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Gian Maria Accusani dei Sick Tamburo: “Non credere a Nessuno è la via crucis dell'umanità"

Musica

Fabrizio Basso

Credit Matete Martini

Dieci tracce con tanta melanconia e nessuna nostalgia unite da melodie e ritornelli che si sviluppano fra chitarre distorte, synth sequencer e sezioni ritmiche più distese. L'INTERVISTA A GIAN MARIA ACCUSANI

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“Non credere a nessuno” è il nuovo disco dei Sick Tamburo, il sesto di inediti della formazione. Nati dall’esperienza Prozac+, in oltre dieci anni di storia musicale i Sick Tamburo si sono imposti tra i principali riferimenti del panorama alternativo italiano, rappresentando un’espressione unica in grado di coniugare la sensibilità e la poetica della scrittura di Accusani e le sonorità incalzanti più proprie dell’alternative rock. Il nuovo lavoro discografico della band racconta con maturità e consapevolezza diverse esperienze di vita, alternando momenti spensierati ad altri più intimi e malinconici. A fare da filo conduttore fra le dieci tracce del disco ci sono le melodie e i ritornelli che si sviluppano sapientemente fra chitarre distorte, synth sequencer e sezioni ritmiche più distese.

Gian Maria partiamo dalla genesi dell’album: il suono libero del grande tamburo questa volta come prende forma?
Come liriche sono legate alle riflessioni fatte nei due anni che ci hanno rubato, è un viaggio in dieci tappe, una via crucis nell’esistenza umana. Sono tutte tappe obbligate nel corso della vita, dalle prime esperienze fuori dalla norma, alle sofferenze, alle esperienze di deviazione di vario genere fino al commiato dalla vita, il saluto finale.
A proposito di “Suono libero” stranisce un po’ il concetto di non credere a nessuno in una lista di libertà: liberi il pensiero, il cuore, la bocca e poi non parli con nessuno come se fossimo dei carbonari, dei sopravvissuti con i delatori alle porte.
Giusto ascoltare ogni pensiero e idea ma non prendiamoli per oro colato. Si ascolta tutto con interesse ma devi sperimentare per capire se è giusto o sbagliato, nel caso vai nella direzione opposta. Chiunque può dire che una cosa e vera ma se non la hai dentro non hai una risposta.
“Per sempre con me” descrive una persona che è vuota dentro, non ha più energie interiori: è il ritratto di un’epoca sfibrata dal covid e dalla politica?
I pensieri ci sono ma in questo caso toccano chi nasce in situazioni normali e poi per una costruzione dell’essere umano si trova ai margini dei binari dritti.
“Tutto cambia ogni giorno non è semplice O forse è molto più semplice di quello che so”: credi che spesso siamo noi a complicarci la vita? E il colore che si perde si può ritoccare?
Siamo solo noi a complicarcela e il color sbiadito va accettato. Se le cose le accetti e le cavalchi la vita è più semplice. Accettare è il primo passo per rendere tutto più semplice. Se no vai contro i mulini a vento.
Chi è Bianca Blues?
E’ la cocaina che va in parallelo con la droga di una persona per un’altra. Sono comunque dipendenze.
Facciamoci la festa è l’amore o il disamore al tempo del social?
E’ una deviazione, racconta i primi incontri col sesso da giovani: il metodo magari è contorto e te lo porti dietro tutta la vita.
C’è chi vuol cambiare il mondo Ma soltanto con parole: è l’atteggiamento di almeno tre generazioni. Quando smetterà di piovere sulla nostra indolenza e indifferenza?
Me lo auguro che muti ma non ne sono convinto anche se vedo qualche sprazzo. E’ ora di smetterla di cambiare il mondo solo a parole.
“La Stanza che Resta” è una canzone di nostalgia. Mi ha ricordato “Eskimo” di Guccini. Sei un nostalgico? Oppure il passato è solo una somma di ricordi ma senza troppe implicazioni emotive?
L’amarcord lo odio. Sono melanconico ma non nostalgico. “La stanza che resta” è il mondo che accoglie le persone e quando se ne vanno ne arrivano altri. Qui noi ce la godiamo con tante sfumature ma poi andiamo in un altrove e arrivano altri. Amo vivere nel presente perché mi fa sentire vivo.
Il nemico sono io…vivi in pace con te stesso?
Negli anni ho fatto un bel lavoro. Non sempre ma da un po’ anni sono abbastanza in pace.
“Certe Volte” è un inno al carpe diem: che ha rapporto hai col tempo? Il sole lo fai comparire o sparire?
Carpe Diem è la mia bandiera. Nulla considero se non il momento in cui sono, quello è sempre il momento giusto.
Alla fine possiamo affermare che il pensiero è stanco ma ci spingeremo su fino a farcela…è così?
Fino a farcela doveva essere il titolo del disco. E’ la spinta a darsi una mano, è l’amore: questo sentimento è l’unico da tenere in tasca.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Ci saranno tante date perché il disco si fa per andare a suonarlo. Sono già fuori tre singoli dunque non accadrà nulla nel prossimo futuro. In estate e anche dopo andremo in concerto. La questione è la scaletta e cosa eliminare infatti da giugno cambierà qualcosa.