Il Cinemaniaco Gianni Canova incontra Marco D’Amore

Cinema

Massimo Vallorani

In occasione dell’uscita al cinema de L’immortale, distribuito da Vision Distribution a partire 5 dicembre, Marco D’Amore, regista e interpretate del film è stato protagonista davanti alla platea dell’Università IULM di Milano, de "Il Cinemaniaco incontra Marco D’amore. Guarda la puntata integrale

Nascere, vivere e morire. È il percorso disperatamente ciclico dell’esistenza umana. Eppure per Ciro di Marzio, eroe “gomorriano” del male, che sembra uscito direttamente da una tragedia greca e che invece apparentemente si inabissa, senza vita, nelle acque scure e profonde del golfo di Napoli, non è ancora arrivato il tempo di morire. Anzi è tempo di rinascere e di riprestarsi più spietato che mai, questa volta nel film L’immortale, da 5 dicembre nei cinema distribuito da Vision.

A spiegare la nuova vita di Ciro è stato Marco D'Amore, corpo volto e anima di Gomorra - La serie, ospite sul palco dell’Auditorium dell’Università Iulm di Milano, nell’ambito della rubrica Il Cinemaniaco incontra... condotto da Gianni Canova

Senza svelare moltissimo della trama del film di cui Marco D’Amore è anche regista e naturalmente interprete, l’attore campano ha spiegato come e perché è nata l’idea di fare un film come L’immortale. La spinta principale è stata l’affetto e il conseguente sgomento del pubblico che non voleva credere alla morte di Ciro. Da qui il pensiero che forse era necessario infondere nuova linfa alla narrazione attorno al personaggio di Ciro di Marzio.

L’idea, maturata per due anni interi e tenuta nascosta alla maggior parte del cast di Gomorra – la serie (che nel frattempo è proseguita con la quarta stagione mentre si aspetta l’arrivo della quinta), era quella di ricercare le radici del male di Ciro, raccontare il perché della sua discesa agli inferi. Bisognava, quindi tornare indietro, nel tempo e nello spazio e più precisamente a Napoli il 23 novembre del 1980, data del terremoto che sconvolse la città partenopea e tutta l’Irpinia.

Qui avremmo trovato il piccolo Ciro di appena 21 giorni di vita, unico superstite di una famiglia distrutta dal sisma. Parte da questo punto il suo bisogno disperato di amore che con il crescere sfocerà nei suoi primi atti di violenza. Ma da Napoli a Riga in Lettonia la strada non è poi così lunga, almeno al cinema. Attraverso uno scarto di spazio e di tempo, ritroveremo un Ciro vivo e vegeto proprio in Lettonia, alle prese con la criminalità dell’Est Europa. E poi di nuovo nei vicoli sporchi di una Napoli violenta agli inizi degli anni 80, in un gioco di rimandi che rispecchiano la volontà di Marco D’amore di plasmare dall’inizio alla fine un personaggio mitico come quello del suo alter-ego, Ciro di Marzio.

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