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Mauro Repetto: "Il successo? Ascoltare dalle finestre dell'università Non Me La Menare"

Musica

Fabrizio Basso

L'ex componente degli 883 si racconta nel libro "Non ho ucciso l'Uomo Ragno", presentato in anteprima a IMAGinACTION, e progetta di farlo diventare un musical. Intanto Sky ha annunciato una serie Sky Original ispirata alla storia vera di Max Pezzali e Mauro Repetto. L'INTERVISTA

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Dopo anni di silenzio, in cui nessuno sapeva cosa fosse successo a Mauro Repetto, per la prima volta il cantautore e l'uomo decidono di raccontarsi in un libro. E' uscito il 19 settembre per Mondadori e si intitola Non ho ucciso l’Uomo Ragno: è il racconto mirabolante della vita dell’artista, scritto insieme a Massimo Cotto. Il libro è stato presentato dal vivo a Ferrara nella serata di apertura del Festival IMAGinACTION, il Festival internazionale del Videoclip. Nei camerini del Teatro Comunale della città estense ho incontrato Mauro Repetto.

 

Mauro la tua storia è diventata libro, Non ho ucciso l’uomo Ragno: come è nato il progetto?
E’ stato casuale. Tutto è cominciato lo scorso Natale quando Stefano Salvati mi fa gli auguri di Natale. Grazie a quella telefonato penso che le cose mie che sto scrivendo da mandare a Los Angeles e Londra potrei trasformarle in una mia sinossi e la bozza la invio a Stefano. Ama il progetto e mi dice che la mia vita lo affascina e ha un amico giornalista che potrebbe affiancarmi nella scrittura: sente Massimo Cotto che sposa l’idea e io parto da Parigi arrivo qui e via.
E’ stato complicato muoverti tra i ricordi?
I giocattoli, come li chiamo io, non erano coperti di polvere e mi emozionava tirare fuori quei giocattoli e i ricordi degli 883. E’ stato tutto piacevole, il libro è venuto fuori da solo.
I primi ricordi di Mauro artista?
Parto dal Rap e ancora prima dalla volontà di inventare degli sketch da proporre nei villaggi vacanza in Trentino e in Calabria, stile one man show.
L’incontro con Max Pezzali?
Max era la persona più pronta che conoscessi e all’origine cantavo io. Era l’amico più intelligente e divertente dei miei amici. Dunque vado a Marilleva a lavorare in un villaggio e gli chiedo collaborazione per gli sketch: e scriviamo insieme per passare del tempo. Lui è intelligente e fondamentale per fare bella figura nei villaggi divertendomi. Passiamo momenti bellissimi insieme, compriamo drum machine e sintetizzatori: all’epoca si campionava rubacchiando in giro, abbiamo, ad esempio, preso le chitarre Like a Prayer di Madonna per Nella notte, qualcosa dei Van Halen per Te la tiri…è la scuola imparata dal Rap.
Per altro prima di voi non esisteva un Rap italiano. Forse c’era Frankie hi-nrg mc.
Noi siamo anteriori a Frankie e ci aggiungo che non sapevamo se potesse esistere nella musica italiana. A Bari incontriamo Afrika Bambaataa e gli diamo una cassetta di cose nostre in inglese. Contestualmente gli chiedo che ne pensa se facessimo rap in italiano.
La sua risposta?
Disse ma sei fuori, fallo in italiano, ognuno deve seguire la sua lingua; in quel momento gli faccio in inglese un freestyle di me**a e dopo due giorni ci ritroviamo a Siziano, era il momento di Reckless degli UB40. La prima performance è con lui al Country Club di Siziano, tra Pavia e Milano.
Poi che accade?
Iniziamo a inviare cassette a Linus a Radio Deejay. E telefoniamo in continuazione. Un giorno, sfiniti, ci passano al telefono Jovanotti che ci dice di mandargli una cassetta e così si va in televisione a 1 2 3 Jovanotti. Claudio Cecchetto ci fa immaginare che possiamo fare un disco, poi non se ne fa nulla e ci danno degli sfigati a Pavia. Quelli di Warner Chappel non vogliono i nostri pezzi che sono, tra gli altri, Finalmente Tu e Con un Deca. Hanno Ucciso l’Uomo Ragno non lo vogliono.
Poi però qualcosa cambia.
Claudio Cecchetto è per me il Walt Disney italiano. Lasciamo Non me la menare al portinaio di Radio Deejay. Era un periodo fantastico, ricordo una Kay Sandvik selvaggia e glamour. Cecchetto ci dice che ha apprezzato lo stile naif, il riverbero e chiude affermando…siete come un quadro naif di Ligabue, forse facciamo un disco e forse lo vendiamo. Tutti i pezzi scartati dalla discografia vanno in lavorazione e lui gongola e subito ci manda a Castrocaro proprio con Non Me La Menare e registriamo l’album dell’Uomo Ragno. C’è Marco Guarnerio che suona tutto, c’è la regia di Pierpaolo Peroni. Cecchetto la sera arriva in studio con l’incedere di un imperatore, ascolta e valida tutto. Non ci ha mai cambiato nulla in alcuna canzone, né una virgola né una nota.
C’è un momento preciso in cui hai compreso che il successo era arrivato?
Camminavo per andare all’università a Pavia, frequentavo un po’, avevo dato due esami nel 1992 e sento da una finestra dell’ateneo uscire la musica di Non me la Menare. Oggi si direbbe che è sarebbe virale, allora che ha attecchito.
Poi cambi vita a vai a Parigi.
Volevo conoscere una ragazza vista a una sfilata, in quel periodo facevamo Gli Anni. Sia chiaro non sono scappato, volevo andare a Miami e vivere il sogno americano. Oggi andrei a Marrakech all’hotel Mamounia. Allora New York e Los Angeles erano il richiamo e io volevo solo continuare a volare.
Ti sei pentito?
Mai avuto rimpianti.
Qualche volta Max ti invita ai suoi concerti.
E’ sempre bello tornare sul palco, sghignazziamo di brutto. Restiamo amici ma non siamo più compagni di banco.
Che musica ascolti?
Prevalentemente rap, l’ultima folgorazione è stata Doja Cat, mi emoziona come mi accadeva nel 1988. In generale abitando in Francia ascolto più cose francesi. O americane.
Dopo il tuo passaggio sul palco di IMAGinACTION che accadrà?
Accarezzo la possibilità di fare del libro un musical. E in italiano. Ho voglia di recitare, cantare e suonare con due artisti che considero da Champions League e sono Marco Guanerio e Célie Angelon, che ho conosciuto come insegnate di canto e ho voluto con me. Maurizio Colombi sarà il regista.
Cosa racconteresti?
La mia vita con ironia, tipo che mi appare l’uomo ragno nei miei momenti di tristezza. Uno spettacolo a fisarmonica, adattabile a ogni contesto.
Insomma, un ritorno al villaggio…
E’ vero, non ci avevo pensato. E’ la chiusura di un cerchio e il ritorno al villaggio potrebbe essere il titolo dello spettacolo.

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