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Westworld 3, la recensione del quinto episodio, Genre

Serie TV sky atlantic

Linda Avolio

Leggi la recensione del quinto episodio della terza stagione di Westworld in onda ogni lunedì in prima tv per l'Italia su Sky Atlantic. - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIOWestworld 3, la recensione del quarto episodio, The Mother of Exiles

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Westworld 3, episodio 5: riassunto e recensione

 

ATTENZIONE: PERICOLO SPOILER

PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO

Costruire Dio

Il quinto episodio della terza stagione di Westworld si apre con un flashback che, in realtà, è una riproposizione in forma di racconto audiovisivo del file relativo a Serac contenuto nel Sistema. Per essere precisi, si tratta del racconto della genesi e dello sviluppo di Rehoboam. Per essere ancora più chiari: noi spettatori vediamo ciò che identifichiamo come un possibile flashback – cioè una parte della storia ambientata nel passato in cui Serac racconta in voice over com’è nata l’idea alla base del Sistema, tant’è che il personaggio di Cassel si rivolge direttamente alla macchina dandole del tu – ma, di fatto, questo racconto è un insieme di dati gestiti da un algoritmo. Dati a cui ha avuto finalmente accesso Dolores. Ma facciamo un passo indietro.

Il giovane Serac e suo fratello perdono ogni cosa nel giro di pochi secondi a causa di un attacco nucleare che cancella Parigi dalla faccia della Terra. Cresciuti, i due decidono di costruire quel dio che in realtà non è mai esistito col fine di evitare l’estinzione dell’umanità, piagata da guerre, rivolte e catastrofi causate dai cambiamenti climatici. Per portare a termine questo ambizioso (folle, ammettiamolo!) progetto si trasferiscono nel nuovo mondo, cioè in America, ma hanno bisogno di fondi e di un’enorme mole di dati per fare le necessarie simulazioni e far allenare il Sistema. Ed è qui che entra in scena Dempsey Sr, il padre di Liam, il ricchissimo proprietario della Incite, che prima dell’entrata in vigore delle leggi sulla privacy è riuscito a entrare in possesso di informazioni di ogni genere.

Il progetto richiede parecchi anni per andare in porto, e Dempsey a un certo punto ne ha abbastanza. Per non perdere i finanziamenti, Serac e suo fratello gli mostrano che il Sistema funziona. Grazie a una previsione (che in realtà è più un indirizzamento, reshape the world, shape the future) del mercato azionario, il padre di Liam fa un sacco di soldi in un battito di ciglia, e alla fine si convince a continuare a sostenere economicamente questo esperimento. Col passare degli anni, però, usa Rehoboam per arricchirsi in maniera scellerata, così viene estromesso, ma ormai ogni cosa funziona a pieno regime e in maniera pressoché autonoma.

Un giorno, però, Dempsey Sr (che di fatto per 10 anni si è preso i meriti del nuovo ordine mondiale) decide di andare a fare visita al centro di comando (probabilmente situato nel Deserto del Mojave), e lì fa una scoperta decisamente inquietante. Per evitare intoppi all’ordine delle cose, Serac ha rinchiuso un certo numero di “persone dal comportamento imprevedibile” – persone che Rehoboam, nelle sue simulazioni, ha ritenuto possano un giorno diventare disruptive, cioè fonti di disturbo – in gabbie dalle pareti di vetro arredate in stile minimal, con tanto di cassettiere di una nota catena di mobili di origine svedese.

Tra questo gruppo di potenziali facinorosi c’è anche il fratello del personaggio di Cassel, una mente tanto brillante quanto tormentata. E’ lo stesso Serac a spiegare il motivo di questa decisione a Dempsey Sr: suo fratello progettava di ucciderlo perché a un certo punto lui avrebbe deciso di interrompere il progetto. Il padre di Liam è scioccato da quanto visto, ma il francese col God Complex, con molta calma, gli dice che è meglio così che eliminarli fisicamente, no? Alla fine addirittura li sta aiutando. Ma in che senso?

Sulla via del ritorno verso il suo jet privato, come nella peggiore (o migliore?) profezia autoavverante, Dempsey Sr effettivamente decide di bloccare il progetto, e a quel punto è lo stesso Serac a toglierlo di mezzo. Tutto come previsto dal Sistema. L'ordine è intatto.

Westworld 3, nel cast anche Aaron Paul, che nella serie interpreta Caleb

Ordine e caos

Torniamo nel presente narrativo della serie. Serac è sul suo aereo personale, l’incontro col presidente del Brasile visto nel prologo è terminato da poco. Viene avvisato che c’è stata un’infiltrazione nel Sistema dalla sede di Los Angeles della Incite, quella gestita direttamente da Dempsey Jr (o meglio, da Connells, dettagli!). Liam inoltre sembra sparito. Noi spettatori sappiamo bene che è con Dolores e Caleb, e infatti è insieme a loro che lo ritroviamo.

Devono continuare a spostarsi proprio per evitare di essere catturati ed eliminati. Caleb non capisce perché debbano portarsi dietro una zavorra, ma Dolores è chiarissima su questo: Dempsey Jr le serve per poter accedere a Rehoboam. Il giovane miliardario prova a convincere il personaggio di Aaron Paul a lasciarlo andare: è evidente che sono stati entrambi usati. Caleb, però, non cede, nonostante la rabbia. Dai suoi occhiali direttamente connessi al Sistema, Liam scopre che di Dolores non c’è traccia, ma in compenso legge per bene il file dell’altro suo rapitore, e se ne esce con: “Credi che IO abbia ucciso il tuo amico??” Prova a scappare, ma Caleb lo riacciuffa, allora lo punge e gli inietta la droga ricevuta in regalo alla serata di gala.

E' subito trip, ed è subito anche Jesse Pinkman. La droga si chiama Genre, e praticamente ti fa vedere il mondo in base ai codici estetici di determinati generi cinematografici. Mentre cammina, Caleb vede ciò che lo circonda in bianco e nero, una cosa a metà tra il colossal e il noir. Intanto ha anche dei flashback dal suo passato, di quando era in missione con l’amico Francis. Ma sono ricordi reali o ricordi impiantati? La risposta non è così scontata.

Dolores fa arrivare un veicolo, ma gli uomini di Serac li hanno già trovati. Si mettono in viaggio, ma sono fermati da un amber alert. C’è bisogno della chiave personale di Liam per poter accedere al Sistema e sbloccare l’auto, altrimenti moriranno. Dempsey Jr, terrorizzato all’idea di lasciarci le penne, appoggia la mano su un tablet: bingo. Dolores prende il controllo della vettura e ha inizio l’immancabile inseguimento. Intanto Caleb entra nel genere action, con tanto di Cavalcata delle Valchirie in sottofondo.

I nostri alla fine hanno la meglio e riescono a liberarsi dei loro inseguitori dopo alcuni roboanti effetti pirotecnici. Raggiunti dai rinforzi, Ash e Giggles, si infilano in metropolitana, e intanto Caleb è passato prima al genere romance (con tanto di mezza infatuazione per Dolores) e poi a quello seventies, con Nightclubbing di Iggy Pop a dare il ritmo. Nel vagone, il personaggio di Evan Rachel Wood contatta la sua copia nel corpo di Connells (che si trova in compagnia di Bernard presso la sede della Incite): hanno il codice personale di Dempsey Jr, possono procedere. Procedere a fare cosa? A consegnare a tutte le persone del mondo il proprio file personale, con tutte le loro informazioni sul passato, sul presente e soprattutto sul futuro. Per dirla con le parole di Bernard: Dolores ha deciso di far uscire ogni singolo essere umano dal proprio loop.

Liam prova a dirle che consegnare alla gente il proprio file personale potrebbe avere conseguenze terribili, ma Dolores è ferma: è il loro file, è il loro destino, devono avere loro il controllo su sé stessi. Caleb è d’accordo con lei ovviamente, ma poi, quando vede i primi segnali del caos che si sta scatenando, comincia ad avere qualche dubbio. Intanto la mappa interna della sede della Incite è un proliferare di pallini rossi. Connells dice a Bernard che tra poco dovrà scegliere da che parte stare, perché anche lui ha un ruolo in tutto questo.

Una vettura si avvicina al gruppo. Scendono due scagnozzi di Serac, sparano. Dolores si mette tra loro e Caleb, salvandogli la vita. Ha fatto il pieno di pallottole ma è ancora in piedi, cosa che lui non riesce a spiegarsi. Adesso però non c’è tempo da perdere, devono andarsene.

Stubbs irrompe alla sede della Incite e blocca il finto Connells, dando modo a Bernard di recuperare il pulsante artigianale creato da lui stesso per bloccare i suoi simili. Nel frattempo, Serac ha mandato lì la sua vice. La copia di Dolores sa di essere alla fine dei giochi, ma Bernard deve andarsene, perché “tu sei l’unico che non possiamo sostituire…” Nell’ufficio di Liam, Connells confessa: è stato lui a fare breccia nel Sistema. Poi si fa esplodere, portando con sé la platinata fedele all’architetto di Rehoboam.

Al pontile, Caleb chiede spiegazioni a Dolores, ma lei gli risponde che devono raggiungere l’aerodromo. Liam comunque non serve più. Invece di approfittarne e andarsene senza far scaldare ulteriormente gli animi, il giovane milionario insulta Ash e Giggles chiamandoli criminali da quattro soldi e rivelando tutto il suo senso di superiorità: non è il Sistema la prigione, sono gli individui come loro, che non si possono né sistemare né uccidere, a essere il vero problema. Rehoboam aveva ragione. Caleb prova a farlo calmare, ma Dempsey Jr, in tutta risposta, gli abbaia contro che lui è il peggiore di tutti.

Parte un altro flashback/(finto) ricordo di Caleb, lui e Francis hanno rapito un uomo e pare abbiano tutte le intenzioni di giustiziarlo. Scocciata, Ash spara a Liam, poi se ne va insieme al suo compare. Il personaggio di Aaron Paul prova inutilmente a fermare l’emorragia. Prima di morire, però, Dempsey Jr si lascia uscire un “You didi t!!” (Sei stato tu!!) che è chiaramente un’accusa. Ma cos’è che avrebbe fatto Caleb? E’ forse stato lui a uccidere Francis?? Dal suo passato riemergono altri flash: un mezzobusto di donna vestita di bianco…e sé stesso con addosso una camicia di forza e degli strani occhiliani. L’ambiente sembra quello in cui Serac ha rinchiuso i potenziali agitatori sociali: Caleb è uno di loro? Gli è stato fatto credere di essere un ex militare con un amico morto solo per tenerlo a bada?

Nell’hangar, Dolores, tramite le sue speciali lenti a contatto, ha una conversazione con Serac, che nel frattempo ha scoperto che la generatrice di anomalie ha letto il suo file. “Questo è il mio Sistema, lo controllo solo io.” dice l’architetto di Rehoboam, ma lei non si lascia intimidire: “Quelli che mi hanno costruito pensavano di potermi controllare completamente. Ora sono tutti morti.” è la sua risposta. Serac è ancora convinto di poter cambiare l’umanità…ma in che modo? Forse nello stesso modo in cui ha cercato di cambiare suo fratello? “E’ ora che tutti si sveglino…”, dice con fare solenne il personaggio di Evan Rachel Wood, e così sarà.

Intanto arriva una consegna, e a Caleb viene recapitato un borsone contenente non si sa cosa. Prima di salire sull’aereo dà voce ai suoi dubbi: forse Liam aveva ragione, forse le persone non dovrebbero conoscere il loro destino. Ma Dolores non è d'accordo: le persone hanno assolutamente il diritto di conoscere il loro destino. Lui d’altronde ha voluto saperlo…ma forse Caleb non è come gli altri. Beh, neanche lei in effetti…

Westworld, le foto più belle di Vincent Cassel, nel cast della terza stagione della serie

Westworld, stagione 3, episodio 5: il nostro commento

Genre, il quinto episodio di Westworld 3, ci mostra la genesi di Rehoboam e, soprattutto, le motivazioni alla base della sua creazione, riportando prepotentemente in primo piano quella che è la tematica alla base dell’intera serie, cioè il libero arbitrio. Ora, però, il discorso viene ulteriormente ampliato, perché la definizione di libero arbitrio si fa via via più liquida.

L’entrata in scena del personaggio di Cassel complica ogni cosa: finché eravamo nel parco di Westworld la domanda al massimo poteva essere “Chi tra gli androidi ha raggiunto il libero arbitrio?”, perché davamo per scontato che gli ospiti, a differenza dei residenti, fossero liberi nelle loro scelte, ma dopo essere approdati nel mondo reale abbiamo scoperto che in realtà anche gli esseri umani, parafrasando Bernard, seguono dei loop, cioè dei percorsi narrativi prestabiliti, e sono totalmente inconsapevoli del fatto di essere manovrati da qualcuno e/o da qualcos’altro. Della serie: il mondo non è altro che un parco in scala più grande.

Serac è una figura tanto affascinante quanto ambigua: dice di essere dalla parte dei suoi simili, dice di aver fatto ciò che ha fatto per salvaguardare l’esistenza dell’intero genere umano, ma di fatto si sente chiaramente superiore a tutto e a tutti. Di fatto ha rinchiuso ogni singolo abitante del pianeta in una gabbia immateriale ma ineludibile. Chiama Rehoboam dio, ma in realtà è a sé stesso che si sta riferendo, in quanto architetto e creatore di quel Sistema che tutto vede, tutto prevede e, soprattutto, tutto crea e mette in ordine. Il suo è un vero e proprio delirio di onnipotenza: è grazie a lui che, finalmente, la Storia ha un autore, ed è compito suo fare in modo che ogni cosa funzioni come previsto. Quando si dice essere fan del concetto di teleologia.

Veniamo poi alla parte più inquietante, cioè alle schede personali. Su ognuna c’è un “punteggio sociale”, e su ognuna ci sono delle annotazioni su quanto possa valere la pena o meno puntare su un determinato individuo in base a una serie di criteri, tra cui l’attitudine, lo stato di salute fisico e mentale, l'utilità sociale, e via dicendo. Per i più promettenti, per coloro che potrebbero fare qualcosa di grande e di buono per l’umanità, la strada è spianata, ma la maggior parte degli esseri umani è, per dirla con un’espressione “severa ma giusta”, mediocre.

Il mondo non può essere popolato solo da individui eccezionali, ma ciò non significa che qualcuno debba arrogarsi il diritto di decidere chi merita di vivere (e di vivere una vita piena e soddisfacente) e chi invece merita di essere lasciato a sé stesso. Quella messa in atto da Rehoboam è una sorta di eugenetica digitale predittiva che ha un solo compito: mantenere l’ordine e la pace. Ma quello della terza stagione di Westworld è un mondo ordinato e pacifico solo in superficie. Anzi, è un mondo che per apparire ordinato e pacifico chiude volontariamente un occhio e accetta di non vedere le tante zone d’ombra esistenti (i quotidiani atti di micro criminalità e i numerosi suicidi, per esempio) perché in realtà anche quelle fanno parte del disegno più grande.

Un’altra questione di una certa importanza è poi quella relativa alla possibilità di conoscere il proprio futuro. Siamo sicuri che sia qualcosa che vogliamo veramente? Conoscendolo potremmo cambiarlo, oppure saremmo destinati semplicemente a vederlo avverare senza possibilità di intervenire? Una nostra eventuale decisione di non fare niente lo farebbe avverare, oppure si avvererebbe proprio perché abbiamo provato a cambiarlo? Torniamo dunque al discorso fatto in occasione della recensione del terzo episodio riguardo il dogma della predeterminazione, ma l’unica cosa certa è che a oggi non abbiamo una risposta a queste e altre domande. Per esempio: è giusto dire a qualcuno cosa gli succederà senza prima chiedergli se vuole saperlo? E’ meglio stare in gabbia in un mondo ordinato o essere liberi in un mondo in preda al caos?

Veniamo infine a Caleb, che, da ciò che possiamo evincere da alcuni brevi flash, potrebbe essere uno degli “agitatori sociali” che Serac vuole in qualche modo controllare, o meglio, editare. Viene allora spontaneo chiedersi se, sotto sotto, il personaggio di Aaron Paul non sia stato scelto da Dolores proprio per questo motivo.

Infine una questione importantissima: dove diavolo è Maeve??

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Alcune considerazioni sparse

Sulla t-shirt di Liam campeggia la scritta BASIC, che in slang americano è da intendersi come “basico” nel senso, ovviamente dispregiativo, di “uomo medio senza particolari qualità”, dunque una definizione tutto sommato azzeccata per Dempsey Jr, ma anche per il 99 per cento della popolazione mondiale!

Le precedenti versioni di Rehoboam si chiamavano Saul, David e Solomon, tutti famosi e leggendari Re d’Israele.

Complimenti a chi ha scelto Alexandre Bar per interpretare il giovane Serac! La somiglianza con Cassel è impressionante!

Pillola di Serac Philosophy: se sono novità sono necessariamente inaspettate, dunque non sono mai qualcosa di buono. Non fa una piega!