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Dardust: "Duality è emozione e razionalità. E io cerco l'incanto"

Musica

Fabrizio Basso

Si tratta di un doppio album contenente 20 tracce diviso in Left Hemisphere e Right Hemisphere. L'artista sarà ospite, insieme a Elisa, del primo Live di X Factor 2022. L'INTERVISTA

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Due emisferi così vicini e così lontani che soltanto un demiurgo poteva domare. Questo demiurgo è Dario Faini alias Dardust e il pianeta doppio che ha creato si chiama Duality. Per altro sarà ospite, insieme a Elisa con la quale andrà in tour a dicembre per un ciclo di date piano e voce, del primo live di X Factor 2022 (GUARDA LO SPECIALE). Ognuno dei due dischi rappresenta un emisfero diverso della mente. La parte in piano solo esprime la pura emozione e l’innocenza del pianismo contemporaneo attraverso l’osservazione della natura e il senso di improvvisazione più spontaneo a livello emozionale, come quello di un poeta. I riferimenti sono da ricercare nella cultura dell’estremo Oriente: nel teatro Kabuki e nello Zen. I concetti che permeano le track di questo lato sono legati ad un tipo di filosofia giapponese che si rifà alla fioritura dei sakura, i boccioli di ciliegio, che esprimono fragilità, bellezza, mortalità e rinnovamento. I 10 brani di questo lato del disco raccontano infatti la ciclicità della vita attraverso le stagioni e di come tutto non conduca a un epilogo ma a un prologo, un punto di inizio continuo. Il lato elettronico simboleggia la parte razionale del nostro cervello, “l’ingegnere” che vive all’interno dell’artista. Le tracce sono state plasmate con una geometria sonora nuova legata a pattern, beats, sintetizzatori e mondi musicali appartenenti a stili diversi che si uniscono per dare vita a un nuovo tipo di racconto artistico. Ogni brano ha un tema e un riff che va a creare un’identità unica a se stante al cui interno si potranno cogliere riferimenti al sound degli anni Novanta, alle colonne sonore di Carpenter, dei Goblin, all’italo disco, alla garage UK e al Nu jazz. In questo mondo di contaminazioni si combina l’approccio analogico a quello digitale e infine organico grazie alle intro e alle outro realizzate con la collaborazione degli Studio Murena.  

Dario partiamo dall’elaborazione del progetto: quando è nato e come ci hai lavorato?
Mi sono preso il mio tempo. L'obiettivo era fare qualcosa di diverso, di uscire dal piano elettronico dei primi tre dischi, capire che succedeva a livello creativo nell'elettronica senza piano e nel piano senza elettronica. Non ho voluto usare la parte sinistra del cervello con soluzioni armoniche né mettere troppe cose. I brani sono nati diretti dal cuore senza nessun intervento razionale.
Come hai scelto i singoli che hanno anticipato l’uscita di Duality?
Mi sono affidato al cuore per un tracciato coerente con la cronolgia dei pezzi e alternando i due emisferi. Parallel 43 è quello di Grottammare, il più vicino ad Ascoli…Dopo la scomparsa di mio padre sento le ripartenze. Ascoli è nel mio cuore, ci torno ogni volta che posso e i miei tour partono da lì.
L’emisfero destro è denominato il poeta: in cosa ti senti il suo cantore?
E' un discorso poetico ma non di parole. Sono mondi che nascono da luoghi e isolamento e quando diventano per tutti vorrei che chi li ascolta facesse una sceneggiatura. Io ricerco l’incanto.
A prescindere da funzioni e funzionalità, gli emisferi operano in sincronia: in cosa i due volti di Duality narrano insieme?
La ricerca del tema della melodia perché spesso il mondo elettronico ne ha un pregiudizio, lo rende popolare e per l’intellighenzia non va bene. Però li ha resi iconici. Sperimentazione e cultura pop sono una sfida bella e grande.
Una sola collaborazione con Tropico ovvero Davide Petrella: perché lui? Per altro il suo Non esiste Amore a Napoli è un grande disco.
E' una esigenza nata non per fare streaming ma da un incontro comune e di visioni. La visceralità della cultura napoletana creava un crash, è un mondo curioso da indagare.
Right Hemisphere narra fortemente il senso del viaggio umano: ti senti più un Ulisse che vive con l’ansia del nostos o un Icaro che fa un folle volo?
Soprattutto Icaro, almeno in questo momento. Nel prossimo anno resto qui per il tour e ho tanto da fare ma poi voglio tornare a viaggiare.
Forget to Be trasmette un forte senso di straniamento, la definirei orwelliana: è complicato raccontare lo straniamento nell’epoca dei social?
Non essere presenti è virtuoso, io nasco con la passione per gli artisti e il mistero che c’è dietro. La magia passa attraverso la musica e non sapendo cosa mangia a colazione, questo secondo me non è affascinante. So che il mio pensiero è old school ma è fascinoso.
Hymn e Inno (prologo) chiudono le due facce di Duality: siamo in un’epoca di resistenza, quanto abbiamo bisogno di inni?
Sono la celebrazione dei valori e rendono più solido il corpo di alcuni valori. Per chi li ascolta è identificazione e un irrobustimento dei valori. Non bisogna essere incantenati, la contaminazione e la fluidità sono al centro di tutto.
Credo che l’ultimo grande sogno condiviso dell’umanità sia stato quello di cambiare il mondo e risale agli anni 60: ce lo stiamo riprendendo grazie anche a progetti visionari come il tuo o resterà la grande illusione del Novecento? Anzi il suo grande fallimento?
Spero che la musica riesca ad avere uno sguardo progressita e meno conservatore. Oggi accadono cose caotiche che fanno parlare ma respiro un approccio molto conservatore come se ci fosse paura del nuovo. Può essere comprensibile ma non condivisibile.
Penso al tuo impegno sociale, penso a un brano come Fluid Love ma penso anche che la scienza medica potrà farci vivere 200 anni ma nessuno sconfiggerà il pregiudizio: con quale emisfero cercheremo di vincere questa sfida?
Entrambi. Il destro è emozionale e più legato e di fronte all’ignoto può mettere un freno. Però si è ammorbidito in alcuni aspetti, i giovani hanno fatto passi avanti, infatti vivono meglio l'identità.
Tu rappresenti da sempre la contemporaneità che entra nel futuro: c’è un ambito nel quale invece ti senti vecchio?
Quello dei social, fatico a fare stories e a esserci.
La sera per addormentarti anziché le pecore conti gli oltre 70 dischi di platino?
Ripasso tutto il mio repertorio in piano solo e visualizzo la perfomace dei brani più ostili e i passaggi complicati. Studio e mi addormento.
Possiamo dire che we are ready to shine again e per farlo bisogno non cercare consensi ma generarli?
Occorre non avere più in mente quello che gli altri pensano, dunque non vanno cercati ma bisogna fregarsene. Lo imparato da David Bowie: fai quello che ami se no perdi identità. Io avrei potuto fare un album di soli fetauring ma sarebbe stato troppo facile.
Aspettando il tour nel 2023 che accadrà?

E' tutto già mappato il tour, sarà teatrale in due atti. L’ultimo sarà per la prima volta in piano solo. Vedrete un concerto pianistico trasportato in una dimensione nuova e futuristica, un racconto teatrale tra tradizione e negazione. Nell'attesa farò molta promozione a Duality e ci sarà una sorpresa live con Elisa che presentermo al primo live di X Factor.

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