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Riccardo Muti a Sky Tg24: “Tornare in teatro dopo il lockdown è stata una grande emozione”

Musica

Ilaria Iacoviello

Al via a Ravenna l’Accademia del maestro giunta quest’anno alla sesta edizione

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Abbiamo incontrato il maestro Riccardo Muti a Ravenna dove vive e dove si sta preparando per i suoi prossimi impegni lavorativi. Con lui abbiamo parlato anche di un progetto a cui tiene moltissimo: l’Italian Opera Academy che ogni anno richiama giovani direttori d’orchestra, maestri collaboratori e il pubblico in un percorso di scoperta dell’Opera italiana. Due settimane - da oggi fino al 31 luglio - di intenso studio e lavoro dalla presentazione delle opere al piano alle prove con orchestra e cantanti fino ai concerti finali diretti dallo stesso Muti e dai suoi allievi. Oggetto di studio quest’anno Cavalleria Rusticana e Pagliacci che, sottolinea il maestro, rappresentano un patrimonio unico al mondo spesso mal rappresentato nei teatri di tutto il mondo ossia il melodramma.

 

Maestro Muti, parliamo subito di questo teatro, il Teatro Alighieri che dopo mesi di lockdown torna a rivivere grazie alla sua Accademia. Che impressione le fa?

E’ stata un’emozione, dopo mesi di assenza dalla musica, dal fare musica assieme, dal vivere la musica, esserci ritrovati con i ragazzi della Cherubini a teatro non solo per preparare i due spettacoli del Ravenna Festival ma anche in vista di questa Accademia. Queste parole sono sempre molto difficili da dire perché si cade nella retorica però è chiaro che una sinfonia significa suonare assieme, un’orchestra sinfonica di persone che suonano assieme. Quindi il fatto che Ravenna sia stata la prima ad aprire alla musica sottolinea il coraggio e la volontà soprattutto di andare avanti.

 

Maestro Muti, questa Accademia ha tre caratteristiche fondamentali: il pubblico può assistere alle prove - quest’anno con tutte le precauzioni del caso dovute al coronavirus - c’è il gemellaggio con Tokyo e poi ci sono i finanziamenti che sono privati.

Sostanzialmente lei ha elencato le linee guida della nostra Accademia che quest’anno pur avendo ricevuto richieste da tutto il mondo ospiterà, per questioni di sicurezza, però solo giovani italiani o stranieri che vivono nel nostro Paese.

Il lavoro dell’Accademia, come sottolineo sempre, è basato sull’insegnamento, ma metto questa parola tra virgolette perché è una parola già di per sé molto arrogante. L’obiettivo è raccontare ai giovani quei segreti che io ho accumulato dai miei insegnanti, tanti anni fa, più di mezzo secolo fa. Quindi dare ai ragazzi il senso morale del loro lavoro artistico e soprattutto insegnarlo attraverso l’opera italiana. I direttori d’orchestra molto spesso non sono preparati come erano preparati i direttori di una volta che nascevano nei teatri come maestri collaboratori e imparavano, come diceva il mio maestro Votto che fu l’assistente di Toscanini alla Scala, a respirare la polvere del palcoscenico. Siamo in un momento in cui il treno è deragliato dai binari e si aspettano i pompieri che lo rimettano sui binari.

 

E quanto ci vorrà per rimetterlo sui binari?

Non lo so. Sono abbastanza pessimista perché i grandi direttori del passato anche i più recenti o sono morti o non hanno più voglia di combattere. La nuova generazione tranne qualche eccezione non è abbastanza preparata.

 

Lei mi sembra che abbia ancora voglia di combattere però. Il fatto di aver fondato e promosso l’Orchestra Cherubini che è un’orchestra giovanile, la sua battaglia nell’aprire i teatri chiusi e darli ai giovani ne sono un esempio.

Si e continuerò a farlo. Ma io parlo da 50 anni, ho fatto appelli, interviste ma niente si muove. Ci sono teatri che restano chiusi, che diventano cinematografi. Capisce bene qual è la situazione. Ma certo qualche goccia nel mare serve comunque.

 

Mi dà un parere sui giovani dell’orchestra Cherubini?

Sono bravissimi. Rappresentano una parte bellissima dell’Italia. Oggi molti di questi ragazzi non sono solo diplomati al conservatorio ma hanno anche altre lauree. Insomma una preparazione molto  solida. Eppure, come ho detto a molti ministri, tanti di questi ragazzi non troveranno lavoro e questo è un grandissimo problema. Noi potremmo fare delle cose straordinarie se solo i governanti capissero che i musicisti non intrattengono ma danno cultura.

 

Dicevamo che il Teatro Alighieri riapre i battenti dopo mesi di lockdown, come è stato il suo lockdown?

Sono stato bene a casa. Sono stato benissimo. Naturalmente essendo uno spirito libero l’idea di stare a casa in sé mi faceva piacere, l’idea che dovevo forzatamente stare a casa mi dava un po’ fastidio. Però siccome sono un cittadino disciplinato ho detto: obbedisco. Ho fatto comunque la vita semplice di uno che a casa non ci sta mai e ha avuto la possibilità di starci di più.