Yellowstone, la recensione del quarto e del quinto episodio

Serie TV sky atlantic

Linda Avolio

Leggi la recensione del quarto e del quinto episodio della prima stagione di Yellowstone, in onda ogni venerdì alle 21.15 su Sky Atlantic. - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO GLI EPISODI- Kevin Costner ieri e oggi: com'è cambiato il protagonista di Yellowstone negli anni. FOTO

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Yellowstone, episodio 4: la recensione

Il quarto episodio della prima stagione di Yellowstone si apre con una scena di #verafratellanzatrauomini, con i cowboy del ranch che all’alba preparano una gustosa colazione all’aperto e con John e il fidato Rip che discutono sul da farsi. La giornata sarà lunga, c’è da spostare del bestiame, dunque ci sarà bisogno di un’azione coordinata. Andrà tutto bene…ma non a Jimmy, che cadrà da cavallo e che perderà anche il suo cappello. Ma che, in compenso, ritroverà un vitellino disperso e, alla fine, tornerà a casa (più o meno) da eroe. In realtà il poveretto subirà anche un pestaggio, ma ne parleremo più avanti.

Intanto nella riserva è avvenuto ciò che non doveva avvenire, cioè il ritrovamento dei cadaveri dei due tizi uccisi e dati al rogo da Kayce. Il tecnico incaricato dell’avanzamento dei lavori (a quanto pare Rainwater ha affittato a qualcuno quell’area) vorrebbe chiuderla lì, in fondo potrebbe trattarsi di resti antichi, ma il presidente di Brocken Rock e lo sceriffo sanno bene che quel mucchio puzzolente di ossa e carne bruciata è decisamente recente.

La scena che però è un vero e proprio pugno nello stomaco è quella che segue di lì a poco: Monica intenta a ripulire il sangue della vedova di suo fratello. Sangue finito pressoché ovunque in quella piccola e modesta stanza, ma che, in particolar modo, si è raccolto in una piccola pozza che ha impregnato la moquette. In tutto questo, Kacey osserva sua moglie (e i due piccoli orfani…), ed è evidente che l’unica cosa che vorrebbe fare è parlarle, anche solo per togliersi un vero e proprio macigno dalla coscienza. Ma non può, perché ad andarci di mezzo non sarebbe solo lui, ma anche le sue due famiglie.

Scopriamo in questo episodio che John è stato operato di tumore, cosa che, a quanto pare, è riuscito a tenere nascosta alla maggior parte dei suoi soci in affari e dei suoi amici nei posti di potere. Eppure la notizia pare abbia circolato. Per Dutton è fondamentale che non arrivi alle orecchie dei suoi nemici, è evidente: ci sono in ballo interessi troppo grossi.

Mentre Beth, la donna con la lingua più tagliente del west, ne approfitta per umiliare un po’ Dan Jenkins – che ancora non ha capito in che razza di posto è finito, che ancora non si è reso conto che lì si gioca con altre regole, e che, soprattutto, ancora non si è accorto di con chi ha veramente a che fare –, John, per distrarlo, porta suo nipote a fare un giro per la tenuta. Tate, alla ricerca di ramoscelli per accendere un fuoco da campo, cade nel fiume, ma il prode nonno lo recupera senza battere ciglio (anche se dentro, in realtà, si è preso anche lui un bello spavento!). Sempre molto tenere le scene in cui Dutton interagisce col nipotino, l’unico che riesce, anche se solo per cinque minuti, a far sparire la corazza che è obbligato a indossare ogni giorno. Perché saranno anche gli anni Duemila, ma quello è pur sempre l’Old Wild West, un posto dove non si deve mai abbassare la guardia.

Torniamo ora al pestaggio di Jimmy. In realtà la parte più interessante è l’intromissione di Rip Wheeler, che non solo non punisce il novellino per aver iniziato la rissa, ma che gli manda un messaggio molto chiaro: di questi tizi ne vedrai a bizzeffe, arrivano e se ne vanno, ma per noi (ndr, noi che abbiamo il marchio) è diverso, noi qui ci resteremo fino alla morte, perché questa è la nostra famiglia. Sì, insomma, le logiche sono quelle del clan, anche criminali. Stiamo veramente parlando di questo? Diciamo che, da quello che abbiamo potuto evincere finora, nel regno di John Dutton a livello morale ci sono pochi bianchi e pochi neri, ma in compenso si sguazza nel grigio più assoluto.

Torniamo a Brad, il tipo che ha ridotto in poltiglia la faccia di Jimmy, che viene cortesemente accompagnato alla stazione più vicina. Peccato che però non ci arriverà mai, perché il cowboy più anziano, anche lui marchiato, gli pianterà una pallottola in testa lungo la via e farà sparire il suo cadavere e il suo borsone gettandoli giù oltre il bordo della strada. La colpa del povero Brad, oltre a quella di essere un bullo, è in realtà un’altra: ha lavorato al ranch per troppo tempo, e ha visto e sentito troppe cose…

Molto interessante il dialogo tra Rip e John in merito a quanto scritto qui sopra, col primo che lascia infatti intendere di sbarazzarsi del problema nel modo migliore, e di sostituire il futuro dipartito con qualcuno da marchiare. Precisamente, Dutton dice “Fa ciò che ha fatto mio padre, scegli qualcuno tra quelli usciti di prigione.”, svelandoci dunque per via indiretta la backstory del suo fedelissimo vice. Che, tra l’altro, ha ricevuto il marchio proprio da lui.

E veniamo infine alla chiusa di questo quarto capitolo. Dopo aver fatto fare un controllo al figlio in ospedale, Kayce viene raggiunto da Monica, ovviamente non proprio contenta per quanto accaduto. I tre si mettono in macchina, ma dopo aver fatto poca strada vengono fermati dalla polizia della riserva, che intima al giovane Dutton di uscire dalla vettura, di tenere le mani in alto e di sdraiarsi per terra a pancia in giù. A quanto pare, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi...

Quasi dolce la scena finale con Rip e Beth che ballano un lento abbracciati, ma considerando i quintali di senso di colpa e di odio verso sé stessa che la figlia di Dutton si porta dentro, è evidente che questa storia, che comunque una storia non è, non avrà un lieto fine. Perché nel mondo di Yellowstone, ormai è evidente, “E vissero felici e contenti.” è veramente niente di più che una fiaba.

Yellowstone, il cast: le foto più belle di Kelly Reilly, che nella serie è Beth Dutton

Yellowstone, le foto del quarto e del quinto episodio. FOTO

Yellowstone, episodio 5: la recensione

Che John Dutton non sia stato un gran padre bene o male lo avevamo intuito, ma più passano gli episodi di Yellowstone, più ne abbiamo la conferma. E poco conta che stia cercando di comportarsi meglio nei confronti del nipotino, perché dentro è sempre lo stesso uomo, severo, spietato e manipolatore. E' però inutile tentare di negare e rinnegare la propria natura. Ma andiamo con ordine.

Il quinto episodio di questa prima stagione si apre esattamente dove si era chiuso il precedente, con l’arresto di Kayce, che viene portato al commissariato della riserva, al cospetto dello sceriffo e di Rainwater. Ovviamente John sa già cosa sta succedendo, un po’ perché Monica e Tate sono da lui, un po’ perché Mr. Dutton ha un sacco di agganci ovunque. Se volessimo paragonarlo ad altri “colleghi” seriali, potremmo paragonarlo al Tywin Lannister de Il Trono di Spade, o al Frank Underwood di House of Cards. Detto ciò, a loro non è andata molto bene, ma forse il personaggio di Costner tutto sommato se la caverà meglio. Forse.

Grazie all’intervento di Jamie – che in quanto a capacità non ha nulla da invidiare a sua sorella ma che non può certo definirsi uno squalo, al massimo un delfino, e non in termini di successione –, Kayce, che comunque ha confessato, viene rilasciato in men che non si dica, anche perché lo scambio di pistole potrebbe coinvolgere le forze dell’ordine della riserva, e di conseguenza anche Rainwater, in un vero e proprio scandalo. Un altro punto a favore dei Dutton.

Prima di immergerci nei meandri della disfunzionalissima famiglia protagonista di questa serie, un breve commento alla scena in cui Rip Wheeler va a reclutare un nuovo cowboy direttamente fuori dalla progione federale, come suggeritogli dal suo capo. La sua scelta ricade su un certo Walker, colpevole di omicidio colposo. Una brava personcina, insomma. Ma ciò non conta: come detto da John nel precedente episodio, non bisogna essere all’altezza del marchio per riceverlo, ma dimostrare di voler fare di tutto per esserne all’altezza dopo averlo ricevuto. Walker, segnaliamo, è interpretato dal cantautore country/folk rock Ryan Bingham, dunque aspettiamoci altre esisbizioni.

Poco sopra abbiamo definito John manipolatore, e non a caso: il tentativo di convincere Monica a lasciare la riserva – tentativo che, se andrà a buon fine, riporterà a casa, cioè vicino, cioè sotto totale controllo, Kayce – sembra stia andando a buon fine, anche se negli ultimi minuti dell’episodio vediamo il personaggio di Kelsey Asbille Chow assistere alla marchiatura dell’ultimo arrivato, Walker, cosa che la lascia giustamente perplessa, visto e considerato che anche suo marito porta lo stesso segno sul petto.

Sempre a proposito dell’arte manipolatoria di Dutton Senior, non è un caso che alla fine decida di tenere e usare lo stallone selvaggio (non più tanto, ormai) a scopo riproduttivo. Non è certo per taccagneria, è solo per avere la scusa per chiedere a Kayce di domarlo definitivamente, è per tenere vicino il figlio. Solo che adesso anche Kayce sta rischiando di fare la stessa fine del cavallo… L’aiuto del padre non sarà a costo zero, lui lo sa bene, motivo per cui vorrebbe tenersi ben alla larga dal ranch e da quel genitore che, sotto sotto, è un vero e proprio padre-padrone.

Veramente carichissima di angoscia la scena del viaggio in macchina di Beth e Jamie, con la prima che minaccia di spararsi per far capire al secondo che “per perdere veramente qualcuno devi essere lì quando succede…”, e col secondo che, nonostante la voglia di far volare qualche schiaffo, alla fine si rende conto di quanto dolore e di quanto odio verso sé stessa ci siano dentro sua sorella. Non si può certo dire che questi due abbiano un rapporto sano, semmai il contrario, ma d’altronde non è neanche infrequente vedere certe dinamiche tra fratelli.

A proposito di Beth: in questo episodio la ritroviamo nel bar di un lussuoso resort intenta a bere e a chiacchierare con Bob, il suo capo, che giustamente la rivorrebbe a Salt Lake City. Lei, però, ribatte che può uccidere aziende anche da remoto, dal suo portatile. Sì, insomma, viva lo smart working, specialmente di questi tempi! L’arrivo di Dan Jenkis, che si presenta accompagnato dalla consorte, non proprio una donna dotata di acume e di profondità, fa scattare Beth in modalità killer. Approccia i due al bancone del bar. Fa un paio di battute, e Mrs. Jenkins la trova subito simpatica. Lui, intanto, sta sudando freddo. Quando la sua signora si alza per andare un momento alla toilette, prova ad affrontare la sua rivale, ma Beth, in tutta risposta gli ricorda che devasterà la sua famiglia per generazioni e che raderà al suolo il suo intero albero genealogico. Forse stavolta Dan ha capito di avere a che fare con un’assassina, infatti, tornato a casa, si mette in contatto con una certa Melody per chiederle aiuto prima dell’armageddon. Dramatic much? Miss Dutton di sicuro, e ci piace un sacco!

C’è un’altra sequenza, forse la più bella di tutto l’episodio, con protagonista il personaggio di Kelly Reilly, quella in cui Beth, arrivata finalmente a casa, intravede suo padre intento a leggere un libro a Tate prima di dargli la buonanotte. Quella scena così insolitamente tenera scatena in lei un’ira incontenibile. Giunta nella sua stanza, Beth si chiude in bagno e urla, urla, urla, in maniera terrificante e straziante al tempo stesso. Riuscirà a buttare fuori in quel modo tutta la sua rabbia e il suo dolore, tutta la sua gelosia e tutto il suo senso di colpa? Ne dubitiamo. Ormai quelle sono le quattro colonne portanti del suo carattere, e sono lì per restare. Lo sa bene suo padre, che, parlando con Jamie, dice di aver bisogno della figlia perché “sa essere malvagia.” E poco importa che Beth la cattiveria prima ancora che verso gli altri l’abbia provata e continui a provarla nei suoi stessi confronti: l’importante è che la renda efficiente e letale.

C’è però malvagità e malvagità. Se quella della povera Beth è causata da una profonda ferita emotiva, quella di John, in compenso, sembra connaturata alla sua stessa essenza. E questo sì che fa veramente paura. Perché cosa c’è di più malvagio di un padre pronto a sfruttare i punti deboli dei propri figli per raggiungere i propri scopi?

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