Ma cosa ci dice il cervello: L'intervista a Paola Cortellesi e Riccardo Milani

Cinema

Massimo Vallorani

Abbiamo incontrati Riccardo Milani e Paola Cortellesi in occasione del Cinemaniaco incontra… il consueto appuntamento che Gianni Canova tiene all’ Università IULM di Milano. Ecco l'intervista

Ci voleva il coraggio di Riccardo Milani e la bravura di Paola Cortellesi per portare sul grande schermo una commedia come Ma che ci dice il cervello, in sala dal 18 aprile con Vision Distribution. Soprattutto alla luce del grande successo al botteghino della precedente pellicola che la coppia avevano insieme realizzato nel 2018. Quel Come un gatto in tangenziale capace di incassare ben 10 milioni di euro e di portarsi a casa tre nastri d’argento tra cui uno per la migliore commedia dell’anno 2018.

La trama

Cosa ci dice il cervello racconta la storia di Giovanna (Paola Cortellesi) una donna dimessa, addirittura noiosa, che si divide tra un lavoro piuttosto anonimo al Ministero e gli impegni scolastici di sua figlia Martina. Dietro questa scialba facciata, Giovanna in realtà è un agente segreto, impegnato in pericolosissime missioni internazionali. In occasione di una rimpatriata tra vecchi compagni di liceo, i gloriosi “Fantastici 5” (Stefano Fresi, Vinicio Marchioni,Lucia Mascino, Claudia Pandolfi), tra ricordi e risate, Giovanna ascolta le storie di ognuno e realizza che tutti, proprio come lei, sono costretti a subire quotidianamente piccole e grandi angherie al limite dell’assurdo. Con tutti i mezzi a sua disposizione e grazie ai più stravaganti travestimenti, darà vita a situazioni esilaranti che serviranno a riportare ordine nella sua vita e in quella delle persone a cui vuole bene.

L'intervista

Paola Cortellesi  Mi può parlare di Giovanna, il personaggio che interpreta in Ma cosa ci dice il cervello?
È una donna bivalente che vive il suo tempo in maniera dissociata. Una persona come tante che ha fatto l’abitudine al malcostume generale e alle tante cose che non vanno. Tuttavia il suo anonimo lavoro al Ministero non è che una facciata. Giovanna, infatti, è un agente segreto, impegnato in pericolosissime missioni internazionali. L’incontro casuale con dei suoi vecchi amici del Liceo farà scattare qualcosa in lei, facendola uscire dal suo personalissimo tunnel fatto di rassegnazione e apatia. 

Riccardo Milani  Nel suo film c’è il racconto di un Paese reale, dell’Italia dove tutti sanno tutto, dove ognuno ha la presunzione di saper far tutto e dove le competenze non vengono più considerate come tali. È questa la chiave di lettura giusta per comprendere questa sua nuova pellicola?
Siamo partiti, insieme ai miei sceneggiatori, dalla realtà. Sempre più spesso apprendiamo di pazienti che picchiano i medici, di genitori e studenti che aggrediscono fisicamente i professori. A farne le spese è stata la nostra etica del lavoro che pian piano si è andata perdendo. C’è una scena del film in cui la bravissima Paola Minaccioni interpreta una donna che davanti al suo medico di base (Laura Mascino) pretende dei farmaci perché non crede alla sua competenze professionali, accusandola anche di essere una fallita soltanto perché lavora in una Asl pubblica. Questo è un esempio esplicativo di cosa succede quando si mette in discussione tutto: competenze, ruoli, persone con la presunzione che tutti possono ricoprire qualsiasi ruolo. Non basta leggere qualche riga su Internet per essere pronti ad essere insegnanti, medici, allenatori di calcio. Poi la rete è diventato un territorio senza regole in cui tutti si sentono in diritto di sfogare la propria rabbia e soprattutto dove tutti dicono la loro opinione. Uno dei compiti di noi registi è anche guardare verso questo mondo, scrutarlo e magari riderci su con una commedia.

Paola Cortellesi
 In questo film, Giovanna, sembra essere una persona totalmente rassegnata di fronte alle cattive abitudini a cui sempre essere assuefatta. Come si reagisce a questa progressiva mancanza di rispetto tra le persone?

Con l’educazione e non con la rabbia. Dicendo sempre per favore e mai urlando. Insomma non adeguandoci al sentire comune che oggi è più attento alla pancia che al cervello. Gli amici ritrovati di Giovanna si trovano in un momento della loro vita in cui è più facile abbassare la testa che reagire. Sono persone per bene che cercano di fare al meglio il loro lavoro, che portano avanti un’etica della professione un po’ demodé ai giorni nostri e che deve essere rimessa in circolo da ognuno di noi. Anche per il bene del nostro Paese.

Riccardo Milani  Quanto è difficile raccontare l’Italia di oggi e saperci anche ridere?

L’Italia è sempre stata capace di ridere sui suoi difetti. La prova è la grande commedia all’italiana e i grandi maestri: da Risi a Scola passando per Mario Monicelli, Steno, Nanny Loy. Tutti questi mostri sacri della cinematografia nostrana avevano voglia di raccontare l’Italia non tralasciando nulla, non nascondendo nulla. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo cercato con questo film di allargare il campo. Se con Un gatto in tangenziale si era giocato sul contrasto a due tra un radical Chic (Albanese n.d.r) e una “coatta” di periferia (Cortellesi n.d.r.). con Ma cosa ci dice il cervello abbiamo cercato di portare l’analisi su un terreno più ampio, coinvolgendo i diversi strati della nostra società. E qui si scopre quello che è sotto gli occhi di tutti. Lo scollamento e la distanza tra il mondo della cultura, l’élite e il popolo. Per usare due termini molto abusati di questi tempi. 

Paola Cortellesi È difficile lavorare con il proprio marito?
È abbastanza complicato. Aggiungerei che si litiga abbastanza. Nel caso di quest’ultimo film poi, io sono anche sceneggiatrice, quindi capisce bene che il livello dello scontro è stato alto. Poi però, quando si gira mi affido completamente nelle mani del regista. Anche se mi piace rispettare quello che c’è scritto nella sceneggiatura.

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