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ETT e l'album Kitsune: "La musica rende felici con poco, è già di per sé felicità"

Musica

Fabrizio Basso

Credit Davide Ruggeri

L'artista triestina con radici greche ci porta in un mondo dove la mitologia greca racconta la contemporaneità e dove i sentimenti sono una sfida quotidiana. L'INTERVISTA

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Kitsune è il progetto discografico di ETT (Island Records), uno dei più rivoluzionari di questo 2024 che volge al tramonto. L'esplorazione artistica di ETT, ovvero Gaya Misrachi, cantautrice triestina di origine greca, si ispira all'iconica volpe della cultura orientale, capace di trasformarsi in donna e di manifestare forze sovrannaturali: infatti i brani dell'EP cambiano forma e crescono a ogni ascolto.

Gaya ovviamente partiamo dalla fine, da Psiche che è da una parte è l’anima in veste razionale dall’altra è mancanza. Cosa ti ha portato a trasportare nel 2024 un mito che risale all’antica Grecia?
Trovo, anche dal punto di vista musicale, che cercare nel passato fa trovare tutto, ci sono storie esistenti che è un peccato che vadano perse. Questo è un mito ellenico che simboleggia il contrasto tra cuore e mente, che non sono mai d’accordo. Nasce alla fine della storia greca e all’inizio di quella romana dunque è un mito di confine. I greci avevano circa 4mila parole contro le 400 dei romani e questo divario si rifletteva in tutto. C’è una tossicità tra Cupido e Psiche, rapirla e tenere la storia segreta è manipolatorio. Inoltre c’è anche un rapporto morboso tra madre e figlio.

Mi incuriosisce che la tua Psiche, che non dimentichiamo è la dea protettrice delle fanciulle, è rappresentata come San Sebastiano?
Mi piaceva l’idea di Cupido che infligge le frecce a Psiche, la situazione gli sfugge ma voleva preservare la sensazione di amore.

Inoltre sulla coscia, oltre una freccia, hai un ex voto: è la tua idea di equilibrio tra sacro e profano?
Non sono battezzata ma credo nella potenza del simbolo. È un ringraziare il divino, chi lo guarda ha una concezione di divinità. Psiche in quel momento non ha ancora idea di essere innamorata di una divinità.

Perché cambiare il mondo per poi cancellarlo? È la tua idea di disincanto vendicativo?
Quando l'ho scritto mi è venuto in mente il mandala, i monaci che creano una cosa bellissima e poi la distruggono per ricominciare.

Harvey è un film sulla follia: tu sei Frankie, il signor Dowd o il Dottor Chumley che vede il pooka?
Tutte e tre le parti. C’è un distorsore di voce per il discorso tra Frankie e il dottore e lì posso essere entrambe.

In Cobalto parli di una persona che dava tutto agli altri e non le è rimasto niente: fa ancora paura il cielo cobalto oppure oggi sai come guardarlo?
C’è sempre un risvolto non di rassegnazione bensì di essere riusciti a controllare anche le emozioni più oscure. Il messaggio è: non vali il tempo che ti dedico.

Le kitsune sono tendenzialmente volpi che posso diventare molto intelligenti. Può la kitsune annullare la distanza tra chi è cielo e chi resta mare?
Non per forza ma resta un esperimento paragonabile a una divinità per gli spiriti giapponesi. Che sia negativa o positiva dipende dai racconti, a volte seduce per poi imbrogliare, altre ha potere di mutamento e più invecchia e più ha potere fino a diventare dorata con nove code. È in contrasto col concetto di invecchiamento femminile in Occidente dove c’è il decadimento mentre là il passare degli anni è un valore.

Tra i mille difetti accetti quello dell’instabilità: lo sei realmente?
Cerco la stabilità anche perché facendo questo lavoro si vive in un costante stato di insicurezza. Però posso avere dei momenti di instabilità.

Una volta c’era il cielo in una stanza, tu hai cambiato la regola e il cielo illumina la stanza: lo possiamo considerare un passaggio dal guardare il mondo a guardare il mondo che abbiamo dentro?
Non ci avevo pensato ma ci può stare. Parto dalle immagini per scrivere i miei testi.

Il Tempo non Passava Mai ha la magia di una sognatrice ma c’è anche quel senso di passaggio a una età adulta, quando sognare diventa più difficile: la possiamo definire una canzone di formazione con quel “mi perdo in mezzo ai sogni mentre cado giù”?
Mentre la scrivevo era come se parlassi a me bambina, è proprio quella bambina che parla. Quando sei piccolo certe fasi scorrono più lente e poi c’è una accelerazione crescendo.

Pugni nello Stomaco la interpreto come una canzone sulle aspettative: credi che uno dei grossi problemi relazionali sia pensare l’altra persona per come la vorremmo noi e non per quello che è nella sua natura?
Un errore che ho fatto in passato è stato pensare che più ti dedichi a una persona più la influenzi in modo positivo ma poi ci sono dei litigi e cambia la prospettiva. In questa relazione non c’è un equilibrio e dunque è poco il tempo che le ho dedicato.

Alla fine possiamo dire che i mostri troppo grandi che hai non hai più paura di combatterli e che oggi anche se ti ritrovi in una situazione dove non ti resta nulla sai sorridere lo stesso?
Questo stato d’animo l'ho imparato quando ho vissuto a Granada come artista di strada e mi ha dato tanto, ero felice con poco, la musica è di per sé felicità.

Cosa accadrà nelle prossime settimane?
Al momento mi fermo per scrivere nuova musica, ne ho già parecchia nel cassetto. Sono nate collaborazioni con l’estero, in particolare una con un producer spagnolo. Il bello di questo mestiere è che grazie agli scambi artisti è sempre tutto in divenire.

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