Il Racconto del Reale: CityZEN, un viaggio ai confini di Palermo

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Il quartiere Zen di Palermo progettato nel 1969 dall'architetto Vittorio Gregotti è costituito da fabbricati di architettura popolare. Nel 2012 è stato costruito il Centro Commerciale Conca D'oro, a cui ha fatto seguito il progetto per la realizzazione del nuovo stadio cittadino: nonostante ciò il quartiere è afflitto da problemi di degrado architettonico e sociale, criminalità e infiltrazioni mafiose. CityZEN è su Sky Atlantic domenica 15 aprile alle ore 21.15

CityZEN, in onda domenica 15 aprile alle 21.15 su Sky Atlantic, è un film-documentario di Ruggero Gabbai sul quartiere Zen di Palermo, una zona periferica progettata nel 1969 dall'architetto milanese Vittorio Gregotti. L'intera area è costituita da fabbricati di architettura popolare. Nonostante nel 2012 sia sorto il Centro Commerciale Conca D'oro e sia in progetto il nuovo stadio cittadino, il quartiere è afflitto da gravi problemi di degrado architettonico e sociale, criminalità e infiltrazioni mafiose. Lo Zen diventa così un crocevia di storie e luoghi: un microcosmo isolato con un garage che si può trasformare in un negozio da parrucchiere, bambini che giocano tra i rifiuti, adolescenti scappati di casa, una scuola come faro contro l’analfabetismo e l’illegalità, e una chiesa custode di segreti sogni e speranze dei cittadini. La fotografia è curata seguendo lo stile del cinéma vérité. Il film diventa una luce che racconta lo Zen, una storia di un quartiere che rappresenta una realtà inglobata nell’Italia di oggi, prodotto di un mondo che riguarda ciascuno di noi. CityZEN è già stato filmato in due camere e steady-cam fullHD.

Zen è l'acronimo di Zona Espansione Nord e si suddivide in due aree dalle diverse caratteristiche costruttive ribattezzate ZEN 1 e ZEN 2, quest’ultima costituita da fabbricati popolari concepiti nel 1969 dall’architetto milanese Vittorio Gregotti. Nonostante una progettualità attiva, che prevede anche il nuovo stadio, la zona resta assediata da problemi di degrado architettonico (la manutenzione sui fabbricati è prossima allo zero) con tassi decisamente sopra la media nazionale di dispersione scolastica, microcriminalità e infiltrazioni mafiose. I media non hanno mai chiuso gli occhi su questa realtà, l'impegno di istituzioni scolastiche, religiose e di volontariato non hanno portato sollievo, la situazione rimane allarmante al punto che l'architetto Massimiliano Fuksas ne ha proposto la demolizione, idea che coinvolge altre zone d'Italia che pur essendo ad altre latitudini rientrano nella categoria degli agglomerati periferici degradati d'Italia: tra gli altri co sono Corviale a Roma e le Vele di Scampia a Napoli.

Particolare, originale e inedito l'approccio di Ruggero Gabbai a questo appuntamento con Il Racconto del Reale. Il film non ha un approccio giornalistico. La voce narrante è corale, è il rincorrersi dei commenti degli abitanti del quartiere, testimoni di un affresco intenso, passionale e colorato inserito in una narrazione di un realismo quasi pittorico. Gli eventi sono seguiti con l’ausilio della STEADYCAM. Alcune riprese vengono effettuate anche con una go-pro o un cellulare dato nelle mani dei ragazzi dello Zen. Questi accorgimenti registici mirano a far respirare, a chi sta a casa, l'atmosfera e la forza evocativa di un luogo così difficile da interpretare e da vivere. E anche da raccontare. Gabbai spiega che "la struttura di CityZEN deve restare al centro del film un po’ come l’eroe e antieroe di una storia. Metafora di una piazza circolare da cui partono delle strade che ci portano dentro e fuori dal quartiere.

Quindi lo Zen come centro e fulcro che viene attraversato da queste strade, che in definitiva  sono le nostre storie principali che si incrociano e si incontrano. Lo ZEN come luogo simbolo ma anche estremo di una banlieue italiana. Una condizione sociale che  resta ai margini della società ma che diventa anche metafora di una nazione che ha un urgente bisogno di costruire un’idea politica, sociale ed economica che scaturisca da una concezione culturale nuova e diversa. Un New deal rispetto agli spazi urbani in cui vogliamo vivere e costruire. La città, il quartiere, la via non come luoghi di estrema sopravvivenza ma come luoghi di creazione e partecipazione".

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