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George Clooney: "Sono stato oggettificato a inizio carriera"

Spettacolo
©Getty

In un’intervista rilasciata al Washington Post in occasione dell'annuale premiazione dei Kennedy Center Honors per le personalità dell'arte e della cultura, l'attore ha rivelato di aver subito un trattamento svilente agli inizi della carriera. La costruzione della credibilità professionale, riuscita con la pluripremiata pellicola Good Night, and Good Luck, lascia ora spazio alla vita familiare condivisa con la moglie Amal e i figli Ella e Alexander

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“Onestamente, sono stato oggettificato”. In un’intervista rilasciata al Washington Post in occasione dei Kennedy Center Honors, i premi annuali statunitensi conferiti per la distinzione nel mondo dell'arte e della cultura, George Clooney, 61 anni, ha rivelato di aver subito un trattamento svilente agli inizi della carriera. “Ricordo di aver girato delle scene su Pappa e ciccia e se lasciavo cadere gli appunti e mi chinavo, mi schiaffeggiavano tutti sul sedere. Devi farti valere per qualcosa di più di quello”. Il cambiamento di rotta è arrivato con la pellicola del 2005 Good Night, and Good Luck sulla battaglia del giornalista Edward R. Murrow contro le liste di proscrizione del senatore McCarthy. Clooney, che ha scritto, diretto e prodotto il film, poi candidato a sei Premi Oscar e vincitore del Premio Osella per la miglior sceneggiatura e della Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a David Strathairn al Festival di Venezia, si è così liberato dai costrittivi vincoli della figura del sex symbol.

UNA DURA RISALITA

“È stato sottovalutato per gran parte della sua vita, e questo perché è così affascinante. Non ha quasi ottenuto il credito per il ferro che sta sotto l’incantesimo, e per tutte le grandi cose che ha realizzato. Lo ha fatto lui stesso. Ed è stato difficile per lui farlo” ha detto Nick, il padre di Clooney. “Ha avuto un percorso difficile. Ha dovuto lavorare molto, molto duramente”. Ha condiviso il pensiero il regista Steven Soderbergh, che ha collaborato con l’attore in compagnia di Brad Pitt e Matt Damon nella saga di Ocean’s Eleven: “George certamente rende l’essere George facile e divertente. E io posso dirvi che non è sempre facile, e non è sempre divertente”. Non solo per gli eventuali fallimenti cinematografici, talvolta difficilmente accettabili dall’artista (“Se lavori tanto quanto me, fallire può essere frustrante. Prendo tutto a cuore. Niente mi scivola addosso”), ma anche per l’approccio alla celebrità ispirato dai due idoli Gregory Peck e Paul Newman: “Non significa che non puoi essere sciocco e fare cose stupide, ma significa difendere le cose in cui credi, comportarsi con un po’ di dignità” ha spiegato Clooney, che proprio di Newman ha creato un ritratto vocale nel documentario The Last Movie Stars sul matrimonio e il sodalizio creativo con Joanne Woodward, diretto da Ethan Hawke. “Ha sentito quel viaggio intimamente” ha detto il regista, in forza della reale amicizia di Clooney con Newman. “È interessante che quest’anno riceva il Kennedy Center Honors perché anche Newman l’ha ricevuto. Si inseriscono in una lunga fila di artisti davvero responsabili, persone che hanno dato un contributo alla cultura americana e che sono leader civici. Sia che ti piaccia la politica di George, o che ammiri dove impiega i suoi soldi e il suo tempo, devi ammirare la sua volontà di guidare, e la sua volontà di prendersi cura”.

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L'IMPEGNO UMANITARIO

La cura di Clooney emerge anche nell’abbraccio delle cause politiche e umanitarie, dalle atrocità della guerra in Darfur al terremoto di Haiti del 2010. Nel 2016, insieme alla moglie e avvocata dei diritti umani Amal Alamuddin, l’attore ha fondato la Clooney Foundation for Justice, che raccoglie prove sulle violazioni dei diritti umani, fornisce assistenza legale pro bono alle vittime e si adopera per il riconoscimento della responsabilità degli autori.

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LA FAMIGLIA

Con Amal, Clooney non condivide solo il senso di giustizia, ma anche l'amore per i figli gemelli Ella e Alexander, 5 anni. Un amore che, in futuro, richiederà sempre più tempo. “Amal ed io abbiamo avuto queste lunghe conversazioni sulla mia età” ha raccontato l’attore. “Ho detto, “Sai, ho 61 anni, posso fare ancora la maggior parte delle cose che facevo. Ma in 20 anni ne avrò 81, e le cose saranno diverse. Quindi questi sono gli anni buoni, i prossimi 20 o 25". Ho detto, “Assicuriamoci che vivremo in modo diverso”. Che significa che probabilmente non lavorerò come regista, a meno che sia qualcosa che devo assolutamente fare. Recitare nei film è un lavoro facile...certamente sono pagato molto di più per fare questo, è più facile, e posso ancora trascorrere più tempo con la mia famiglia”. A partire dalle giornate nel vigneto nel Sud della Francia acquistato durante la pandemia e in cui i Clooney intendono trasferirsi la prossima estate. I futuri progetti cinematografici si intrecceranno con la vita personale: “fare pace” con l’invecchiare e “accettare che cosa questi ruoli sono. E non intendo solo ruoli come attore. Intendo ruoli come persona...La tua vita sarà esaminata da chiunque, ciò che a loro piace, ciò che vogliono, e tutto quello che puoi fare è cercare di viverla il più pienamente possibile”. Non solo nella prospettiva del lavoro, ma anche in quella intima. “Amal ha cambiato questo per me, in grande stile. Perché ora c’era questo incredibile amore, questo incredibile senso di famiglia e questi due bambini, che sono qualcosa che non pensavo davvero che avrei mai fatto”.

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