Domani sulla piattaforma di streaming arriva la nuova pellicola del regista basato sull'autobiografia di J.D. Vance. Nel cast anche Amy Adams
Domani su Netflix arriva “Elegia americana”, il nuovo film di Ron Howard con Glenn Close e Amy Adams. La pellicola è l'adattamento cinematografico dell'omonimo libro di memorie del 2016 di J. D. Vance.
Elegia americana, trama del film Netflix
Domani su Netflix arriva “Elegia americana”, il nuovo film diretto dal regista premio Oscar Ron Howard e sceneggiato dalla produttrice televisiva Vanessa Taylor. Basato sull’omonimo bestseller autobiografico di J. D. Vance, la pellicola si basa quindi sulle memorie del suo autore. Ecco la trama: J.D. Vance (Gabriel Basso), ex marine dell’Ohio e attualmente studente di legge a Yale, sta per ottenere il lavoro dei sogni quando una crisi familiare lo costringe a tornare nella casa che ha cercato di dimenticare. J.D. deve districarsi tra le complesse dinamiche culturali della sua famiglia, tipiche delle comunità montane degli Appalachi, inclusa la sua precaria relazione con la madre Bev (Amy Adams) che, a causa del suo lavoro di infermiera, ha sviluppato una forte dipendenza dagli oppiacei. Ispirato dai ricordi della nonna Mamaw (Glenn Close), la solida e arguta figura femminile che l’ha allevato, J.D. impara ad accettare l’indelebile influenza della famiglia sul suo percorso personale.
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“Di questa storia ho amato molto l'universalità del racconto, il modo in cui le famiglie sopravvivono da una generazione all'altra” ha rivelato Glenn Close a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. “Credo che nel mondo di oggi più storie specifiche raccontiamo vicine a persone che non riescono a capire bene la loro vita, più riusciamo a spiegare bene le possibilità che nelle loro vite possono esserci”. Howard ha raccontato invece com'è stato lavorare con Netflix. “Quando vogliono quelli di Netflix fanno entertainment per tutto il mondo. Sostengono i cineasti che vogliono fare qualcosa di diverso, inusuale, fuori dagli schemi. Ho avuto la sensazione che la mia storia si trovasse a casa. In effetti non è il tipico film di Hollywood questo, ci sono tutti argomenti abbastanza duri affrontati in modo diretto e onesto, parliamo di gente che si fa sentire in modo intenso, che c'è, è reale. Noi volevamo avere questo tipo di affinità e impegno con questa famiglia”. Il regista ha poi raccontato a Corriere il suo approccio all'autobiografia dalla quale è tratto il film. “Il libro di J. D. mi ha colpito perché mi ha ricordato i miei. Il parallelo è tutto culturale, il modo di parlare, il lessico, il codice d’onore, l’abitudine a contare su se stessi. Io chiamavo mia nonna Mamaw, morta quando avevo sei anni, pensavo fosse solo il suo soprannome e non sapevo che in campagna si usa così. Il libro è molto complesso da adattare. Per trovare l’equilibrio tra rispetto della verità, empatia, elementi divertenti, J. D. ci ha fatto da consulente. Lui è passato attraverso cose terribili, overdose, tentativi di suicidio della madre tossicodipendente. È stato di grande aiuto, tutta la famiglia voleva che la memoria di Mamaw fosse rispettata. Ci hanno dato video, lettere, raccontato conversazioni, sono rimasti senza parole quando hanno visto come Glenn ha saputo cogliere il suo spirito”.