miliardi di sopralluoghi, innumerevoli camion di mobili, tecnologia d’epoca funzionante (il reparto arredamento è stato super), consulenti musicali, condizioni climatiche avverse, i litigi… Onestamente non posso dire sia stata una passeggiata, ma altrettanto onestamente devo dire che è stato quel modo difficile e rocambolesco condiviso, prima di tutto con il mio reparto e poi con il resto della troupe, che ci ha portati sul palco del Festivalbar.

LOCATION - Stefania Gagliardi

 

Per raccontare qualcosa di così presente nell’immaginario di intere generazioni, come gli 883, bisognava ricreare un contesto di provincia che fosse sì quello dell’adolescenza di Max e Mauro, ma nel quale tutti potessero rivedersi in sella ad un Sì o in una sala giochi. Noi ci siamo “rivisti” con gli occhi di Sibilia, che ha questa straordinaria capacità: ti racconta qualcosa e ti ci ritrovi dentro, quasi un’esperienza tridimensionale. Così la ricerca e la scelta delle location per questa serie è stato più un “riconoscerle”, dire “…ecco il Jolly Blue”. Tutto parte dalla Pavia di fine anni Ottanta, ricostruita anche grazie a Max. Tuttavia, quella che doveva essere una “provincia soffocante” è oggi una città moderna, piena di studenti, ed è stato necessario rivederne la geografia. E così la casa di Max è stata idealmente posizionata a Borgo Ticino, che il fiume separa dal centro storico, dove invece abita Mauro. È sul Ticino che i due hanno il loro posto speciale, dove si raccontano, iniziano a scrivere. Pavia ci ha riservato una straordinaria accoglienza e le dobbiamo tutti gli esterni che conferiscono autenticità alla serie. A Roma e in altri sette paesi del Lazio abbiamo colto la sfida di riprodurre alcune ambientazioni iconiche come il Festivalbar, l’Aquafan, Radio Deejay o lo stesso Jolly Blue; una sfida vinta grazie ad un enorme lavoro di squadra. In numeri, Hanno Ucciso l'Uomo Ragno ha coinvolto 10 città, 120 location, 3 registi, 20 indimenticabili settimane. Anche se 883 è l’unico numero che sentirete gridare a gran voce in questa serie.

COSTUMI - Valentina Taviani

 

 

Il lavoro dei costumi per preparare la serie è partito da una documentazione varia e immensa: riviste, foto di famiglia, film e qualche racconto dello stesso Max Pezzali. Ma la documentazione è solo il punto di partenza del costumista, permette di muoversi in modo più libero e creativo all’interno dell’epoca che deve rappresentare. Subentrano poi le personalità dei personaggi e l’ambiente in cui vivono, le suggestioni della sceneggiatura e della regia.

La storia si svolge prevalentemente a Pavia dal 1989 al 1993, un momento di passaggio tra due decenni molto diversi tra loro dal punto di vista dei costumi. Un passaggio che non poteva essere brusco come non lo è stato nella realtà. Così, il mondo degli adulti e il mondo borghese in generale conservano un sapore ancora anni 80, mentre i giovani hanno fogge, trucco e pettinature fresche e nuove, orientate agli anni successivi privilegiando gli anni ‘90 perché nell’immaginario collettivo gli 883 sono legati a quegli anni. In linea con la Fotografia e la Scenografia abbiamo lavorato in palette con i colori di Pavia: giallino, ocra, mattone, marrone.

Il mondo che ruota attorno ai due protagonisti, nella loro adolescenza, veste i colori della città fin quasi a confondersi con i muri. Max e Mauro, al contrario, indossano colori che escono dalla palette della città in modo da accentuarne il disagio all’interno del loro ambiente di origine. Repetto usa colori saturi, accesi e allegri, tutti i colori dell’arcobaleno. Pezzali veste di nero, grigio o bianco finché non diventa famoso. Un capitolo a parte sono state le ricostruzioni dei personaggi reali: Cecchetto, Fiorello, Jovanotti, i Public Enemy e tanti altri.

Fuori da ogni palette e con l’aiuto fondamentale del trucco e dei capelli ci siamo immersi nel mondo della musica degli anni Novanta divertendoci come bambini.

FOTOGRAFIA - Valerio Azzali

 

La fotografia di Hanno Ucciso L’uomo Ragno aveva come obiettivo primario la ricostruzione di un mondo e di un'epoca relativa agli inizi degli anni Novanta. Il tutto doveva essere fatto in modo sia verosimile che narrativo. L'intento era quindi di creare un'ambientazione che non solo rispecchiasse fedelmente l'epoca, ma che allo stesso tempo sostenesse e arricchisse la narrazione, immergendo lo spettatore nell'atmosfera di quel periodo.

Dopo una lunga ricerca sulle fonti visive, tra cui videoclip e fotografie che rappresentano l'evoluzione discografica degli 883, abbiamo deciso di ricreare fotograficamente un mondo che fosse una via di mezzo tra ciò che era effettivamente quell'epoca e la percezione che lo spettatore ha oggi di quel periodo. Questo è stato realizzato attraverso lo studio vari mezzi multimediali come la televisione, il cinema e, soprattutto, i videoclip. L'obiettivo era quindi creare un'estetica che fosse chiaramente riconoscibile come tipica di quegli anni, ma che allo stesso tempo trovasse un riscontro immediato nello spettatore, evocando la giusta nostalgia e autenticità.

 

Analizzando la storia di questa serie, abbiamo cercato di marcare profondamente la differenza tra due mondi. Il primo è quello di Pavia, la città natale del protagonista, caratterizzata dalla vita comune e da un pensiero omologato, percepito come molto noioso dai nostri protagonisti. Il secondo mondo rappresenta la scoperta della musica – rock, punk, rap – che si distanzia completamente dalla routine quotidiana del protagonista.

Pavia è stata ricostruita abbracciando profondamente la sua identità architettonica e cromatica, con una predominanza di toni gialli, beige e ocra, quasi creando un monocromo. Abbiamo però inserito anche toni più blu, presenti nelle ombre, per creare un equilibrio cromatico che fosse immediatamente riconoscibile. L'armonia difficile tra i complementari blu e giallo crea un contrasto cromatico, metafora del tormento interiore del protagonista in cerca della sua identità.

 

Questo equilibrio viene completamente sconvolto dall'ingresso nel mondo della musica, che si caratterizza invece per toni vivaci, colori eccessivi e accostamenti cromatici azzardati. La differenza cromatica tra i due mondi sottolinea il cambiamento radicale e la scoperta di una nuova identità da parte del protagonista. Ovviamente, alla costruzione di questa dialettica fra due mondi in contrasto ha partecipato anche l'illuminazione. Le luci e la qualità della luce che hanno caratterizzato le scene di Pavia hanno un contrasto più lieve, con un'illuminazione più piatta e poco appariscente.

Al contrario, nel momento in cui i protagonisti entrano nel mondo delle grandi metropoli, dei concerti e della musica, la luce comincia non solo a cambiare colore, ma anche a cambiare qualità. I contrasti diventano più forti, le luci più dirette e in movimento, con l'uso di flare e luci in macchina che accecano e ammaliano lo spettatore tanto quanto i nostri protagonisti. Questo cambiamento nell'illuminazione non solo distingue visivamente i due mondi, ma amplifica anche la sensazione di scoperta e meraviglia vissuta dai protagonisti nel nuovo ambiente musicale.

 

Al fine di creare un look con una matrice e un appeal cinematografico, abbiamo scelto di utilizzare ottiche anamorfiche. Queste ottiche, note per la loro capacità di creare un formato panoramico, sono sinonimo di cinema. In particolare, abbiamo usato le Canon Xtal Express, lenti vintage che hanno aggiunto una serie di piccole imperfezioni, deformazioni, cadute di fuoco e sfocature eccessive. Questi elementi ci sono sembrati assolutamente logici nella ricreazione di un'epoca più lontana e nella narrazione della storia dell'evoluzione di una band, dagli albori al successo. Il formato e le ottiche scelte ci hanno permesso di creare immagini con un effetto epico, perfettamente adeguato al racconto e in grado di evocare l'epoca in modo coinvolgente e autentico.

CAST ARTISTICO

 

 

ELIA NUZZOLO                                                                       Max Pezzali

 

MATTEO OSCAR GIUGGIOLI                                                Mauro Repetto

 

LUDOVICA BARBARITO                                                        Silvia

 

DAVIDE CALGARO                                                                 Cisco

 

ALBERTO ASTORRI                                                    Sergio Pezzali

 

ROBERTA ROVELLI                                                                Alba Pezzali

 

EDOARDO FERRARIO                                                          Pierpaolo

 

ROBERTO ZIBETTI                                                                Claudio Cecchetto

 

ANGELO SPAGNOLETTI                                                       Lello

CAST TECNICO

 

Regia di SYDNEY SIBILIA (ep. 1, 2), ALICE FILIPPI (ep. 3, 4, 6), FRANCESCO EBBASTA (ep. 5, 7, 8)

Scritto da FRANCESCO AGOSTINI, CHIARA LAUDANI, GIORGIO NERONE, SYDNEY SIBILIA

Casting Directors FRANCESCA BORROMEO (U.I.C.D.), DANILO SARAPPA 

Fotografia VALERIO AZZALI, DAVIDE MANCA 

Montaggio GIANNI VEZZOSI, LUCIANA PANDOLFELLI, ANDREA RICCIOTTI

Musiche Originali SANTI PULVIRENTI 

Scenografia LUISA IEMMA 

Arredamento GIORGIO PIZZUTI 

Costumi VALENTINA TAVIANI (A.S.C.)

Capo Parrucchiere MICHELE VIGLIOTTA 

Capo Truccatrice DANIELA SCUMACI 

Suono in Presa Diretta CLAUDIO BAGNI 

Sound Design MIRKO PERRI 

Mix GIULIO MARIA SERENO 

Aiuto Regia GIULIO CUPPERI 

Direttori di Produzione NERI MIGANI, IRENE ABRESCIA 

Organizzatore Generale DANIELE MODINA

Responsabile Editoriale Groenlandia FABRIZIO CRISTALLO

Produttore Esecutivo Groenlandia PAOLO LUCARINI 

Produttrice delegata Groenlandia MORENA AMATO 

Una produzione SKY STUDIOS 

Una produzione GROENLANDIA 

Produttore esecutivo Sky Studios NILS HARTMANN 

Produttori esecutivi Sky Studios ERICA NEGRI, EMANUELE MARCHESI 

Produttore delegato Sky Studios GIACOMO TAGGI

Story Editor Sky Studios CLAUDIA MUNARIN

Prodotto da MATTEO ROVERE e SYDNEY SIBILIA