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Almamegretta, con Senghe aprono una fessura sulla fratellanza

Musica

Fabrizio Basso

Anticipato dall’uscita del singolo Figlio, il disco vede la produzione artistica di Paolo Baldini, uno dei professionisti più richiesti del dub/reggae europeo, che ha curato l’intero lavoro, oltre a essere ufficialmente entrato nella band come bassista. L'INTERVISTA A RAIZ

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In dialetto napoletano Senghe significa crepa, fessura. E sbirciando lì si trovano le undici canzoni del nuovo progetto discografico degli Almamegretta, che si intitola appunto Senghe. Con Raiz ho viaggiato nel loro mondo dove si è tutti figli, tutti fratelli.

Quando avete cominciato a ragionare sul disco e come ci avete lavorato? Siete soddisfatti della luce che filtra?
Abbiamo cominciato a ragionarci già nel 2016, pensando di lavorare con Paolo Maldini. E' un disco abbastanza dub senza tradire la vocazione pop. Man mano che scrivevo mi dicevo che era un peccato lasciare indietro le canzoni fatte, dunque da progetto dub è diventato una raccolta di canzoni. Abbiamo preservato l’anima grezza del progetto iniziale con le canzoni, senza preoccuparci di appoggiarci la voce, dunque senza troppa armonia. Adattiamo la melodia mediterranea a un ritmo molto lontano ma ci viene bene.
Perché avete scelto Figlio come biglietto da visita?
C’erano anche altri pezzi candidati, ma ci piaceva il messaggio che filtra. Il progetto Almamegretta nasce intorno a culture diverse e coesistenza.
Nel testo dite che un fiore crescerà sempre anche sotto il cemento: è lo stesso che nasce dal letame di Via del Campo di Fabrizio De André? Non è cambiato nulla in mezzo secolo?
E’ quello stesso fiore e non è cambiato purtroppo nulla.
E’ figlio pure chi non mi somiglia è una grande dimostrazione di fratellanza e uguaglianza: si sta facendo abbastanza per Fappace cun te?
Rispetto a quando abbiamo iniziato a fare musica non pensavamo che dopo 30 anni si dovesse parlare ancora di questo: guerre di religione, una guerra nel cuore dell'Europa che in maniera ingenua non ci aspettavamo più. Non si è fatto abbastanza. Tutti proteggono il proprio orticello, le tante repubblichine che nascono sono il segno del grande vuoto intorno al concetto di fratellanza.
Per altro anche in Homo Transient è forte il concetto di figlio, inteso come fratello, senza vincoli di sangue: è un tema che da sempre sentite vicino e sviluppate: crescerà l’erba nel deserto e potremo dire che portate la civiltà?
Parliamo di migrazione qui, il pezzo dice che sono mosso dall’urgenza di pane per i miei figli. Non so se porterà civiltà. Oggi ci sembra incredibile vedere come è cambiato tante volte il volto dell’Europa, ma non ce ne accorgiamo più. Ci sembra assurdo che venga gente a deturpare l’Europa ma questa è la storia dell’umanità. Non eludiamo le difficoltà, i problemi e gli scontri ci sono, è il mondo da sempre che va così: uno tsunami non lo fermi con una diga ma puoi prevederlo e puoi adottare delle contromisure.
Mi racconti la storia di Toy?
Oscilla tra tamurriata a dance anni 90. La frase se pensi di essere Dio non lo sei è rivolto all’uomo. Creiamo distruggendo altre cose ma attenzione che non sia un gioco troppo azzardato. E’ il messaggio ambientalista fatto con voce mistica: viviamo con quello che ci è stato donato e se lo rovini e poi non lo aggiusti forse è meglio non giocarci troppo.
In Stella dite quante giornate amare l’amore fa passare: quale è il significante di passare?
Il testo è di Fausto Mesolella, ce lo ha lasciato lui. La abbiamo presa e fatta nostra con un arrangiamento electro-calispo e calipso-dub. Parla di amore.
Il mondo prossimo alla scisma: chi è il figlio dell’uomo oggi, il Ben Adam?
E' un uomo che non conosce il valore dell’unità e non si riconosce in un altro: basta un accento diverso per non riconoscersi, è la grande sconfitta dell’uomo perché la diversità è confronto e non randello.
Make it work è il Carpe Diem di Orazio spostato nel terzo millennio? E come si può conciliare col male di vivere di Miracolo, riferimento a Eugenio Montale direi.
E’ un grido di ottimismo dedicato a mia moglie che si sta curando per il cancro al seno e grazie alla scienza si sta riprendendo, segno che in Italia la sanità quando funziona...funziona bene. Il cancro non è un bacillo che prendi dall'esterno ma qualcosa che si rompe dentro di te e devi farlo rifunzionare.
Quando è l’ultima volta che hai assistito a un miracolo…terreno?
Forse mai. Oppure penso alla notizia di un marocchino che si è buttato in mare a Castel Volturno per salvare due bambini. C'è riuscito ma lui morto.
Campo è il mondo che vorreste?
E’ un pezzo mistico e psichdelico. C’è molto della mistica ebraica, tema che mi affascina. Io sono stato, sono e sarò è un discorso ricorrente. Sei parte di un qualcosa e non ne sfuggi. L’essere umano è sconfitto quando esce dal mondo dove è stato creato. E' un altro messaggio per l'ambiente.
Usare più idiomi credo si una forte messaggio di pace e unione: è questa la vera fessura dell’umanità?
Rompe la comunicazione unica. Ci diverte usarli quando si assomigliano: in Make it Work giochiamo su breve e fortuna ovvero short—sort. E' un altro miracolo di idiomi che si assomigliano. La lingua batte sul palato e tira fuori grandi cose trasmettendo un senso di unione.
Che accadrà in estate?
Il disco è finalmente uscito, qualcosa faremo ma gireremo soprattutto in autunno. Ci sono state richieste. Senghe è meno acustico e più elettronico e il club è la sua casa ideale per presentarlo.