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Mika a Bologna, celebra a colori il suo album di famiglia

Musica

Mika in concerto a Bologna, un viaggio nella storia dell'Universo e in quella dei suoi genitori. In scaletta il suo ultimo album My Name Is Michael Holbrook e i suoi successi. Apre il concerto un bravissimo WrongonyouProssimi appuntamenti stasera, 30 novembre, a Montichiari e il 3 dicembre a Milano. La RECENSIONE

Mika fa pace con la sua identità, il suo nome è Michael Holbrook

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(@BassoFabrizio
Inviato a Bologna)


E finalmente la luce si spense e dall’arcobaleno escono parole di amore, che tra tutto e niente, fanno implodere la vita e tra il sacro dei sette giorni biblici della creazione e la scienza che ragiona su miliardi di anni si collocano i genitori di Mika, si collocano a un semaforo di New York e quell'incontro scatena un nuovo Big Bang. Il palco si colora e Mika appare con un abito bluette e con passi di ballo degni del migliore Fred Astaire scatena il pubblico con Ice Cream e poi si confessa, apre con una lettera aperta alla gelosia che come le vere epistole inizia con Dear Jealousy. Ora via la giacca e il falsetto riempie l’aria con Relax (Take it Easy). Sfrutta le sue conoscenze in italiano per raccontare l’anima del suo album che è la riconciliazione col suo cognome. Il ritmo è buono, è alto, ci vorrebbe forse una scenografia più varia. Il pubblico lo accompagna come fosse un corpo di ballo. Il movimento pelvico di Mika è molto Elvis, in alcuni momenti anche meglio. Ha una energia pazzesca. Dopo Origin of Love e Platform Ballerinas è il momento dell’omaggio a Bologna per la sua storia musicale e culinaria, forse la migliore con Napoli, a suo dire. E ora si balla. Scende dal palco e si concede ai fan. Questo è un vero gesto d’amore. Il pubblico lo accompagna in tutto Big Girl (You are beatiful) nel suo tragitto nel parterre con affetto, lo coccola ma non lo soffoca. Bravi tutti.

Serve un momento di pausa. Le parole tornano a primeggiare, promettono che sconfiggendo la paura della morte si sconfigge la morte stessa poi le note di un piano ammantano di romanticismo l’Unipol Arena finché il ritmo devia sul rock con Tiny Love. Il pianoforte con le sue luci scintilla nel buio. Per l’occasione si rimette la giacca e poi il pianoforte inizia a levitare, si eleva di qualche metro da quel palco strano, fatto di saliscendi come la vita. La voce è calda per introdurre Underwater e poi prima dell’acclamata Paloma chiede per le anime del paradiso di accendere le luci e l’effetto è suggestivo. Tomorrow merita di essere contestualizzato in Domani e in piedi sul piano la esegue con brio, come si diceva una volta. Il concerto scivola via lieve e avvolgente ma lascia la sensazione che troppo venga appoggiato sulle spalle di Mika. Che, sia chiaro, non si sottrae al ruolo di gladiatore nell’arena ma con  poco di più (chessò un tocco dissacrante e camaleontico dei ragazzi di San Giovanni in Persiceto che con un camper a comparse e scomparse aveva nobilitato un precedente tour) avrebbe portato il suo popolo su un tappeto volante.

Ora è in ginocchio sul fronte del palco, come un San Sebastiano trafitto da una lama di luce, e racconta di essere stato a Bologna a lungo mesi negli ultimi mesi, costretto a un pendolarismo forzato per stare vicino alla mamma. L’omaggio è in francese, è quasi Punk, ricorda Plastic Bertrand. E’ boogie Lollipop con un finale tronco, da maratona rock. Si torna al ritmo della mattonella con Good guys. E’ un momento romantico, c’è Happy Ending: è forse il momento che più sottolinea la potenza vocale di Mika. E in segno di devozione il palco torna ad alzarsi. Si marcia verso il finale: al quarto tentativo riesce a silenziare il palazzetto e a cappella ci porta verso Love Today, solo una carezza di chitarra dietro di lui. Ora è il rosso che domina, quello del cuore caldo e che pompa: il pianoforte fa da sottofondo a un aneddoto che ruota intorno alle tre del mattino quando nasce questa canzone nel cuore della notte. La sua energia è inesauribile. Sulle note finali di We are Golden arrivano i saluti di Mika. Ma poco dopo riappare per eseguire l'attesissima Grace Kelly. Il concerto si chiude con Tiny Love (Reprise).