Inverno: "Libera da una mente densa ora sono consapevole di me stessa"
MusicaQuesto album, "Cose da Discutere", è un viaggio di tutti e per tutti nella vita di una generazione che sta nel mezzo, che ha tanto da dare, da combattere e da scoprire. L'INTERVISTA
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Affronta il complicato universo delle relazioni Cose da Discutere, l'Ep d'esordio di Inverno, all'anagrafe Francesca Rigoni. Le canzoni raccontano un’esperienza vissuta in prima persona dall’artista. Otto tracce che descrivono un amore intenso, a tratti tossico, concentrandosi sul delicato tema della salute mentale e sui problemi che si creano quando viene trascurata. Inverno parla apertamente del suo rapporto con l’ansia e la depressione, del mancato amore per se stessi, dell'accettare i propri problemi e limiti e della terapia. Cose Da Discutere vuole essere un porto sicuro per tutte le persone che si sono sentite sole nella loro mente, che non si sono sentite rappresentate nella musica e nel dolore.
Francesca partiamo dalla storia di Cose da Discutere: come lo hai costruito e quando hai preso consapevolezza che la tua metà oscura aveva bisogno anche del racconto attraverso la musica per trovare luce?
In generale scrivo sempre perché soffro di ansia e dunque scrivendo vedo ciò che accade nella mia testa e faccio chiarezza; oppure scrivo come mi sento ed è un mondo reale sul quale posso intervenire. È da sempre così il mio percorso artistico. L'Ep nasce quasi due anni fa, dopo il Covid mi sono riconnessa con le mie radici italiane, prima viveno a Londra e scrivevo in inglese. Non è facile lo switch e ancora cerco la mia dimensione nella scrittura. Ci sono brani nati a fine 2021 e altri arrivati dopo inseguendo le mie esperienze di vita.
Parti da una esperienza personale per poi declinare i volti dell’amore e anche i suoi rapporti con la depressione e la salute mentale. Già in Occhioxocchio, primo singolo post X Factor, parlavi di “un bagno di sangue tra i pensieri” e “io ti vengo a cercare nella mia testa”. C’è un momento a cui è possibile far risalire il seme del tuo inverno?
È stata una realizzazione personale, il nome conferma che ho un problema da affrontare, sai che c’è ma non come affrontarlo ed è lì che si crea lo stallo. Accadde nella mia relazione con la mia ex ragazza: ho realizzato che, se non stavo bene come me stessa, non potevo stare bene neanche con un’altra persona. Va risolto prima quello che non va.
Perdere tempo a rendere più chiare le immagini nella mente è salvifico oppure sono sabbie mobili?
Sono stata in entrambe le posizioni. È salvifico quando decido di prendere tempo per risolvere e stare bene. Nella mia situazione erano totali sabbie mobili e non risolvi il problema di base, affondi.
Un altro motivo per non "starti vicini" potrebbe essere che tendiamo a idealizzare le altre persone secondo i nostri desideri e dunque non le accettiamo per quello che sono?
In toto. L'ho fatto, è stato il mio più grosso problema. Non mi volevo abbastanza bene e proiettavo la mia persona sull’altra: poi ho realizzato, alla fine, che la colpa era la mia.
In cosedadiscutere racconti l’immagine di una mano sulla coscia, di corpi che si spogliano e di baci che domani faranno male: in quei momenti c’è la consapevolezza che è un’oasi in un deserto? O ci si perde nel miraggio e si nega la realtà a se stessi per provare a stare meglio?
Più la seconda, è più una negazione. Facciamo finta che domani è un altro giorno, oggi stiamo qua anche se ci fa male quello che accade ma rimandiamo le decisioni a domani. Facciamo finta per una sera che sia tutto ok e procrastianiamo. Ma non è una soluzione.
“Non ha senso darti me quando non trovo più me”: non è la negazione dell’affidarsi? La paura di chiedere aiuto?
Parlo di me con tutti e non è mai stato un problema chiedere aiuto e vorrei gli amici lo facessero con me, che si sentissero liberi di confidarsi. Il problema è quando non capisci che devi chiedere aiuto e attribuisci la colpa ad altri. È difficile relazionarsi in una società che teme la salute mentale, è difficile trovare amicizie, subiamo la vergogna sociale di non essere capiti.
In londontribute parli del tuo primo cuore spezzato. Tu ne hai spezzato? E se sì, ci pensi ogni tanto?
Parlo anche della mia città d'adozione. Uno lo abbiamo rotto a vicenda perché avevo 19 anni e sono venuta Londra. E poi c'è quello con la mia prima ragazza, una storia che non è andata a buon fine: ora siamo amiche ma quando ci vediamo a Barcellona, dove lei vive e ogni tanto vado a trovarla, ancora mi fa le battute per quello che è accaduto.
Alla fine possiamo affermare che sei uscita da questa mente densa?
Assolutamente sì. L'ho scritta quasi due anni fa, ero nel pieno della relazione tossica che mi ha fatto capire tante cose e ora sono più consapevole di me stessa.
Cosa ti rimane dell’esperienza di X Factor? Hai consigli per chi in questi giorni è impegnato con i bootcamp?
È stata bella e porto con me solo ricordi positivi; con alcuni siamo rimasti in contatto e ci supportiamo. Il mio consiglio è di essere sicuro di cosa porti sul palco. È la sicurezza che vince, devi essere certo del progetto. Sei valutato non solo per la performance ma anche per il carattere e la forza di reazione. Anche se non ci credi… credici.
Che accadrà nella tua estate?
Sto scrivendo tantissimo. Ora sto esplorando il mercato milanese, mi sono trasferita qui da non molto. Ci saranno sessioni musicali, collaborazioni e spero in qualche data dopo l’estate. La vivo in tranqullità, col mio progetto e tanta musica nuova.