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Beatrice Quinta, è uscito l’EP Devota: “Ho paura delle persone che non cambiano”

Musica

Matteo Rossini

Foto: Fabrizio Milazzo

La cantante ci ha raccontato il suo nuovo progetto: “Mi son resa conto di come la devozione possa assumere forme diverse e di come la vita possa prendere una determinata direzione a seconda di ciò a cui si è devoti”. L'intervista

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Beatrice Quinta ha pubblicato Devota, un progetto strabiliante e curato nei minimi dettagli per un’esperienza di primo livello. L’artista ha effettuato una raffinata ricerca di suoni e immagini costruendo un visual EP caratterizzato da una varietà di temi sviscerati in sei brani che entrano sotto pelle: dalla caduta dei tabù alla cicatrizzazione del dolore passando per l’affermazione di sé stessa in una società sempre più attenta al nostro essere.

beatrice quinta: “non sono più devota al giudizio degli altri"

Il ballo della libertà di Beatrice Quinta è appena iniziato. Il viaggio in musica della popstar si colore di mille sfumature: dalle radici palermitane alla voglia di denudarsi di sovrastrutture fino ad arrivare alle nuove consapevolezze. L'intervista.

 

Partiamo dall’EP Devota, com’è nato?

È nato dalla voglia di sperimentare e di essere la più sincera possibile nella scrittura. Ho voluto realizzare un progetto che potesse aggiungere qualcosa al racconto della mia vita: dal modo in cui cicatrizzo le ferite ai momenti più belli. Ho fatto una grande scrematura per poter individuare i brani che veicolassero al meglio questo messaggio.

 

È stato difficile sceglierli?

Mi son domandata quali fossero i brani più adatti per lo storytelling selezionando canzoni che non camminassero sulla stessa linea senza aggiungere nulla al racconto.

 

C’è un brano che senti più vicino?

Ti direi Pelle. È la canzone più intima che ho scritto tra queste sei, la trovo davvero molto personale.

 

E il titolo dell’EP?

Ho scelto il titolo dell’EP prima dei brani, volevo chiamarlo Devota.

 

Come mai?

Perché mi son resa conto di come la devozione possa assumere forme diverse e di come la vita possa prendere una determinata direzione a seconda di ciò a cui si è devoti. Per questo motivo ho voluto un titolo che mi ricordasse ciò a cui sono devota, ovvero alla musica, al cercare di amarmi anche nei momenti in cui mi è difficile e alla scelte che possono essere soltanto mie.

 

C’è qualcosa a cui eri devota e a cui oggi non lo sei più?

Forse al compiacere gli altri. Dopo aver passato una vita a farlo, ho smesso. Per tutto il periodo della mia adolescenza ho cercato di evitare di non piacere agli altri appiattendomi al volere dei più e dimenticandomi di cosa volessi veramente. Ora non sono più devota al giudizio degli altri, all’amore della gente sì, ma non al loro giudizio.

 

Hai anche un approccio differente al dolore.

Sento di essere cambiata, a me fanno paura le persone che non cambiano perché vuol dire che non c’è crescita. Se da un lato sono cambiata, dall’altro ho ancora molte difficoltà ad ammettere di provare dolore.

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Qual è il sentimento o l’emozione che ti caratterizza di più?

Ti direi la voglia di riscatto, il voler essere vista e riconosciuta per quello che sono.

 

Quanto è stata importante la Sicilia per te e per l’album?

È stata tanto importante. Innanzitutto l’ho riscoperta, mi son resa conto di possedere paradigmi musicali provenienti proprio da quella terra, come le melodie arabeggianti presenti in Devota e in Pure le streghe. La bellezza di questa città è la commistione di culture. Inoltre, gran parte del mio dolore adolescenziale è legato a Palermo che fa parte di una storia su cui ho voluto mettere una pietra sopra.

 

Ora hai trovato un equilibrio.

Adesso vedo Palermo come un’oasi in cui tornare quando sono stressata.

 

Chiudiamo con i live. Dobbiamo aspettarci qualcosa?

Finalmente siamo al lavoro alla parte live, una delle cose più eccitanti per me. Stiamo preparando i concerti e bloccando le date. Ci vedremo in giro, tra poco saprete tutto.