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Hu, i suoi 11 Numeri Primi oscillano tra unicità e inquietudine

Musica

Fabrizio Basso

Il suo album d’esordio raccoglie undici tracce capaci di unire l’elettronica da clubbing a un testo profondo, una scrittura semplice con suoni ricercati. L'INTERVISTA

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Un progetto innovativo per un viaggio nei sentimenti, un viaggio metaforico e

musicale alla scoperta della propria unicità e di nuove emozioni. E' Numeri Primi, l'album d'esordio di Hu, grande protagonista dell'ultimo Festival di Sanremo (GUARDA LO SPECIALE) in coppia con Highsnob. Federica Ferracuti, classe 1993, marchigiana di Fermo, riunisce, per l'11 marzo, 11 tracce che sono come i due numeri primi vicini e due linee parallele, irripetibili e indivisibili. E' un numero che accompagna la sua vita, l'11. Come l'accompagna una capacità di decifrare i sentimenti e la quotidianità altrettanto unica. Il messaggio, forte, potente e che siamo unici come ogni individuo.

Federica partiamo dalla storia di Numeri Primi: quando è nato e come è stato lavorato, considerato anche il periodo?

E' un grosso lavoro di ricerca personale, deve avere un senso, deve essere un quadro con tanti colori. Non volevo diecimila produttori e autori e team diversi. Racconta tutta la mia vita a oggi e dunque andava messa in fila con coerenza fino all'ultima traccia. Il concetto di numero primo parte dal fatto che mi sono sentita spesso sbagliata poi ho scelto di essere felice e dico che siamo tutti unici: l'unicità è giusto non solo afferarla ma farne una forza artistica.
Allora 11 marzo, 11 tracce e il tutto oltreché un numero primo è un numero palindromo: credi nella numerologia e nella ritualità?
Gli egizi hanno fondato una dinastia sulla numerologia. Mi ha sempre affascinato la matematica. Trasforma in arte l’energia e ne condividiamo lo spazio, ne siamo circondati. Non è stato forzato, solo dopo ho realizzato anche che l'11 marzo è il compleanno di mio nonno, e l'11 aprile il mio. E questa intervista è fatta all'undicesimo piano.
Che prezzo ha un granello di felicità?
Dipende da quello che sei disposto a perdere, per me è tutto, è vivere al massimo e non avere paura di farlo. Ci sono troppi filtri su quello che ci fa stare bene, di cose semplici c’è più bisogno, oggi tutto è costruito e complesso e io voglio tornare indietro.
Avec Moi è una ipotesi di fine del mondo, con un finale positivo: eppure in questo momento c’è poco tranquillità, anzi. Che pensi?
Quando la ho scritta ho pensato al finale di Fight Club. Nasce da un’altra idea, ero a letto con la mia fidanzata e ho detto: pensa se arriva una tempesta elettromagnetica, se si blocca l'elettricità, se finisce il mondo…siamo circondati da tante cose di cui non abbiamo bisogno. Io sto bene, ho la coscienza a posto se finisse il mondo ora. Ho tutto quello che sogno e sto bene. Abbiamo bisogno di purezza e di amore, elementi che ti fanno pensare di vivere bene e fare del bene. Vivo malissimo la situazione attuale: che possiamo fare per aiutare? Tanti bambini hanno perso le famiglie, sto studiando come fare per ospitarli anche temporaneamente.
Se oggi potessi bere una birra col destino cosa gli chiederesti?
Perché me la prendo sempre troppo male quando qualcuno mi delude.
Ci sono momenti in cui riesci a dimenticare dove sei e con chi sei?
No, so sempre dove sono e con chi sono. Sono sempre consapevole. Mi riconosco davanti allo specchio: sono una consapevole ma ho la curiosità di scoprire sempre cose nuove della vita.
Qual è l’ultimo errore cui hai brindato?
Quello che mi ha fatto conoscere la mia compagna.
Millemila è un inno all’eternità. Ma se invece potessi tornare indietro nel tempo, dove vorresti andare?
Ogni tanto mi guardo intorno e penso a come era qui una volta, mi è capitato recentemente Roma in zona Colosseo, ho pensato ai gladiatori. Vorrei vivere o all’epoca dei Sumeri o della civiltà egizia.
L’unico featuring, oltre a quello con Highsnob che abbiamo ascoltato a Sanremo, è con Francesca Michielin: come è nato?
Ci siamo conosciute a un corso serale di meditazione in Conservatorio. Mi ha supportato su Sanremo Giovani poi ci siamo trovate per fare musica insieme. Quel brano aveva bisogno di qualcuno per finirlo, racconta tanti mondi e Francesca era la persona perfetta.
Come hai lavorato con Andro?
Ho consciuto nello stesso giorno Andro e Giuliano, io non volevo farmi avanti mente loro mi chiedevano di me. I Negramaro sono ragazzi che ce l’hanno fatta. Arrivano al cuore di tutti, sono una band storica. Con Andro ci siamo trovati e capiti subito.
Come si riconoscono gli occhi da MoMa: si possono evitare o quando ne capisci la superficialità è sempre troppo tardi?
Tu sai sempre chi hai intorno. Non sbaglio mai sulle persone. A volte cerco di giustificare ma poi mi rendo conto che non dovrei. Per indole osservo ma lascio fare, sono ingenua anche se so cosa mi aspetta dai presentimenti. Lo sai ma speri che non sia così e non vuoi andare altrove, vuoi sbagliare e basta. Se non conosci le persone nell'intimità casalinga non sai chi hai davanti.
Continui a non credere alla fortuna?
Mai ci ho creduto ma penso ci sia un filo che lega certe situazioni, a volte accadono cose assurde. Mai ho notato quanti fiorai ci sono a Milano finché non ho iniziato a comprarli: siamo circondati da coincidenze che credi non esistano. Pensare troppo è la mia maledizione.
Ti piace stare a occhi chiusi e non sentire niente?
Quando hai un dolore devi lasciarti andare a quel dolore, non c’è modo migliore per affrontarlo. La serenità cosmica è stringersi in solidarietà con altre persone, accettare quello che la natura fa, come le ginestre alle pendici del vulcano.
E’ tardi per scappare o non è mai troppo tardi per scappare? A tratti si respira un senso di impotenza verso il raggiungimento di un sogno.
Non è mai tardi a meno che non venga con te la persona. Arrivano i momenti delle decisioni e vanno prese prima che causino un danno interiore.
Il disco è finito, alziamo su i bicchieri per brindare a cosa? E che emozione trasmette realizzare un brano di 5 minuti e mezzo come La Versione Migliore di Noi? Per altro molto ipnotico che ricorda i primi Krafterwerk.
La musica techno viene da una matrice di minimalismo e ripetitività. Radioactivity dei Krafterwerk tratta i ritmi incessanti della produttività: da quel mondo ho preso l'idea delle microvariazioni nelle canzoni, qualcosa che si aggiunge e poi si liberano tutte. Lo può suonare un deejay in un club ma anche io sul palco, la parte centrale neoclassica e un lasciarsi andare a un giorno nuovo e ogni alba è uno stimolo a essere migliore.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Sto per annunciare un tour con Magellano Concerti, poi penso a un format sulla cucina abbinata alla musica; penso a corsi di musica avanzati, ho presentato domanda per insegnare all'università e poi rifletto già su un altro album. Vivo attaccata al computer. Negli ultimi due mesi ho imparato a rispettare i miei tempi. Ma resto irrequieta, penso tanto e il tempo non mi basta mai.

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