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Kendal Calling 2024, grande festa della musica con Sugarbabes, The Streets e Kate Nash

Musica

Valentina Clemente

IG Kendal Calling

Kendal Calling 2024, Cumbria, Regno Unito: alla diciannovesima edizione del Festival della regione dei laghi inglesi ci siamo anche noi, per raccontarvi due giorni di musica. Abbiamo trascorso un lunga serata ascoltando Sugarbabes e The Streets, e incontrato - tra gli altri - Kate Nash, Melanie Baker e la band di Manchester Corella (che spera di venire presto in Italia). IL RACCONTO

 

 

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Cosa porta una giornalista italiana a Kendal Calling?! Me lo chiede Kate Nash dopo esserci presentate, e poco prima di iniziare una chiacchierata insieme. Sì: nessuno dall’Italia era mai venuto a questo festival, e oggettivamente la mia presenza desta un po’ di curiosità positiva. Ma andiamo con ordine. Sabato è la seconda giornata della diciannovesima edizione di Kendal Calling che quest’anno, tra gli artisti presenti, vede Keane e Noel Gallagher (live venerdì 2 agosto), Sugarbabes, The Streets, Kate Nash nella giornata di sabato e Paolo Nutini domenica. Siamo nel Lake District, in un’area del Regno Unito che si chiama Cumbria: apparentemente poco conosciuta, è una zona bellissima.

Kendal Calling, il festival nella natura incantata

Completamente immersi nella natura, tanto che a tratti sembra quasi di essere in un episodio di Harry Potter. Chissà se il maghetto più famoso degli ultimi anni ha mai partecipato ad un festival, e chissà se ha mai avuto la fortuna di vedere da vicino cosa accade a Kendal Calling, che si svolge da diciannove anni proprio in questa zona a dir poco fiabesca. E proprio qui siamo venuti per raccontarvi una nuova edizione del Festival che, ogni anno, raduna circa venticinquemila persone (e gran parte attrezzatissime nelle aree campeggio), con artisti che spaziano dall’indie al pop, e molto altro ancora. I palchi sono tanti e diversi, e la musica prosegue fino a tardi. E poi c’è anche la possibilità di partecipare alla Silent Disco: immersi nella natura, musica nelle cuffie e via fino a notte inoltrata. Nella seconda giornata del Festival, che ha visto protagoniste le Sugarbabes (un concerto che ci ha riportato direttamente nei primi anni Duemila) abbiamo incontrato alcuni artisti. Ecco le nostre interviste

 

Kate Nash: “Il mio augurio a chi viene a un mio concerto? Trascorrere dei bellissimi momenti e apprezzare ogni istante”

"Non suono a Kendal da alcuni anni: tornare qui è sempre molto bello! Ho dei ricordi che legano questo festival alla mia famiglia: mia mamma è cresciuta a Newcastle, e da piccola ho trascorso molto tempo in questa zona del paese. Al concerto qui a Kendal ci saranno amici, familiari…sarà una bella festa" mi dice Kate Nash poche ore prima di salire sul palco. Io poi sono stata al suo concerto, e vi posso garantire che è stato veramente bello. Cantautrice molto nota nel Regno Unito anche grazie al brano Foundations, Kate Nash ha da poco pubblicato un nuovo album dal titolo 9 Sad Symphonies. Nel concerto a Kendal non sono mancati nuovi brani, come del resto successi del passato: "Ai festival porto un mix di tutto, anche perché credo sia importantissimo creare una buona sinergia con le persone presenti, come prima cosa" aggiunge Kate. Sinergia ed energia, sempre. Ma un artista si stanca mai di portare alcuni brani dal vivo? "Credo che la mia musica cresca e si evolva con me. Capita, certo, che in alcuni momenti delle canzoni non riesco proprio a sentirle…ma credo che faccia tutto parte del percorso di ciascuno di noi. Io scrivo sempre, creo in continuazione! È da poco uscito il mio nuovo album, e in autunno sarò in tour. Non verrò in Italia, ma magari questa intervista mi aiuterà, chissà, a farmi conoscere e a realizzare qualche concerto nel vostro paese. Speriamo!"

 

Corella, il primo Main Stage non si scorda mai: “Che concerto incredibile a Kendal!”

"Lo show a Kendal? Incredibile! Non abbiamo altre parole per descriverlo. Avevamo già suonato qui l’anno scorso, ma in un palco più piccolo…e mai avremmo potuto pensare che poco tempo dopo saremmo stati su quello principale. È stata un’emozione fortissima, un sogno diventato realtà. Un sacco di gente cantava con noi, erano tantissime persone: che bello!" mi racconta entusiasta Joel Smith, cantante della band. Il gruppo indie nato a Manchester e formato da Joel Smith (voce), Ben Henderson (basso & voce), Jack Taylor (chitarra) e James Fawcett (batteria). La nostra chiacchierata prosegue con la nuova musica, che i Corella non smettono mai di creare: "Stiamo già pensando al nostro secondo album, ma nulla è stato pianificato. Il nostro obiettivo è superarci sempre, esplorare nuovi ambiti e sfumature, e poi vedere cosa riusciamo a fare. Vogliamo essere una band che continua a crescere, quindi non sentirete canzoni simili a quelle del primo disco. Vogliamo migliorarci costantemente, deve esserci qualcosa di nuova. Ogni giorno" aggiungono in coro. E l’identità dei Corella? "Finché siamo felici e soddisfatti di quello che facciamo…vuol dire che quella è la giusta identità! È una progressione naturale, è questo che proviamo a fare" aggiungono. In questo festival ci sono tanti artisti, e nella prima serata c’è stato il concerto di Noel Gallagher, un’icona e istituzione della musica: "Mister Gallagher? è sicuramente un artista a cui ci ispiriamo, ma le nostri fonti sono tante e diverse. Non vogliamo copiare nessuno: certo, siamo una band indie, ma vogliamo creare un percorso ben definito. Gruppi come System Of A Down, Deftones hanno realizzato quasi un movimento, e noi vogliamo fare lo stesso. Essere e restare i Corella, senza copiare nessuno. Mai".

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Heather Small a Kendall: “Nulla di più bello che cantare dal vivo!”

“La passione è al centro di tutto, sempre. Soprattutto se si sceglie di fare un lavoro creativo come il nostro. E poi l’energia che si percepisce ogni volta che si sale sul palco, è qualcosa che non si può spiegare” mi racconta la vulcanica Heather Small, cantante soul e voce per anni del gruppo M People. La sua passione e la sua energia è veramente incontenibile, ed è molto bello poter scambiare idee e pensieri con lei nel backstage del palco principale di Kendal. “Ognuno di noi vuole vivere emozioni forti, ed è quello che cerco di fare in ogni mio concerto: donare momenti indimenticabili. È bello vedere persone che si commuovono, che si divertono!” mi racconta Heather. Ma chissà se a lei capita di piangere quando canta i suoi brani, le chiedo: “A volte sì, anche se faccio questo lavoro da un po’ di tempo (sorride). Non ci si abitua mai! Mi emoziono molto quando le persone urlano il mio nome ai concerti, e continuano a venirmi a vedere dopo tanti anni…questa è la benzina che dà a ciascuno di noi la forza ogni giorno”. E dopo tanti anni, è possibile restare sempre concentrati e soprattutto motivati? “Sì, e per me è fondamentale restare me stessa. Sempre. Ed è quello che rende unico il percorso di ognuno di noi. Ed è quello che cercherò di fare sempre. L’anno prossimo compio 60 anni e come canta Lenny Kravitz, che ha da poco festeggiato proprio 60 anni, It Ain't Over 'til It's Over…non è finita finché non è finita!”

Melanie Baker a Kendal Calling: “Che emozione suonare sul palco principale!”

“Avevo già suonato qui, ma nei palchi più piccoli: ammetto che aprire la seconda giornata del Festival, sul palco principale è stata una emozione fortissima” mi racconta Melanie Baker, giovane cantautrice inglese, poco dopo aver terminato il suo live da grande. “Mia mamma abitava qui vicino e per noi questo festival è sempre stato l’appuntamento annuale da non perdere. Aver suonato qui, appunto sul main stage, è qualcosa che mai avrei potuto immaginare…è stato a dir poco magico. Ammetto di essere stata un po’ agitata nelle ore che hanno preceduto il concerto, proprio perché mi stavo rendendo conto che qualcosa di importante stava per succedere, ma poter suonare con una band e avere degli amici con me è stato molto utile per condividere queste emozioni forti!” Le chiedo se si fa ispirare da alcuni degli artisti presenti a questa edizione del Festival, e Melanie mi racconta di essere una fan di vecchia data di Paolo Nutini, ma quando viene qui è sempre attenta ai concerti dei gruppi più piccoli: “Mi faccio ispirare da ciascuno di loro, ogni momento di creatività è utile anche per me” racconta sorridendo. E le chiedo: ma quando tu ispiri le persone, con la tua musica, cosa ti viene detto? “Ricevo spesso messaggi molto belli: c’è chi mi ha scritto che i miei brani fanno piangere…e mi fa piacere, perché credo sia fondamentale liberare ogni emozione. C’è anche chi mi ha detto che sono stata d’aiuto a cambiare lavoro! Eh sì, tutto vero! E sono felice anche di questo, perché con le mie canzoni provo a raccontare di quanto sia importante trovare e mantenere un giusto equilibrio tra il lavoro e la vita privata. Noi non abbiamo ancora cambiato lavoro, però! Non mi immagino a fare nient’altro nella mia vita. Sto lavorando al mio nuovo album, e non vedo l’ora di poterlo pubblicare…sono entusiasta!”

The Royston Club, il gruppo indie che fa musica “Sweet, sweet”

Prima volta a Kendal Calling per The Royston Club, band che sta lavorando al secondo album, dopo il disco di debutto: “Il nostro obiettivo è continuare a scrivere quello che ci piace, senza necessariamente pensare ad un stile preciso” mi raccontano. La nostra conversazione spazia dalla musica fino al ruolo dell’intelligenza artificiale: “Ci rendiamo conto che c’è molta attenzione, e anche preoccupazione. Ma allo stesso tempo siamo convinti che le persone, nelle canzoni, vogliano sentire storie vere…ed è quello che facciamo anche noi, con la nostra musica. Prendiamo ispirazione da ogni cosa che ci circonda, anche da questo Festival…sentiamo una bella energia, e non vediamo l’ora di suonare” mi raccontano poco prima di salire sul palco.

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