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Giulia Ferrari, aspettando il musical conquista il mondo della musica col singolo Prophet

Musica

Fabrizio Basso

La giovane artista emiliana spazia in tutti i campi dell'arte. Tra i tanti progetti che porta avanti ce n'è uno destinato a coinvolgere persone diversamente abili che si chiamerà, appunto, Diversamente Musical. INTERVISTA

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L’artista completo è quello che sa, ogni mattina al suono della sveglia, alzare sempre un po’ di più l’asticella. Giulia Ferrari, 23 anni ma già un solido percorso alle spalle, ogni giorno sa che la sua strada non conosce una meta perché è costantemente varia. Intanto, ed è già questo un atto di forte identità, ha scelto di affrontare il mondo nella musica con un nome altro, a differenziare il progetto. Che a oggi vanta un singolo ipnotico per stile e testo: si intitola Prophet e lo canta Giulia in versione Gemina. Una intensa ballad che parte con una chitarra acustica che arriva diritta al cuore e poi quando si accende la voce diventa una carezza. Poi ci sono il grande amore, che è il musical, e l’insegnamento.

Giulia perché l’Italia continua a guardare con scetticismo chi, come te, frequenta più mondi dell’arte?
L’Italia resta un paese legato alle tradizioni fa più scena una che ha studiato l’Opera e ci aggiungo che chi appare in televisione ed è capace di recitare ha sempre un grande riscontro.

Quindi dove sta la frattura?
Il musical non è nella nostra storia ma se è divertente come lo possono essere Grease, Mamma mia, e quelli tratti da opere Disney funzionano. Sono quelli più riflessivi che faticano.

Notre Dame de Paris è riflessivo e ha avuto un successo mondiale.
Vero, è elevata come storia ma resta un’opera popolare. Il musical sulle Torri Gemelle, Come From Away, o Dear Evan Hansen che parla di depressione sono più ostici. Quando sono stata a Londra ho visto musical con temi complessi.

Che pensi delle traduzioni?
In Italia è necessario. Ma, ad esempio Mamma Mia degli Abba, non è solo una storia ma c’è del sentimento che l’originale valorizza al meglio. Va anche detto che in Italia non si programma un cartellone lungo su certe opere mentre all’estero sì. Diciamo che il turismo non si muove in massa per i musical di nicchia. Poi c’è chi ricorre al tik toker che porta pubblico ma per quanto bravo non è quello il suo lavoro.

Una delle tue sfide è stata recentemente l’Operetta.
Ho fatto parte del cast del Al Cavallino Bianco, in 6 mesi abbiamo fatto 26 rappresentazioni in tutta Italia. Claretta è un personaggio stupendo, mi sono messa davvero alla prova.

Porti avanti un progetto di teatro alle scuole elementari e insegni al corso di Musical Teen al Teatro San Prospero di Reggio Emilia. C’è sensibilizzazione?
Nelle scuole fanno tanto per portare i ragazzi a teatro. Sono ambasciatrice del Festival Aperto de I Teatri di Reggio Emilia e in quel contesto ci sono alcuni studenti che fanno domanda e partecipano a incontri con critici, coreografi e altre figure del settore e vedono gratis alcuni spettacoli.

Tu hai la tonalità del mezzo soprano.
E’ una tonalità adattabile, per dare una idea si avvicina alla voce di Amy Winehouse. Il problema sono le sfumature. Sono contenta della mia voce: la Principessa è il soprano io sono la matrigna o la sorellastra, ho la voce bassa per la principessa.

Vorresti fare la cattiva?
Eccome perché non lo sono per niente. Come carattere sarei più mammona. Infatti ne Al Cavallino Bianco è stata una sfida fare la svampita e più stranezze facevo più facevo ridere. Una volta mi si è incastrata la pinna tra le assi del teatro Asioli di Correggio, la gente rideva perché credeva facesse parte del copione, invece è stato un vero imprevisto. Quel ruolo dà libertà ma è difficile.

Un desiderio?
Fare Stand Up Comedy: ho un sarcasmo che fa ridere, mi sento una caratterista.

So che stai seguendo un gruppo di adulti con disabilità con cui fai teatro.
Ho un master in pedagogia teatrale, il progetto si chiama Diversamente Musical: tratta la disabilità nello sport attraverso il teatro e c'è la disponibilità a collaborare di All Inclusive Sport - CSV Emilia e con l’ASDRE. Mi sta dando soddisfazione per i risultati e la cura che ci mettono. Se guidano un educatore bendato sono attentissimi, quando facciamo l’esercizio-specchio sono contenti. Sono loro che aiutano noi. Prima curiamo il laboratorio emozionale poi costruiremo insieme un musical che va oltre il canovaccio. Ci vorranno almeno due anni.

Sei molto attiva e propositiva nella tua comunità.
Ho un progetto con ragazzi delle scuole elementari, collaboro col Teatro San Prospero e poi c’è il Dams di Bologna che può darmi cose in più. Come audizioni al momento sono ferma, c’è però qualcosa col Teatro San Prospero col quale collaboro stabilmente.

Cosa ti manca?
La vita di una tournée, mi manca quell’adrenalina che ti accompagna per un lungo periodo. Spero di avere una possibilità al più presto. E poi, nel 2025, potrei candidarmi a X Factor (GUARDA LO SPECIALE)!

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