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Eman: "L'Alba è un brano che parla di libertà"

Musica

L'artista calabrese racconta che la libertà è un fuoco che brucia, è una donna che danza attorno alle fiamme e si muove sui tuoi passi: per averla bisogna scottarsi e dare retta anche all'invisibile, fidarsi del proprio istinto e gettarsi in una danza frenetica. L'INTERVISTA

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Eman
regala a questo mondo, soffocato da una parte dalle mille quisquiglie

quotidiane e dall’altra da una follia dilagante feroce, una nuova canzone, L'Alba, senza l’ironia che spesso in passato lo ha contraddistinto ma con una passione che trasuda da ogni parola, in un testo steso su un tappeto musicale che viaggia in crescendo e che ci impedisce di controllare la nostra voglia di “danzare intorno a un falò”. Sul finale arrivano i cori brasiliani affidati a Mercedes Casali e Martim Fogaça.

Eman perché hai scelto L’Alba come singolo estivo?

Non ragioniamo come singoli, ero fermo da un po’ e avevamo brani più estivi e altri con un mood differente. L’Alba, detto dallo Ionio, la vedo spesso e mi piace molto. Poi il brano parla di libertà e l’alba mi ispira in tal senso.
Appunto è un brano di libertà: sei sicuro che l’istinto ci indichi la giusta direzione?
Sicuro no, al giorno d'oggi essere istintitivi e non ponderare può essere un problema. Ma esperienza più istinto possono essere la formula giusta.
Quando è l’ultima volta che ti sei scottato per un po’ di libertà?
Ultimamente quando ho fatto scelte anche lavorative importanti per poter essere più libero.
L’Alba è andare oltre il limite del giorno o restare nel tempo delle giornate?
Oltre il limite assolutamente; il tempo è relativo.
Che differenza c’è tra il tuo matto e quello di Fabrizio De André?
Più che differenze ci sono affinità. Anche quello era giudicato. Il mio è matto perché va controcorrente, perché crede nell’importanza delle piccole cose e la gente vive in modo diverso da lui.
Io la gente la capisco, dice sempre il tuo matto: è un visionario, un illuminato? O è quello con la camicia di forza di Insane. C’è un legame tra i pezzi?
Certo, è legato all’idea di insanità, è il giudizio quello che più pesa. Come l’apparenza, oggi sempre più preponderante. È un visionario ed empatico. Lui sa perché non è capito e al contrario capisce la gente.
Se le ombre cambiano ogni notte, quali sono quelle che ti appaiono in questo periodo?
Sono molto critico sui tempi, non sono belle… dipende dalla pandemia, dalla guerra che abbiamo alle porte, dalla crisi climatica. Dunque le ombre sono quelle del futuro perché non ci connettiamo col presente e non lo capiamo. Peraltro il futuro non esiste in sé, c’è ogni minuto.
Il barista di Cobalto esiste davvero? È quello che quando gli dici il solito e te lo porta e ti sorride?
Esiste eccome. È una di quelle figure che a me piacciono. Il bar raccoglie una umanità che si differenzia, mi sono sempre ispirato nelle bettole.
Ed è così che arriva un’altra estate: come la vedi questa?
Un po’ particolare, c’è la ripartenza ma la vivo con dualità. Per noi è un pausa ma di solito ci gioca brutti tiri in quanto è una pausa troppo ampia di pensiero e programmazione. Però per altri può anche essere un bene. Per me è già l’inizio di qualcosa che sta arrivando.
Sono i 10 anni di Amen, 2012-2022: stai pensando di festeggiare l’anno della svolta? Magari fare la Calabria Version.
Ho pensato di fare un Amen due, c’è già. Comunque non sono legato alle ricorrenze. Poi sai in dieci anni la musica è cambiata notevolmente. Quando partivo con Amen Instagram era appena nato, dunque c’è anche un cambio di approccio. Sono convinto che la musica ci abbia perso con i social, oggi fanno anche i contratti in base ai follower. Ora c'è TikTok e senza balletto sei fuori dal giro. È tutto ironico e fittizio, ma il mercato chiede questo e tu ci sei dentro anche se fai arte.
Amen, Eman… una parola multiforme: il prossimo album potrebbe essere Name, nome?
Ci ho pensato. C'è stato un momento che era name, il nome. Poi dissi "amen ho scelto" e il titolo è diventato amen che significa così sia, è un cerchio che si chiude. Sono un sostenitore di Giotto: ogni cerchio va chiuso.
Alla fine possiamo dire che abbiamo schiacciato il serpente che si fida solo della saliva?
Bisogna deciderlo perché si ripropone ogni volta. Non è necessariamente una figura brutta. Io sono molto legato a quello che non si vede, quella è la bellezza: Dio non lo vedi ma è nelle cose belle.
Che accadrà nelle prossime settimane?
È partito il tour e intanto sto finendo altre cose. Dopo quasi tre anni fermo considero i lavori usciti nella pandemia album persi a meno che non li rilanci col live.