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Kefàli, accettazione, diversità e rivincita sono Oro: il video

Musica

Nel brano si intrecciano dolore e gioia, lotta e sopravvivenza, abbattimento e rinascita

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA

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“Oro”, il mio nuovo singolo, è una canzone che parla di accettazione, diversità e rivincita. Un brano in cui si intrecciano dolore e gioia, lotta e sopravvivenza, abbattimento e rinascita.  Quando l’ho scritto, mi sono ispirata all’antichissima tecnica di restauro giapponese Kintsugi, perché volevo impreziosire di prestigio e valore tutte le tracce, evidenti o impercettibili, lasciate sul corpo e sull’anima di ciascuno di noi da esperienze dolorose pregresse. In Giappone, quando una ceramica si rompe, non viene buttata, ma riparata con l’oro; in questo modo, le linee di rottura visibili, diventano delle vere e proprie opere d’arte, uniche nel loro genere.

Lo scopo di questo pezzo, è proprio il medesimo: rendere le fragilità un punto di forza, perché ogni ceramica ha il suo intreccio irripetibile e dall’imperfezione della ferita può nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica ed interiore. Le nostre cicatrici sono quelle piccole rotture, imperfette ma allo stesso tempo preziose, perché spesso rappresentano l’unico motivo per cui molti di noi sono ancora qui. La canzone vuole essere un inno volto ad aiutare chi le porta, per imparare ad amarle un po’ di più, sfidando la società dell’apparire a non fermarsi in superficie ma a guardare dietro, oltre. Sono nata con una cardiopatia congenita rara e complessa, l’atresia polmonare a setto intatto, e con le mie canzoni cerco di sensibilizzare giovani e meno giovani sulle tematiche dell’accettazione e dell’inclusione, raccontando non soltanto i dolori e le sofferenze, ma anche e soprattutto cercando di trasmettere un messaggio di speranza, gioia e sicurezza, per far capire che è importante allontanarsi dalla rincorsa di canoni estetici imposti in modo da riscoprire la nostra straordinaria bellezza personale.

Paulo Coelho scrisse: “Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto, porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie”, ma in un’epoca come la nostra, siamo sempre più inclini ad etichettare come sbagliato il diverso, vestendolo di preconcetti e confinandolo ai margini; le cicatrici e i cosiddetti “inestetismi”, equivalgono quindi ad imperfezioni capaci di scalfire e ledere chi le indossa ben oltre la superficie a cui si riferiscono ed “ORO” vuole dire basta a questo meccanismo distorto. Nel videoclip che accompagna il pezzo, ho cercato di rendere al meglio un concetto per me fondamentale: siamo straordinari anche grazie alle nostre imperfezioni, a tutto ciò che molto spesso classifichiamo come difetto. Ognuno di noi dovrebbe imparare a vedere le proprie ferire e quelle altrui come medaglie che simboleggiano le battaglie combattute e vinte, superate a testa alta. Le nostre storie sono ciò che ci rende unici e le nostre cicatrici sono la testimonianza del nostro vissuto. Questa canzone è per loro. Penso che sia arrivato il momento di celebrare le imperfezioni dando loro nuova luce, soprattutto per le persone che si sentono sole e diverse, rendendole finalmente orgogliose delle lotte fronteggiate e di tutta la vita che hanno ancora davanti: siamo opere d’arte di intensa bellezza e dovremmo tenere sempre a mente la meraviglia sita nell’essere vivi.