Istmo, le vite parallele di Orlando. Un film con Michele Venitucci

Cinema

Sabrina Rappoli

"In fondo, e questo ce lo ha insegnato anche il particolare periodo che stiamo vivendo, legato al lockdown, ciò che cerchiamo, è tutto dentro di noi”. Il protagonista della pellicola diretta da Carlo Fenizi si racconta a Sky Tg24. L'intervista

“L’uscita ‘on demand’ sulla piattaforma Chili è opportuna per il momento che stiamo vivendo. La storia di questo film è una sorta di anticipazione dell’attuale situazione legata all’emergenza virus (SPECIALE CORONAVIRUS)”.

Parla così, Michele Venitucci (Tutto l’amore che c’èIl seme della discordiaA Woman, Codice Rosso), protagonista e co-sceneggiatore di Istmo, diretto da Carlo Fenizi.

Nel film è Orlando, un traduttore dallo spagnolo di vecchie pellicole latino-americane. Un uomo solitario, che vive prevalentemente in casa. La sua è un’esistenza monotona, filtrata dai social e movimentata a tratti soltanto dalle visite di strani personaggi.

Il viaggio esistenziale di Orlando

 

“Il modo di essere di Orlando, all’inizio, è stato un elemento problematico”, ci dice Michele. “Quando ho dovuto affrontare il suo viaggio esistenziale, collaborando con Carlo alla stesura del film, non ho pensato a scrivere un ruolo che fosse tagliato su di me. Quindi, a un certo punto, ho capito che l’uomo che incarnavo era molto lontano dal mio modo di essere: io amo viaggiare, conoscere, sono una persona dinamica. Orlando non mi somigliava, era più frutto della mente del regista”, sottolinea Venitucci.

“Con Carlo c’è stata sintonia immediata. Ci siamo ritrovati a scrivere il film in un mio momento di particolare fragilità, che si è riflesso nella parte artistica. Io stavo per diventare padre e non stavo lavorando, ero fermo. Così c’è stata una contaminazione tra quello che era il modo di sentire del regista e quello che io stato vivendo dal punto di vista umano e professionale”, continua Michele.


L'edonismo e il bisogno di compiacersi

 

“Quali sono stati i punti in comune col tuo personaggio?”, gli chiediamo.

“Riflettendoci - risponde dopo un breve silenzio - grazie a Orlando ho scoperto che molti di noi hanno paura di esplorare, di lasciarsi andare. Certo, la paura che Orlando ha dell’altro io non la provo, ma ho capito che osservandolo avrei potuto guardare anche dentro me stesso, sarei riuscito a scoprire ed ammettere aspetti di me che altrimenti non avrei mai conosciuto, che non avrei mai visto. Abbiamo connotato il personaggio con un edonismo e un bisogno di piacersi e compiacersi nella sua immagine, che mi ha fatto ulteriormente riflettere, sia dal punto di vista professionale sia da quello umano".

 

La storia del film 

 

Orlando abita con Amal, interpretato dall’attore statunitense Timothy Martin. I due condividono l’appartamento e sono spesso in conflitto; ma è con Antonia, l’attrice spagnola Antonia San Juan (Tutto su mia madre, Amnèsia), che si sviluppa una relazione forte, sebbene filtrata dallo schermo, visto che i due si confrontano soltanto attraverso il computer.

“Antonia è una grande attrice”, ci dice Michele. “Una delle battute che amo di più di Istmo è quando lei, sul finire del film, mi dice: “Sai, ho perso la libertà di correre verso il primo tuffo di una notte d’estate, eppure ho scoperto il valore della libertà. Sono molti i modi in cui una persona non riesce più a correre”.
 

"Ciò che cerchiamo è tutto dentro di noi"

 

“Ecco”, ci dice Michele Venitucci, “penso che ognuno di noi fantastichi sul fatto che oltre il confine ci sia un mondo da scoprire, col viaggio per esempio, che ti dà la possibilità di conoscere e fare esperienza. In fondo, però, e questo ce lo ha insegnato anche il particolare periodo che stiamo vivendo, legato al lockdown, ciò che cerchiamo, è tutto dentro di noi”.

Poi, confessa: “Sono contento di aver fatto parte del cast, di proteggere questo che è un film piccolo, che spero serva da stimolo ad altri, perché ci sono grandi talenti che a volte non possono neanche raggiungere lo schermo. Questo momento deve essere utile perché anche le piccole, fragili storie trovino una distribuzione”, conclude orgoglioso.

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