Al via, finalmente, la programmazione della Fondazione Nazionale della Danza. Nel rispetto delle norme anti-covid il direttore generale della compagnia ci anticipa una stagione ricca di appuntamenti
Per molti, i mesi di lockdown sono stati mesi di letargo, tristi e vuoti. Ma il mondo dell'arte, anche se fortemente penalizzato, non si è fermato. La Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto di Reggio Emilia, sotto la guida del direttore generale e artistico Gigi Cristoforetti, ha continuato a lavorare, mettendo idee in incubazione che ora possono finalmente germogliare. Il primo atto è la ripresa del Don Juan che torna sul palco dal 6 al 9 maggio al Teatro Metastasio di Prato. Gigi Cristoforetti racconta che "per tanto tempo ci siamo mossi nel segno dell’improvvisazione. Prato è il debutto con quattro rappresentazioni: ci hanno affidato l’inaugurazione del loro teatro andando a tentoni, ipotizzando i primi di maggio, dopo la prevista inaugurazione a fine ottobre. Qualche mese fa fu identificata questa data un po’ a caso. Sono quattro spettacoli ma intanto ripartiamo, considerato che ne abbiamo accumulato tanti e dobbiamo recuperare".
La vera svolta, l'illuminazione, è il braccio che Aterballetto tende alla prosa: il Don Juan e La tempesta (alla quale ha collaborato Giuliano Sangiorgi dei Negramaro) sono stati concepiti per entrare anche nella prosa: "Per la danza è rivoluzionario entrare nelle stagioni teatrali. D'altra parte si sta accumulando repertorio. Abbiamo perso tanto Don Juan e Dreamers e sono saltate altre cose. Ma come ho detto nel rispetto di un protocollo severissimo dato dalla Regione abbiamo continuato a lavorare: nessuno entrava dove lavoravano gli artisti che a loro volta facevano costantemente i tamponi. Nella danza è ineludibile il contatto fisico. Ancora più che nello sport".
La chiusura obbligata ha stimolato Cristoforetti e la sua squadra a ragionare su come toccare il pubblico in modo diverso. Così è arrivato un docufilm sullo Stabat Mater e si sta allestendo un progetto, al momento top secret, per il primo gennaio 2022. La parola magica è microdanze: "Abbiamo pensato che potesse andare bene nel post covid, tanta gente è in bolletta, dobbiamo mantenere i costi bassi per permettere loro di assistere agli spettacoli e dunque faremo qualcosa con sei danzatori. C'è stato recentemente un debutto in clandestinità del secondo cast, mentre aveva già debuttato il primo. Con questa formula potremo essere in città diverse nello stesso giorno: è agile, costa meno, necessita di pochissime scenografie e può andare in teatri piccoli". Il concetto è semplice: o si segue una diversa urgenza produttiva o si chiude. E Gigi Cristoforetti in questa ottica è riuscito a dare un tocco quasi onirico concretizzando idee che per anni sono state solo vaghi pensieri: "Se non si fa ricerca in questo periodo - sottolinea - non si fa mai più, abbiamo appunto moltiplicato le microdanze, è stata l'occasione per lavorare di più sull'arte pubblica e abbiamo presentato alcune con cast locali per il nostro progetto Creative Europe".
Uno dei temi più affascinanti sui quali sta lavorando Aterballetto è le microdanze a 360 gradi: è stato un modo per i coreografi per fare ricerca "e per convivere da subito con uno spettatore immaginario sul palcoscenico e nasce dall'idea che noi vogliamo si crei quando il pubblico si metterà il visore e sarà dentro la performance. Prevediamo il debutto tra fine maggio e i primi di giugno. In quest’anno ho cambiato le cose e fatto tanti passi in avanti: se pensavamo di tornare quelli di prima potevamo solo sederci, se ci proiettavamo nel futuro allora potevamo andare avanti. Certo è negativo per l'aspetto economico e i tour ma più che positivo per guardare avanti e sedurre pubblici totalmente diversi".
Solo sul fattore streaming Gigi Cristoforetti ha frenato: "Finora non ne abbiamo fatto perché lo spettacolo nasce sul palcoscenico. E’ una diminutio. Le cose cambiano se però faccio un docufilm o una video-creazione ex novo studiati per quella dimensione. Saremo costretti dal Ministero a fare dello streaming ma non faremo gli spettacoli, bensì mostreremo prove e backstage, porteremo la gente in luoghi di solito inaccessibili. Il nostro streaming è approfondimento, riflessioni e prove. Ciò detto resta un mezzo straordinario e ci ragioniamo anche se è un prodotto derivato. Siamo un mondo che si basa su risorse pubbliche e avevamo le carte in regola per comprendere un problema di interesse generale quale è il covid. Si potevano studiare mediazioni tra sicurezza e cultura come strumento di coesione sociale, forse c'è stata un po’ di confusione. Io credo che il problema non fosse dentro il teatro o dentro i cinema, ma nel regolamentare l'accesso e l'uscita dove potevano crearsi assembramenti". Ma questo è passato, speriamo: ora Aterballetto ritorna sul palco!