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In June, la vita in una camera oscura si chiama Pointy Ends: il video

Spettacolo

La protagonista sembra ignorare le sue emozioni proprio come ignora le tre figure immobili che appaiono nell’inquadratura
 

IL VIDEO E' PRESENTATO DA UN TESTO ORIGINALE DELLA BAND

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ll video di Pointy ends segue la canzone con uno storytelling basato sulla protagonista, che cattura varie immagini di vita e le sviluppa nella sua camera oscura. Le scene di vita reale, con colori e ambientazioni naturali, sono inframezzate dalle scene vivide e sature della camera oscura dove, in un progressivo delirio, la protagonista sviluppa le fotografie. In questo scenario, quasi si entra nella mente della ragazza, che sembra ignorare le sue emozioni proprio come ignora le tre figure immobili che appaiono nell’inquadratura tutto d’un tratto. Le tre figure, che sono i membri della band, vogliono ricordare alla ragazza tutto ciò che lei vorrebbe ignorare della sua interiorità ma anche del mondo che la circonda, riprendendo il significato della canzone e la necessità, a volte, di far finta che il peso del mondo non sia tutto sulle proprie spalle. Ma le foto le dicono il contrario. Tra movimenti frenetici ed un build-up che dura per tutto il video, la ragazza prepara qualcosa, mettendo insieme pezzi di fotografie, cercando di ricavarne qualcosa di buono. Le scene drammatiche così diventano un grandissimo collage di dettagli che danno loro un nuovo significato e che costruiscono la mappa della protagonista, che cerca sé stessa nei frammenti e nella possibilità di dare nuovo valore e significato al mondo che la circonda, per non soffrire della sua oscurità e crudeltà, per trasformare il dolore in arte. Nel frattempo la camera oscura si trasforma in un palcoscenico: la band è rinchiusa nella mente della ragazza, e, come le sue emozioni, scalpita e suona, in una performance catartica che ricorda un grido di frustrazione e una richiesta di riconoscimento da parte della protagonista che, troppo presa dal suo lavoro per pensare, ignora che la soluzione alla pesantezza si trova proprio nella musica che sente nella sua testa.

I colori predominanti sono colori freddi in contrasto con il rosso vivo, che richiama l’estetica già collegata alla canzone nel lyric video della stessa già pubblicato. Il rosso simboleggia “energia, movimento”, che è in contrasto con la lentezza dei pensieri raccontati nella canzone, che rappresenta immobilità e impotenza di fronte ad ingiustizie e problematiche. Proprio quando la canzone esplode, sempre per contrasto, il rosso sparisce e si trasforma in un blu violetto.

Le scene all’aperto del videoclip sono state girate a Villa Carpegna, a Roma, e le scene della camera oscura all’interno degli studi di Webreak. Il video di Pointy ends, infatti, nasce dalla collaborazione tra gli In June e Webreak, casa di produzione indipendente che supporta dimensioni emergenti, produce cortometraggi, spot, film e ha girato il suo primo videoclip proprio in questa occasione, prendendo a cuore il progetto della band romana. La direzione scelta è stata quella di creare un messaggio il più semplice possibile, attraverso un mezzo espressivo molto diffuso come la macchina fotografica. La macchina analogica, tornata molto in uso in tempi recenti, è un oggetto che ci sta molto a cuore, con la sua capacità di trasformare ciò che vediamo in qualcosa di concreto, fisico, che prende forma su un foglio da stampa. Seleziona e imprigiona la realtà a seconda dello sguardo di chi la impugna; alla scelta del soggetto segue poi la lavorazione, e le forbici e la camera oscura servono a digerire il freddo, l’austerità, la durezza della realtà, per cambiarla anche a nostro piacimento.