Quaranta anni fa, esattamente il 27 marzo 1975, usciva il primo film di Fantozzi, la maschera più longeva del cinema italiano. Un successo durato ben 10 film
Quarant'anni all'Ufficio Sinistri, ma nell'immaginario collettivo non accenna minimamente ad andare in pensione. Il ragionier Ugo Fantozzi tiene saldo il ruolo del '"prototipo del tapino" da quattro decenni: il 27 marzo 1975 usciva, infatti, 'Fantozzi', il primo film della celebre saga interpretato da Paolo Villaggio per la regia di Luciano Salce, e da allora l'escalation di 'sfighe da ragioniere' in cui tutti si identificano è stata un successo durato ben 10 film.
Dalla moglie Pina, la grande Milena Vukotic (subentrata a Li∙ Bosisio nel terzo film, "Fantozzi contro tutti" (1980), ma rimasta per tutti il volto principale della svampita signora Fantozzi) sposata di fretta perché il parroco doveva correre a un funerale, all'orrenda figlia Mariangela, fino al ragionier Filini e al suo ordine di "correre immediatamente a vedere un film cecoslovacco", la saga fantozziana è costellata di personaggi surreali, grotteschi e per questo esilaranti. Entrati a buon diritto nella letteratura cinematografica, icone dei destinatari delle tragedie quotidiane che incombono su ognuno di noi, e capaci per questo di esorcizzarle e renderle lievi.
Ecco perché, a distanza di quarant'anni, Fantozzi e i suoi colleghi riescono a essere ancora iperboli di una societàα che utilizza il pessimismo per scacciare i fantasmi della malasorte e della crisi, sia economica che di sentimenti, e consolano il pubblico da una sudditanza intrinseca che impedisce di reagire alle sopraffazioni quotidiane. Fosse solo per questo meritano, anche dopo 40 anni, quantomeno "92 minuti di applausi".
Dalla moglie Pina, la grande Milena Vukotic (subentrata a Li∙ Bosisio nel terzo film, "Fantozzi contro tutti" (1980), ma rimasta per tutti il volto principale della svampita signora Fantozzi) sposata di fretta perché il parroco doveva correre a un funerale, all'orrenda figlia Mariangela, fino al ragionier Filini e al suo ordine di "correre immediatamente a vedere un film cecoslovacco", la saga fantozziana è costellata di personaggi surreali, grotteschi e per questo esilaranti. Entrati a buon diritto nella letteratura cinematografica, icone dei destinatari delle tragedie quotidiane che incombono su ognuno di noi, e capaci per questo di esorcizzarle e renderle lievi.
Ecco perché, a distanza di quarant'anni, Fantozzi e i suoi colleghi riescono a essere ancora iperboli di una societàα che utilizza il pessimismo per scacciare i fantasmi della malasorte e della crisi, sia economica che di sentimenti, e consolano il pubblico da una sudditanza intrinseca che impedisce di reagire alle sopraffazioni quotidiane. Fosse solo per questo meritano, anche dopo 40 anni, quantomeno "92 minuti di applausi".