Lo storico disco della band usciva il 23 aprile 1971. È il nono in studio del gruppo e tra quelli di maggior successo in assoluto. Scala fin da subito le classifiche di tutto il mondo e fa molto discutere a cominciare dall’irriverente copertina firmata Andy Warhol
“Sticky Fingers”, lo storico album dei Rolling Stones, usciva 50 anni fa, il 23 aprile 1971. È il nono disco in studio della band britannica e tra quelli di maggior successo in assoluto. Un album da record, che scala fin da subito le classifiche di tutto il mondo e che ha fatto molto discutere, a cominciare dall’irriverente copertina firmata Andy Warhol. Ecco cinque curiosità su “Sticky Fingers”.
Un disco da record
A pochi giorni dalla pubblicazione, il 23 aprile 1971, l’album scala la classifica britannica e a partire da maggio resta in prima posizione per quattro settimane consecutive, più un’altra nel mese di giugno. Negli Stati Uniti il disco esce il primo maggio: anche qui vola subito in cima alla classifica e ci resta per quattro settimane. Si conquista il primo posto anche in Australia, Canada, Olanda, Norvegia, Spagna e Svezia. In Italia arriva alla quinta posizione e si afferma al ventunesimo posto tra gli album più venduti del 1971.
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Una copertina che fa scalpore
Per la realizzazione della copertina i Rolling Stones decidono di affidarsi ad Andy Warhol. Gli danno carta bianca e il risultato è una delle copertine più originali e discusse della storia della musica. In primo piano ci sono un paio di jeans, all’altezza del cavallo, con un evidente rigonfiamento al centro. E nella versione LP la zip dei pantaloni è apribile. È abbastanza per scandalizzare molti all’epoca. Quanto al modello, inizialmente si pensa che fosse Mick Jagger, in realtà si tratta di Joe Dallesandro, attore dei film di Warhol.
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Censura e copertine alternative
È forse difficile da credere a 50 anni di distanza, ma ci furono anche Paesi che giudicarono la copertina di “Sticky Fingers” inaccettabile al punto da non consentirne la diffusione nel proprio Stato. Troppo scandalosa per la Spagna, che decise di sostituire l’immagine con la foto di un barattolo dal quale spuntavano delle dita femminili. Sempre in Spagna venne tolta dalla lista dei brani la canzone Sister Morphine, a causa dei riferimenti alla droga, e venne rimpiazzata con “Let it Rock”, una cover di un brano di Chuck Berry. Anche la Russia intervenne sulla pubblicazione dell’LP, facendo scrivere in cirillico il nome della band e dell’album e sostituendo il modello in jeans con un'equivalente al femminile, perché avrebbe destato meno scandalo.
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Tongue & lip
Il disco è famoso anche per essere il primo in cui compare il celebre simbolo dei Rolling Stones, il “tongue & lip”, l’iconica linguaccia. A disegnarlo fu il designer inglese John Pasche, che allora era uno studente del Royal College of Art di Londra, istituto che la band aveva contattato alla ricerca di un giovane che disegnasse per loro la locandina del tour europeo che la band avrebbe fatto all’epoca. Dopo questo primo lavoro gli venne affidata la creazione di un logo che potesse essere usato sulla carta da lettere e sulla cartella stampa dei Rolling Stones, qualcosa di semplice ed efficace. Il risultato è storia.
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Etichetta Rolling Stones
L’album è inoltre il primo a essere stato realizzato dall’etichetta “Rolling Stones Records”, liberi dal contratto con la Decca/London. Un passo attesissimo da parte della band, che avrebbe potuto finalmente prendere ogni decisione in totale autonomia, a cominciare dalle copertine. Al momento della risoluzione del contratto però la Decca Records fece presente al gruppo che avrebbero dovuto cedergli un ultimo singolo. I Rolling Stones in tutta risposta proposero “Cocksucker Blues”, un brano pieno di oscenità, fin dal titolo. Una canzone che la Decca si trovò costretta a rifiutare.