Moschettieri del re: Intervista al regista del film Giovanni Veronesi

Cinema

Paolo Nizza

Arriva su Sky Cinema Uno, per la prima volta in tv, domenica 21 aprile alle 21.15 Moschettieri del Re: La penultima missione. Distribuito da Vison Distribution, un film in costume spettacolare e divertente interpretato da Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Rocco Papaleo, Sergio Rubini, Margherita Buy e Matilde Gioli. Abbiamo incontrato Giovanni Veronesi, il regista del film, protagonista anche de Il Cinemaniaco incontra (di cui potete vedere qui sotto due strepitose e divertentissime clip.

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Giovanni Veronesi è un vero uomo di cinema. E non solo perché ha al suo attivo 17 film come regista e 28 come sceneggiatore. Lo capisci da come racconta allo Iulm durante la registrazione del “Cinemaniaco incontra”, due aneddoti spassosissimi legati alla sua carriera. Si evince che Giovanni è cresciuto a pane e set; che la cinepresa è il suo terzo occhio. Con quella ironia tutta toscana, con quel disincanto che cela in realtà una grande passione per il grande schermo, Veronesi potrebbe affabulare per ore qualsiasi platea.E solo a un cineasta che ha come modelli Monicelli, Scola e Risi, poteva avere il coraggio di dirigere un film come Moschettieri del Re, la penultima missione. Una pellicola ricca di campi lunghi, gag, duelli spettacolari, al tempo stesso buffa, romantica, malinconica e divertente. Un’opera coraggiosa, che ha in sé lo spirito guascone e irriverente di chi non teme di firmare una sontusa pellicola di cappa e spada, in un momento in cui il cinema italiano si ferma spesso e volentieri a due camere e cucina.

Come è nato il progetto Moschettieri del re?

“Volevo fare un film per il cinema e non per la televisione. Addirittura ci sono dei produttori che ti chiedono di utilizzare inquadrature strette perché in tv i campi lunghi non rendono. Moschettieri del re è una pellicola pensata per il grande schermo, in modo che lo spettatore possa gustarsi i paesaggi, le cavalcate, i duelli, le battaglie. Tutte cose che in un film italiano si vedono molto raramente. Infatti c’è stato un grande impegno produttivo. Tutto è stato curato nei minimi dettagli, a partire dal cast. E poi è un film davvero divertente, anche grazie al linguaggio utilizzato dai protagonisti. Insomma Moschettieri del re è una pellicola per tutta la famiglia e adatta alle feste di Natale.”

Avevi già pensato a Pierfrancesco Favino, Valerio Mastrandrea, Rocco Papaleo e Sergio Rubini per interpretare i 4 moschettieri?

“Ho aspettato molto per realizzare questo film. Avrei voluto farlo 30 anni fa con Francesco Nuti, Carlo Verdone, Massimo Troisi e Roberto Benigni. Poi non se ne fece nulla. Poi ci riprovai negli anni Novanta con Francesco Nuti, Massimo Ceccherini, Antonio Albanese, ma anche in questo caso il progetto si arenò. Quindi ho atteso finché non ho compreso che il cast giusto poteva essere questo, con Pierfrancesco Favino nei panni di D’Artagnan. Volevo un D’Artagnan particolare, ignorante, che facesse ridere, ma pure di gran cuore, molto eroico. In fondo gli eroi sono un po’ tutti così.”

Moschettieri del re è soprattutto un sontuoso viaggio nella fantasia. Quanto conta per te l’immaginazione?

“Non mi piace la realtà in cui vivo. La fantasia mi consente di volare via da questo mondo attuale. Mi piace la storia, molto meno il futuro. Il Seicento è un secolo che mi interessa ed è un periodo poco raccontato. Non è successo tantissimo, però quello che è accaduto è una metafora di quello che sta succedendo oggi. Per esempio la fuga degli Ugonotti dalla Francia, torturati e uccisi perché non si volevano convertire al Cattolicesimo, non è molto dissimile dalla situazione dei migranti che scappano dalle persecuzioni. E tutto questo succedeva in Francia nella culla della cultura, nel cuore dell’Occidente.”

C’è una sequenza del film che è stata particolarmente difficile da girare?

“La più grossa fatica era far salire a cavallo Valerio Mastandrea perché è un attore molto efficace, ma pigro. Per cui per farlo salire sul quadrupede dovevo promettergli delle cose come con i bambini, tipo farlo andare via prima o non fargli indossare il mantello più pesante. Peraltro, Valerio aveva anche paura di montare a cavallo perché non l’’aveva mai fatto prima. Ma quello più spaventato di tutti era Papaleo. Rocco non aveva mai avuto un incontro ravvicinato con i cavalli. Li aveva sempre visti in tv o da lontano. Però ha giocato a nostro favore che neanche il cavallo aveva mai avuto un incontro ravvicinato con Papaleo, quindi erano entrambi molto guardinghi. Invece Pierfrancesco Favino ci dormiva con il cavallo.”

Come è nata l’idea di utilizzare la canzone di Adriano Celentano Prisencolinensinainciusol?

“Quando li ho visti camminare nel Palazzo reale di Genova, nella sala degli specchi tutti e quattro vestiti da moschettieri con le croci sulle spalle ho pensato che ci volesse una musica forte quanto questa scena. Così mi è venuta in mente Prisencolinensinainciusol di Celentano. Una canzone che vuol dire tutto e niente. In fondo Adriano già prendeva in giro i rapper italiani di oggi tutti tatuati, ma che poi fanno le canzoni sulla mamma.”

A proposito dell’attualità, perché un ragazzo di oggi dovrebbe appassionarsi alle avventure dei moschettieri?

“Perché sono come i supereroi. Come Batman, Spiderman, i Fantastici 4. Solo che i moschettieri sono realmente esistiti. In fondo io li tratto come fossero dei James Bond. Avevano tutta la tecnologia dell’epoca a loro disposizione. Avevano i pistopugnali. All’epoca i moschettieri in Francia erano molto famosi, quando entravano in una locanda le donne svenivano perché erano molto affascinanti, mentre gli uomini erano in soggezione. Come se oggi in un un bar entrasse Totti o Cristiano Ronaldo. Insomma erano venerati come i calciatori. E la cosa che pochi sanno è che in realtà i moschettieri erano celebri non per la spada, ma per il moschetto, come si evince dalla parola stessa. Erano tiratori scelti. Riuscivano a colpire un bersaglio a più di cento metri.”

I tuoi moschettieri però non sono messi benissimo.

“Ho sempre pensato che avere 50 anni nel Seicento è come averne 80 ai giorni nostri. In quell’epoca l’aspettativa di vita era al massimo intorno ai 55 anni. Quindi sono dei vecchi, hanno le emorroidi, il mal di schiena, l'epicondilite al gomito per colpa della spada, l’artrosi, l’artrite, l’alluce valgo.”

Nel film c’è anche un’esilarante Margherita Buy nei panni della regina Anna.

“Sì, ma il tempo è passato anche per lei. A corte non c’è un granché da fare, per cui la regina beve come un’assatanata. Però, nonostante sia un'alcolizzata, ha un barlume di lucidità e chiede ai suoi moschettieri di salvare gli Ugonotti dalla persecuzione della Chiesa.”

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