Carolina Bubbico e quella magia che si chiama il dono dell'ubiquità

Musica

Fabrizio Basso

Lucia Oliveri
Carolina Bubbico_ph Lucia Olivieri

 Questo è il terzo lavoro discografico dalla cantante, pianista, arrangiatrice e direttrice d’orchestra salentina, che negli ultimi anni ha collezionato importanti esperienze e partecipazioni, arrivando a esibirsi nei più significativi festival italiani e internazionali e nei migliori club del mondo. L'INTERVISTA

Scommetto che ascoltando un po' di volte il suo disco, una mattina ci sveglierà in più luoghi, ci si sveglierà finalmente ubiqui. Sono talmente tanti i luoghi nei quali ci conduce per mano Carolina Bubbico nel suo nuovo album Il Dono dell'Ubiquità che è impossibile non viaggiare con lei. Io con lei ho fatto parecchia strada anche se al telefono. E ora mi piace condividere i miei, i nostri appunti di viaggio.

 

Carolina partiamo dalla storia del disco.
Sia le tracce che il contenuto sono un atto di grande libertà che mi sono concessa dopo due dischi che dovevano accontentare determinati modelli provenienti dal mio mondo. Infatti ho aspettato cinque anni per fare pulizia. La gioia più grande è che è nato in assoluta libertà. La comunicabilità è figlia della ricerca di una identità ben delineata seppur multiforme. E' una mia caratteristica quella di voler vivere più cose possibile, sono ingorda della vita. Nella vita ci lavoro per trovare un equilibrio ma nella musica mi rende viva, mi esploro in vesti differenti.
Credo che come mai prima hai utilizzato tutte le sfumature della tua voce: alcuni vocalizzi che mi ricordano Lucio Dalla.
Il mio è un approccio strumentale alla voce, è un andare al di là del testo e sfruttarlo come una tromba. Vivo la mia voce come uno strumento, più da musicista. Ho lasciato libertà espressiva, ho scelto strutture compositive che si rifanno a quello che accade dal vivo nei miei concerti. nell'album c’è l’energia che si respira dal vivo, una composizione estemporanea.
Come in un concerto ci sono più voci.
Un po’ per il periodo è stato prodotto in casa da mio fratello Filippo, modalità home made seppur molto collettiva. Sì ci sono molte voci ad affiancarmi, credo in un momento di svolta artistico dove si tende la mano e si cooperara.
Il gin tonic è il tuo cocktail preferito?
Lo è stato fino a poco tempo. Quando è uscito il video di Bimba ho organizzato una festa a casa mia e avendo sforato coi bicchieri lo ho bandito.
Una Bimba così femmina è il segno dei tempi o ti inquieta? Cosa c’è di te?
C'è un tratto autobiografico perché racconta la vita in una provincia come Lecce. Metto a disposizione la mia vita vissuta…Bimba è femminile perché la donna che si addentra nella vita notturna rischia più di un uomo. E’ dedicata alla mia generazione e a chi è più giovane: mostrati per quello che sei, esprimiti al mondo. Troppe volte si subisce molto e si costruisce poco.
Il dono dell’ubiquità da la sensazione di una persona che dopo essersi affidata un po’ troppo ad altri ora vuole camminare con le sue forze.
Lasciatemi essere quello che mi va. Mi riapproprio del mio pensiero. Non voglio parlare per la bocca altrui, padre, compagno o amico che sia: io chi sono. Stream of consciousness di tanti situazioni vissute.
Oggi dove vorresti essere contemporaneamente?
Tra casa di mia madre e casa mia. Lei vive in campagna, in un luogo che è un porto di mare.
Beverly Hill inizia con solita strada come Ciao Amore Ciao di Luigi Tenco e c’è la stessa tristezza...
E' un brano speranzoso ma amaro. Una storia d’amore, un cristallizzare quello che lui critica di lei. Lei vive in un mondo immaginario, una storia scritta da Cristiana Verardo. Mi affianca Michael Mayo è famosissimo in America che ha commesso la follia di cantare in italiano.
Che differenza c’è tra Bimba e Baby?
Baby è ironico e scherzoso seppur con messaggi taglienti. L’olfatto guida le mie emozioni. E’ quello che più mi riguarda, negli altri parlo attraverso altri personaggi.
La voce calda e pastosa con la quale canti Amore mio nessuno mai nella musica italiana…
Il brano cui ti riferisci è Amore infinito che ho scritto dopo avere visto proprio su Sky The Young Pope. E' una preghiera laica, è il padre che parla alla figlia e invoca la Natura a proteggerla. Ho avuto spesso una attitudine al dualismo narrativo, la tendenza a parlare per più personaggi: prima parla la madre e poi la figlia come fosse un coro della tragedia greca.
A proposito di Italianità: ti senti italiana purtroppo o per fortuna?
Per fortuna. Ho scelto un disco in italiano. Un brano è dedicato all’Italia per i suoni delle nostre lingue, l’autenticità della nostra provenienza. Preserviamo quei suoni.
Chi è la signora Margherita?
Una figura immaginaria. Quando viaggio noto un personaggio e mi imbambolo ed entro nei suoi occhi per capire che vita ha. Mi hanno ripreso spesso gli amici dicendomi di smettere cin questo atteggiamento. Il brano narra cosa signifca essere anziani, è il racconto della vita dei miei nonni materni e paterni, tra Lucania e Salento.
Jungle sembra un romanzo di Jorge Amado, è un pezzo pieno di colori: come nasce?
Ho visto immagini della foresta amazzonica e mi ha colpito una donna che col seno allattava un animale. E' un fantasy disneyano, parla di una donna si sradica dalla città metropolitana e si immerge nella natura amazzonica. Il coro finale mi piace, è come essere sull’Arca di Noè.
Santa Croce…cosa sono oggi pane e felicità?
L'abbandono degli averi più materiali, la rincorsa al denaro e al potere che tutti desideriamo e un ritorno alle terra e alla semplicità. E’ la storia di un clochard che si innamora della perpetua della parrocchia. Un amore impossibile. Le tracce sono la bellezza di possedere meno, l'ambiguità sull’amore irrealizzabile per la perpetua e la bellezza eterna dell’arte.
Voyage ha un attacco che è come sentire i passi sul ghiaccio e lo scricchiolio: è il solo non in italiano, perché un brano in francese?
Mi piace il sound visivo perché ognuno ci vede e sente quello che vuole. E' in francese per omaggiare Baba Sissoko ambasciatore della musica del Mali nel mondo. Lui ha intrapreso un viaggio fisico e culturale per vedere il nuovo da scoprire e non da tenere. Parla del viaggio interiore, del matrimonio di culture che c'è in me. La lingua è il ponte tra Africa ed Europa. Rachele Andrioli ha scritto il testo.
Che accadrà nei prossimi mesi della tua vita artistica?
Siamo partiti con una presentazione ufficiale qui. Aspettiamo di capire come funziona coi teatri, se sarà possibili viaggeremo da dicembre nei teatri italiani e poi all’estero. Lavoro già all’allestimento dello spettacolo che coinvolgerà più elementi. Ci sarà tutto il mio mondo sul palco.

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