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Babylon, dopo la prima proiezione per la stampa il film di Chazelle già divide la critica

Cinema

Manuel Santangelo

©IPA/Fotogramma

Al Samuel Goldwyn Theater di Los Angeles è andata in scena la prima anteprima per la stampa dell’ambiziosa ultima opera dell’autore di La La Land. I pareri contrastanti che ha scaturito la proiezione ci suggeriscono che siamo di fronte a uno di quei film  destinati a non lasciare indifferenti, nel bene e nel male

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L’uscita di Babylon è fissata a queste latitudini per gennaio 2023 ma le voci che arrivano dagli Stati Uniti possono intanto aiutarci ad avere una prima idea di cosa aspettarci dall’ultima opera di Damien Chazelle. L’ambizioso film è stato sottoposto un paio di sere fa al giudizio di critici e giornalisti in un’anteprima pensata apposta per la stampa che però ha prodotto giudizi contrastanti. La sensazione è che ci troveremo di fronte a una di quelle pellicole che non lasciano indifferenti, dividendo il pubblico in chi lo ama e chi lo odia.

Una Babilonia con tante aspettative addosso

Il qualificato pubblico presente alla proiezione-evento tenutasi al Samuel Goldwyn Theater di Beverly Hills è stato influenzato sicuramente anche dalle grandi aspettative che Babylon ha creato. Il film ha deciso di saltare la stagione dei festival ma punta direttamente all’Oscar e ha riferimenti artistici piuttosto alti. Damien Chazelle si gioca molto con questo lavoro che arriva dopo gli acclamati La La Land e First Man, ma non per questo ha scelto un basso profilo, spiegando che il suo film si ispira a capolavori  conclamati come La Dolce Vita di Federico Fellini, Nashville di Robert Altman e Il padrino di Francis Ford Coppola. Cosa accomuna questi capisaldi della settima arte? A detta di Chazelle tutte le pellicole citate sopra sono “epopee classiche che gestiscono una grade quantità di personaggi per mostrare i cambiamenti della società”. Esattamente ciò che sogna di fare Babylon, che ambisce a restituire il ritratto di un’epoca ben precisa come gli anni Venti del secolo scorso. L’opulenta Babilonia è qui la Hollywood di cento anni fa, riproposta attraverso un romanzo corale che intreccia diverse storie e mostra sia i lustrini che il lato oscuro di quel determinato mondo. Come in un gioco di specchi, a partecipare a questo progetto che tocca anche l’evoluzione dello star system da allora ci saranno due divi di oggi come Brad Pitt e Margot Robbie. Entrambi sono dati già sulla fiducia tra i papabili all’Oscar anche grazie ai commenti entusiastici rilasciati da chi ha partecipato con loro al film. Eric Roberts (che fa parte del cast) è arrivato per esempio a paragonare la performance di Margot Robbie a quelle di Elizabeth Taylor e Sandy Dennis in Chi ha paura di Virginia Woolf? di Mike Nichols: “Le due incredibili attrici in Chi ha paura di Virginia Woolf? Regalarono una performance storica ma Margot è su quel livello. Mi ha lasciato senza fiato. Non potevo credere a quanto fosse brillante ogni minuto di ogni giorno”.

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Alle stelle o alle stalle?

L’interpretazione di Margot Robbie è stata a onor del vero tra gli elementi più apprezzati e meno discussi dell’anteprima. Quasi tutti hanno applaudito al suo lavoro (in un ruolo che lei stessa ha definito tra i più duri della carriera). Jazz Tangcay di Variety ha twittato che si tratta senza mezzi termini della “miglior performance di Margot Robbie finora”, mentre il suo collega Clayton Davis ha definito lei e Justin Hurwitz “delle stelle”. La star di The Wolf of Wall Street è “salvata” anche da chi non ha per niente apprezzato il film come Gregory Ellwood di The Playlist, che le riconosce comunque il massimo impegno per dare forza a un personaggio di per sé monocorde.

Non tutti gli artisti coinvolti hanno tuttavia raccolto consensi così unanimi. Il giudizio sulla colonna sonora curata da Justin Hurwitz rende bene l’idea della polarizzazione che si è subito creata attorno a Babylon. Il critico Jeff Nelson descrive la musica composta da Hurwitz come “un incredibile muro sonoro”, ponendosi in aperto contrasto con il solito Ellwood. Quest’ultimo si è detto perplesso dal risultato finale, riconoscendo in queste composizioni “uno scopiazzamento del lavoro di Hurwitz stesso per La La Land”.

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Un "casino" (forse) meraviglioso

Babylon è una pellicola stratificata, formata da tante linee narrative e della durata mostre di tre ore abbondanti. Si tratta di un vero kolossal da 100 milioni di budget e questa magniloquenza sicuramente si percepisce, nel bene e nel male, durante la visione. Alcuni hanno paragonato l’ambiziosa opera a un trip indotto da cocaina, evidenziando l’atmosfera onirica e quasi allucinogena di diverse scene, mentre altri hanno descritto questa lettera d’amore di Chazalle al film come “un ritratto ribelle, oltraggioso di una Hollywood edonistica dell’età d’oro”. Più di un critico ha parlato di Babylon come di “un casino”, pur dando al significato sfumature diverse. Per Erick Weber il casino è “fumante”, figlio di un film senza un tono ben chiaro che è “semplicemente il peggiore di Damien Chazelle”. Anche Yolanda Machado definisce la pellicola “a mess” ma senza considerare questa confusione un difetto: per lei si tratta di un “casino volontario, un viaggio più che un film, intenso come la città che racconta”. Non vediamo l’ora di farci un’idea in prima persona, anche solo per poter partecipare alle presumibilmente infuocate discussioni che questa pellicola stimolerà (sulla rete e non solo).

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