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Dalton Trumbo e gli altri: storia della lista nera di Hollywood

Cinema

Il 25 novembre 1947 fu istituito l'elenco che segnalava come "simpatizzanti comunisti" sceneggiatori, registi e attori. A cambiare le cose (fra gli altri) furono Kirk Douglas e Dalton Trumbo

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Negare lavoro agli artisti cinematografici perché simpatizzanti con il comunismo: era questa la motivazione alla base della nascita della lista nera di Hollywood. Il 25 novembre 1947 fu stilato un elenco di sceneggiatori, attori, registi, musicisti e altri professionisti dello spettacolo, accusati di avere simpatie o legami con persone vicine al Partito Comunista degli Stati Uniti d'America. Il sistema resse fino al 1960, quando il nome di Dalton Trumbo fu inserito nei titoli di testa come sceneggiatore di "Spartacus", diretto da Stanley Kubrick, e poi di "Exodus" di Otto Premiger.

Le premesse

La Lista Nera di Hollywood era un elenco di nomi ai quali dalla metà degli anni Quaranta era proibito lavorare nello spettacolo perché considerati simpatizzanti nei confronti del Partito Comunista degli Stati Uniti d'America. Tutto iniziò con l'articolo di William R. Wilkerson, pubblicato il 29 giugno 1946 su Hollywood Reporter, in cui teneva la rubrica "Un voto per Joe Stalin". Qui elencava diversi simpatizzanti comunisti, tra cui Dalton Trumbo, Maurice Rapf, Lester Cole, Howard E. Koch, Harold Buchman, John Wexley, Ring Lardner Jr., Harold Salemson, Henry Meyers, Theodore Strauss e John Howard Lawson. Nell'ottobre 1947, attingendo da questa lista, la Commissione per le attività antiamericane (HUAC) citò in giudizio diversi professionisti. Nella prima udienza testimoniarono Walt Disney e Ronald Reagan, allora presidente della Screen Actors Guild. Il primo disse che la minaccia dei comunisti all'industria cinematografica era reale e fece i nomi sei simpatizzanti che avevano lavorato per lui.

I dieci di Hollywood

Con l'inizio delle udienze, dieci persone si rifiutarono di testimoniare, diventando i cosiddetti "dieci di Hollywood". Si trattava del regista Edward Dmytryk e di nove sceneggiatori: Alvah Bessie, Herbert Biberman (anche regista), Lester Cole, Ring Lardner Jr., John Howard Lawson, Albert Maltz, Samuel Ornitz, Adrian Scott (anche produttore) e Dalton Trumbo. Il 25 novembre 1947, dopo una riunione segreta al Waldorf-Astoria di New York, il presidente della Motion Picture Association of America Eric Johnston rilasciò un comunicato stampa. Annunciò che i dieci di Hollywood sarebbero stati licenziati o sospesi senza risarcimento e non riassunti fino ad assoluzione delle accuse di oltraggio, oltre al giuramento di non essere comunisti. Era nata la lista nera di Hollywood.

L'attività della HUAC

Per tutti gli anni Cinquanta la Commissione continuò a citare in giudizio membri dell'industria cinematografica, facendo loro domande non solo sulle proprie attività, ma anche su quelle dei propri colleghi. Un terzo delle persone interrogate collaborò con la HUAC perché chi non si prestava alle loro domande, poteva finire in galera o, peggio, nella lista. Oltre alla Commissione, c'erano anche gruppi privati che monitoravano il mondo del cinema, pubblicando poi articoli e pamphlet per denunciare i sovversivi. Il più potente di questi gruppi era la American Legion, che non solo disseminò informazioni su associazioni comuniste di lavoratori dello spettacolo, ma incoraggiò 2,8 milioni di membri a fare dei picchetti davanti ai luoghi dove si proiettavano film fatti da persone che non avevano collaborato con la HUAC. Erano anni in cui "la caccia alle streghe", così come erano chiamati i comunisti (o "rossi) generò fenomeni di isteria di massa.

La fine della lista nera di Hollywood

Negli anni Sessanta, complice anche la guerra del Vietnam e il cambio dei tempi, la lista perse vigore. La spallata definitiva è attribuita a Kirk Douglas. L'episodio di rottura fu l'assunzione di Dalton Trumbo come sceneggiatore di "Spartacus" (1960), da lui prodotto. Trumbo era tra i famosi "dieci di Hollywood". Douglas lo assunse e spiegò che, una volta portato il film in porto, avrebbe rivelato il nome dello sceneggiatore. "Penso di averlo fatto perché ero abbastanza giovane... - ha dichiarato l'attore tempo fa nel libro "I Am Spartacus! Making a Film, Breaking the Blacklist" (2012) - Se fossi stato più vecchio sarei stato più conservatore e avrei pensato magari 'Beh, lascia che sia qualcun altro a farlo'. Ovviamente fui considerato un giovane sfacciato". Per questo suo atto di coraggio Douglas ha ricevuto molti elogi, tra cui un premio da parte della Writers Guild of America, che ha definito il suo un "singolare atto di coraggio". "Tutti i miei amici mi dissero che ero stupido, che stavo buttando via la mia carriera - ha ricordato ancora l'attore - Era un rischio tremendo... Per la prima volta in dieci anni, Trumbo entrò all'interno di uno studio hollywoodiano... La Blacklist era finita".

La versione di Trumbo

Ma all'autocelebrazione di Douglas nella sua autobiografia, si contrappone la verità di Trumbo. Nella sua biografia del 1977 viene svelato come dopo "Spartacus", Douglas prese le distanze dallo sceneggiatore, rifiutandogli un secondo lavoro per il suo film successivo, "La città spietata". Il suo timore era legato ai potenziali danni alla sua carriera. Melissa Trumbo, la figlia di Dalton, ha dichiarato che da quando suo padre è morto nel 1976, Douglas ha fatto di tutto affinché la famiglia dell'artista accreditasse la sua versione. Voleva che lo riconoscessero come demolitore della lista nera. Ma loro hanno sempre rifiutato. Ciò non toglie audacia alla mossa di Douglas, ma apre le porte ad altre figure meritevoli come Eddie Lewis e Otto Preminger, regista di "Exodus", secondo film che riportò alla luce il nome di Trumbo. Quando la Writers Guild of America conferì il riconoscimento a Kirk Douglas, la vedova Trumbo si rifiutò di partecipare. Molti film scritti da Trumbo ma non accreditati, gli sono stati riconosciuti nel corso degli anni: nel 2011 il suo nome è comparso tra i credits di "Vacanze Romane". Alla vicenda di quello che è diventato famoso come lo "sceneggiatore fantasma" è dedicato il film "L'ultima parola. La vera storia di Dalton Trumbo".