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Per Dalla, la recensione del docu-film su Lucio Dalla

Musica

Fabrizio Basso

credit Teche Rai

Il docu-film di Pietro Marcello unisce biografia e storia, realtà e immaginario, dando vita a un ritratto che attinge dall’infinito bacino dei repertori pubblici e privati, storici e amatoriali. Al cinema distribuito da Nexo Digital solo il 5, 6 e 7 luglio

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Comincia davanti alla sua lapide, a quella del musicista poeta maestro di vita, Per Dalla, il docu-film che Pietro Marcello ha realizzato sul grande artista bolognese. Ne emerge un Lucio Dalla inedito, raccontato attraverso varie testimonianze. La prima è quella di Tobia Righi, suon manager dal 1966: “Arrivò al ristorante Cèsari e mi disse. Tobia, ho bisogno di un manager perché non sono soddisfatto di quello che ho. Ma sappi che non ho una lira”. Non li avevano neanche i promoter della prima serata e si è risolta con un trucco. Qualche immagine d’epoca di treni colmi con il loro carico di addii e tenerezze sulle note di 4 Marzo 43 e poi Righi riprende a raccontare i suoi inizi con Lucio. La mamma di Dalla lo voleva con un lavoro normale ma quando, sotto l’influenza di Mago Zurlì, se lo ritrova su un palco lo abbraccia fiera. Lucio Dalla racconta del suo primo gruppo, la Reno Jazz Band, poi andò a Roma dove dormì anche per strada ma soprattutto comprese la frattura tra la sua musica e quella che si ascoltava. Altre immagini d’epoca accompagnano la rara Il Fiume e la Città. Tobia Righi racconta che “era uno dei pochi creativi che sapeva anche vivere, quello che gli dicevo lui lo sapeva già prima”.

Lucio Dalla aveva dalla sua il messaggio e sono commoventi le immagini quando a un raduno, in un momento di contestazione, chiede a tutti di cantare Itaca. Ci sono volti bellissimi, segnati dalla vita, come scavati dal tempo: il brano è E lì. Poi si ricorda la figura di Renzo Cremonini che è stato uno dei suoi produttori discografico che ha avuto il merito di avere presentato a Lucio il poeta Roberto Roversi, col quale avviò una lunga e proficua collaborazione. Bellissima l’intervista a Roversi sul genocidio culturale avvenuto a Bologna negli anni 50 e sui suoi ricordi della città negli anni Trenta, quella della sua infanzia. Che emozione le immagini seppiate di quella “corsa spaccacuore” che fu la Mille Miglia del 1947 con protagonista Tazio Nuvolari. E che album quell’Automobili del 1976 con la canzone sul mantovano volante che “se ne frega anche della vita”.

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Altri ricordi arrivano, tra Righi e Stefano Bonaga, davanti a una tagliatella (in un altro video sono comparse le sfogline in bianco e nero) in trattoria, tovaglia rigorosamente a quadretti. Lucio, che ogni tanto appare in filmati d’epoca, sembra ascoltarli. Il lavoro di montaggio di Per Dalla è da Oscar. Così come è ammaliante Lucio che racconta i suoi esordi da bambino prodigio accompagnati dalla piacevole sensazione dell’insuccesso. Anche i silenzi hanno voce nell’incedere delle immagini che poi sfociano nel mondo delle fabbriche, con i ricordi di chi in quegli anni ha lasciato il paese, la casa per entrare in Fiat, situazione che introduce Intervista all’Avvocato, una delle punte più alte del surrealismo del secondo dopoguerra. La moda popola le passerelle mentre nelle strade volano molotov e cariche di polizia, si respira la piazza in Quale Allegria. Poi si sfiora la stagione dalliana post Roversi. Si torna su un treno con Balla Balla Ballerino per dirigere verso una vergogna italiana testimoniata dalle immagini strazianti della strage di Bologna. Sui titoli di coda divampa Come è profondo il Mare e la consapevolezza che di Lucio si parla sempre al presente, come se fosse al nostro tavolo.

Per Lucio è una produzione IBC Movie con Rai Cinema in collaborazione con Avventurosa con il sostegno della Regione Emilia-Romagna; è distribuito al cinema da Nexo Digital il 5, 6, 7 luglio in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY, MYmovies.it e Rockol.it.

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