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Studio Illegale, la Maledetta Canzone è per chi si perde in una idea

Musica

Il brano è l’urlo di chi sta sempre in silenzio, di chi ha sofferto per la perdita di un amore, e di chi, vedrà gli occhi dell’altro perdersi tra la gente, diventare innocenti e sconosciuti

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELLA BAND

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Siamo Matteo Piermartini (voce), Giuseppe Maria Ceccarini (batteria), Andrea Romoli (basso), Daniele Gregori (chitarra), Saverio Beccaccioli (trombone e chitarra) e Niccolò Testa (tromba e tastiere), meglio conosciuti come gli Studio Illegale. Veniamo da Vallerano, un piccolo borgo incantato della Tuscia e per molti siamo quelli che fanno indie, ma con le “trombe”. Sì, perché l’uso dei fiati nelle nostre canzoni è una cifra stilistica che ci contraddistingue fin dal nostro esordio. E se vi state chiedendo perché ci chiamiamo in questo modo…beh, la risposta non esiste. Durante una serata un po' brilla abbiamo iniziato a mescolare nomi a caso, senza una precisa logica. E questo è il risultato. Ci troviamo spesso ad ascoltare canzoni che ci ricordano un nome, un volto, un odore e un’immagine; certe note parlano e ci suggeriscono parole che neanche riusciremmo a pronunciare.

Di fatto, questa nostra Maledetta Canzone è l’urlo di chi sta sempre in silenzio, di chi ha sofferto per la perdita di un amore, e di chi, vedrà gli occhi dell’altro perdersi tra la gente, diventare innocenti e sconosciuti; come se nulla fosse mai successo. Sperare in un ritorno che non avverrà mai e continuare a innamorarsi, sempre di più, di un’idea che si perde tra il venticello primaverile. La verità è che siamo protagonisti solo della nostra storia, mentre in quella degli altri abbiamo ruoli secondari e di questo, bisogna farsene una ragione perché purtroppo le favole, sono e rimarranno sempre per bambini. Di certo, l’amore a vent’anni fa davvero male. Ma male sul serio. Siamo romantici e sognatori, siamo giovani ma consapevoli. Una delicata ballad intimista sospesa tra il ritmo della chitarra acustica e i colori della tastiera, si conclude poi un solo di tromba intrecciato a una parte quasi recitata. Le scene del ritornello, nel videoclip realizzato dal regista Gabriele Rosciglione, sono costruite in maniera tale che i nostri corpi siano lasciati riposare; immobili, come ciocchi umidi di olivo mentre bruciano tra flussi di gente estranea che in maniera continuativa si disperde nel primo piano della camera. Le strofe, al contrario, ci vedono rianimarci, in un teatro vuoto e abbandonato, immersi da palloncini bianchi ai nostri piedi, che immedesimano volti che non hanno più un nome, un colore, un pensiero e tantomeno un’identità. Dinamico ma statico allo stesso tempo, un po’ come noi, un po’ come i sentimenti che inseguiamo e proviamo e descrivere. Questo alternarsi di significati è incorniciato nel nostro playback tra una scenografia volutamente minimale e i nostri primi piani. Abbiamo poi voluto enfatizzare il testo con una serie di cartelli bianchi in stile “Subterranean Homesick Blues” di Bob Dylan. Su di questi sono scritti con un pennarello nero i concetti fondamentali del brano. Siamo sei ragazzi, le quali uniche influenze, a parte quelle stagionali, sono dovute dal cantautorato italiano e dal lirismo delle sonorità indie-pop. “Maledetta Canzone” è un assaggio del nostro nuovo album dal titolo “Troppo Tardi” in uscita per La Grande Onda e Redgoldgreen.