Due ore di entusiasmo e socialità all'Unipol Arena, tra musica e messaggi sociali. Ad aprire il concerto con quattro brani Chiamamifaro, una delle rivelazioni di questo 2022 con l'album Post Nostalgia. LA RECENSIONE
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Alessandra parte in absentia sostenendo l’eguaglianza di genere e il messaggio dell’Unipol Arena è affidato a Chiamamifaro, con la quale ho chiacchierato e della quale vi racconto più in dettaglio sul finale di questo racconto, e ai suoi castelli di sabbia che odiano l’acqua. La sua autorevolezza è dimostrata che si siede per il suo secondo brano lo affronta da seduta, almeno inizialmente…Chiamamifaro finché non ti basta canta e l’attenzione con cui viene ascoltata è sintomo di credibilità. Sul palco si muove con uno stile tutto suo, che è un perfetto incrocio tra i Led Zeppelin e Michael Jackson. E tiene il palco con una sfrontatezza bella al punto che il pubblico non riesce a disubbidirle e la segue nelle sue richieste di collaborazione. Un attimo di silenzio e poi l’arena si tinge di azzurro, quell’azzurro cinerino che rasserena gli animi…e vivaddio quanto ne abbiamo bisogno! Ritmo tribale, videowall ipnotico, colori lisergici. Alessandra è argentea, venusiana, come una sirena ed è superfluo dire che con Tutte le Volte sono già tutti in piedi. E’ la stella polare del cuore. Promette solo cose buone, sensazioni, emozioni, condivisioni e “il solo scopo che ho in questo tour è portare l’amore a 360 gradi, senza bugie”. E’, Alessandra, il domatore nell’Arena, del quale si ha sempre bisogno e che ci ricorda che quando ogni cosa sembra distrutta lei avrà cura di tutto. I due schermi formato bonsai sono compensati dallo schermo cinematografico che si accende alle sue spalle e porta Alessandra anche negli angoli più impervi dell’arena.
Non temere giudizio e confronto, non esorcizzare la psico-terapia perché lontano da noi stessi si soffre. Il braccio teso verso il cielo e accoglienza, è essere Dalla Tua Parte. La voce di Alessandra è un abbraccio e il pubblico che la accompagna è un portento. Lieve, avvolgente, una nota dolente di voce, un abito nero e ci piove addosso la Canzone Inutile di Alessandra. Io non saprei spiegare cosa sia una canzone inutile ma se hanno un posto in questo mondo quella di Alessandra è utilmente inutile. O inutilmente utile: “Grazie dal profondo del mio cuore”, sussurra. Accende il semaforo rosso verso il cyber-bullismo, ricorda che a lei è capitato e che bisogna chiedere aiuto “perché ci sono persone disposte a esserci”. E solo così potrà essere stupendo fino a qui. E d’altra parte se Alessandra non fosse bella dentro e fuori non varrebbe il suo invito che fa…Fidati di me. Si torna al tribalismo del Salento con Buongiorno e le coreografie da avanspettacolo tracimano dal palco al pubblico. Il finale di Miracolo a Milano è un viaggio dove buongiorno significa veramente buongiorno e scommetto che la vocalità di Alessandra avrebbe emozionato il burbero Zavattini, il Cesare del neorealismo, in venditore ecumenico di raggi di sole. Una Strada per l’Allegria ha i colori che vanno over the rainbow, manca solo Judy Garland.
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A fianco del mixer c’è un palco che la accoglie per un momento più vicino al pubblico lontano dal main stage. Perché, a pensarci bene, Il Nostro Tempo è ovunque. E Ale lo sa e lo racconta e poi torna verso il palco con la serenità di un Mosè che attraversa la folla ma non la divide bensì la unisce. Percussioni per affrontare con Forza e Coraggio la vita che ci aiuta a resistere alla follia di questi anni a ritmo di musica. E poi riconosciamolo, la musica di Alessandra non ha confini e infatti sceglie di tornare sull’altro lato dell’Unipol per Tutto Accade. Sono saltati tutti gli schemi, il pubblico è una torcida sotto il palco e una cerniera birichina che molla la costringe a un cambio anticipato ma non ostacolano la sua voglia di invitare a essere padron della propria vita. Il bello di Alessandra, e mi sento di sottoscriverlo, conoscendola da tanto tempo, è che riesce a essere seria sdrammatizzando e infatti ci fa Vivere a Colori, un luogo magico dove non ci sono segreti. Per il gran finale appare come una dea in una conchiglia che è casa e protezione, che è una Piuma. Si balla sulla luna protetti da prismi magici, le Notti Blu fanno ballare e ci accompagno al saluto, all’arrivederci che è un Saluto Grande. Il messaggio che porto, che portiamo a casa, è semplice ma meraviglioso: comunque andare.
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Chiamamifaro è il passo oltre quello che Tutto Accade. A lei, che seguo da lungo tempo grazie a una segnalazione arguta, il compito di aprire la serata dell’Unipol, complice anche Spotify. Quattro canzoni, un compito apparentemente improbo, che affronta con la serenità di un gladiatore nell’Arena. Ha scelto per sedurre il pubblico Marianna, Pioggia in cbd, Post Nostalgia e Metaverso: “Rappresentano l’ultimo disco che è anche il mio primo e raccontano il mio sound del momento. Di solito sul palco siamo in cinque ma va bene anche in tre come stasera, siamo una formazione aperta”: Non dimentichiamo che Angelica la scorsa estate ha aperto il concerto dei Pinguini Tattici Nucleari sempre all’Unipol e dunque questa è la sua seconda volta a Unipol, altra apertura importante con due ballad e due brani veloci per chiudere "perché voglio di scaldare il pubblico in maniera progressiva". Guardando oltre mi dice che "sono pronta per vivere il 2023, sto scrivendo già un disco nuovo. L'aspetto interessante è che finito Post Nostalgia ero prosciugata, col mio team ho svolto un lavoro lungo e complicato e l'ultimo pensiero era lavorare a brani nuovi. Poi è bastato un mese in tour per vedere l'ispirazione ripartire". Oltre all'apertira di Alessandra Amoroso, Angelica mette nell'album dei ricordi speciali l'apertura del concerto dei Pinguini Tattici Nucleari: "Un ricordo bellissimo anche perché inaspettato. Avevo di fronte una fiumana di gente, è stata la prima volta che ho provto a fare cantare Metaverso al pubblico: mi dicevo...vediamo come va e la gente continuava a cantarlo. Bologna da soddifsazioni. Questo con Alessandra è il quinto palazzetto in sei mesi, si impara facendo. C'è sempre un misto di paura ed emozione ma ora ti dico che li ho fatti e pure bene". Classe 2001 ma maturità superiore: "C’è una resposnabilità nel fare musica soprattutto per la mia generazione perché viene vissuta in maniera trasversale. E’ un privilegio ma anche responsabilità e comunque va proposta musica che abbia un senso". E per continuare il viaggio come regalo di Natale ha chiesto pacchetti di plug-in perché "ora voglio avvicinarmi con i software alla produzione".