Il coordinamento che riunisce I tre festival emiliano-romagnoli Ferrara Sotto le Stelle, acieloaperto e Arti Vive ripropone il Festivalino Musicale dal 10 al 12 gennaio con una serie di live streaming, webinar e panel su comunicazione, direzione artistica e tutto ciò che riguarda quel mondo. Novità di quest’anno una sezione dedicata ai documentari sul dietro le quinte dei festival. Tra i protagonisti Emidio Clementi, Laila Al Habash, Machweo e Riccardo Sinigallia. L'INTERVISTA
Forte dei buoni risultati ottenuti durante la prima edizione, torna dal 10 al 12 gennaio il Festivalino Digitale, la rassegna online di live streaming, webinar e panel su comunicazione, direzione artistica e tutto ciò che riguarda il mondo dei festival musicali. Quest’anno aggiunge alla programmazione anche la sezione dedicata ai documentari sul dietro le quinte dei festival. Festivalino Digitale è presentato da Solido, il coordinamento che riunisce tre festival emiliano-romagnoli: Ferrara sotto le stelle, acieloaperto e Arti Vive. Nato nel pieno della prima ondata pandemica del 2020 con il nome di Cubo per far fronte comune alla crisi della musica dal vivo e rispondere alle grandi questioni nate dalla pandemia, da iniziativa temporanea e seminale si è evoluto in Solido, con l’obiettivo strategico di condividere una progettazione triennale sulla base di idee e valori comuni, in una prospettiva non strettamente legata alla pandemia ma aperta alle sfide future che sia in grado di mettere al centro un'idea innovativa di Festival. Un percorso a tappe per realizzare alcuni obiettivi nel segno della cultura digitale, della sostenibilità ambientale e delle nuove forme di inclusività. Orizzonte che richiede non soltanto una trasformazione dei comportamenti ma anche importanti investimenti in termini di economie e risorse umane, motivo per cui è necessario ripensare anche i modelli di business, con la consapevolezza che i prossimi tre anni saranno decisivi per una reale ripartenza del settore. Ho discusso tutte le tematiche del Festivalino con Corrado Nucini, musicista e manager, anima, mente e cuore di Ferrara sotto le Stelle.
Corrado come stai, come state affrontando la situazione attuale?
E’ un enigma, ogni volta che pensi di avere trovato la risposta poi non c'è. La legge non è chiara, siamo in un corto circuito di comunicazione istituzionale, in un labirinto ed è demotivante poiché già convivere col virus è complesso visto che non sta finendo e la situazione si complica di più. Noi lavoriamo con fiducia e ottimismo per l’estate consapevoli che col caldo il virus perde forza; in questo momento manca la tempistica di programmazione e si fa tutto alla svelta: pensa quante volte è stato spostato il tour Brunori, ho letto di una persona che ha acquistato il biglietto da solo e nell'attesa si è sposato ed è diventato padre: insomma è passato un mondo in mezzo. Bisogna trovare le motivazioni per andare avanti. Non aspettare il mondo di prima ma trovare nuove sinergie, sfruttare questo tempo per creare nuove vie e fare formazione. La paura economica è sempre più centrale e la coperta è davvero molto corta. La socialità è penalizzata, un concerto è comunità, è stare insieme.
Secondo te una realtà come Solido sarebbe nata anche senza pandemia?
No o almeno non in questi termini. Avevamo già confronti di idee ma non così forti, ora dobbiamo scambiarci informazioni, idee, progetti, siamo un gruppo di appassionati musica, lo scopo è sognare intorno ai progetti musicali. Sono arrivati quel po’ di soldi sufficienti per partire con questi progetti ma se non saranno supportati da economie solide e da progettualità di quello che accade in eventi come il Festivalino resteranno solo parole vuote.
Guardando al futuro come immagini l’interazione tra musica virtuale e reale?
Le possibilità sono tante. Una delle cose più belle è offrire opportunità. Chi ha figli piccoli e ha difficoltà a spostarsi aprendo un portale può assistere a un concerto in qualunque club.
Potrebbe essere una finestra aggiuntiva per i concerti sold out?
Integra l’esperienza dal vivo, quello che non può farè è sostituirla. Un concerto non è solitudine, dall’antichità è un momento collettivo.
Uno dei temi che affrontate al Festivalino sono le nuove forme di inclusività: cosa puoi anticiparmi?
Cercheremo di dare attenzione a diversità, complessità e realtà che nascono dal mondo che viviamo. Basterebbe avere line-up con un maggiore equilibrio tra uomini e donne, bisogna andare oltre quello che la nostra società esprime. Se ci rifletti oggi è difficile pensare a band femminili, le line-up dei Festival sono al 90 per cento formate da artisti uomini: già porsi il problema è sintomo modernità. I Festival raccontano la contemporaneità e se la realtà è fluida devono trasformarsi di conseguenza. In un triennio con Solido puntiamo alla parità.
I numeri segnalano comunque una crescita del mercato discografico: fino a che punto possiamo essere ottimisti?
La creatività nasce dall’ottimismo, non è un gesto di disperazione. Chi scrive una canzone e organizza un festival vuole fare emergere la parte migliore delle persone. Ben vengano le nicchie, come quella delle musicassette, ma la musica deve essere centrale nelle forme di espressione delle nuove generazioni. Una volta il sogno del musicista era trvare che qualcuno ti pubblicasse, oggi ci sono altre formule, ci sono le piattaforme; ma la questione centrale riguarda i contenuti.
La musica come ripartenza è un focus su Ferrara: come stai ragionando per il 2022?
Vogliamo consolidare quello fatto lo scorso anno, che era una edizione ponte anche se è il ponte si è rivelato più lungo del previsto. Sono ossessionato dall’idea di portare i giovani sul palco.
Ci sono alcuni artisti che si esibiranno in occasione del Festivalino: a parte Emidio Clementi, che è una leggenda, come sono stati scelti?
Laila Al Habash era già prevista con Venerus a Ferrara sotto le Stelle ma c’è stato un temporale e il concerto è saltato. E’ uno di quei fenomeni che sono punti di incontro di generazioni, culture; Riccardo Sinigallia racconta cose importanti, ha attraversato più generazioni; Machweo è originario di Carpi, lo ha proposto Arti Vive per la sua originalità e credo anche per prossimità territoriale. Quel che è certo che ci sarà una grande possibilità di sperimentare.
Ferrara Sotto le Stelle è una delle poche realtà, un’altra potrebbe essere il Locus Festival, che fa vero scouting: come ragioni quando devi preparare il programma?
Cerco di ascoltare più robe possibili nuove e capire cosa deve crescere. Ma spesso ci sono fenomeni che vanno furi controllo: Blanco in 6 mesi è passato da nome nuovo ad artista fuori portata per la maggior parte dei Festival.
La tua colonna sonora del 2021 ha qualche nome speciale? Qualche artista che hai consumato come ascolto?
Marracash mi piace molto anche se il mio dna è nei gruppi americani degli anni Novanta. Girano spesso John Coltrane e Miles Davis sul mio giradischi. La musica è stata il viaggio della testa quando non potevamo vedere il mare né i monti, è stata un potenziatore del qui e ora.
Quali sono i tuoi impegni per queste prime settimane del 2022?
Per fortuna lavoro ce ne è tanto. Il Festivalino è il primo e più importante. Poi sto seguendo una produzione per Arci Regione Emilia Romagna con Alessandro Baronciani e Giungla: disco e colonna sonora per i fumetti di Alessandro. Poi ci saranno altre esperienze tipo Soundtracks col comune di Modena e, a febbraio, il Silent Festival in Puglia, un percorso di musica, immagini e sonorizzazioni.