Dopo una ristrutturazione di oltre due anni riapre il numero 30 di Avenue Montaigne. Non una boutique ma il concentrato dell’universo Dior, dalle collezioni del pret-à-porter alla Couture, dalla gioielleria alla casa e alla bellezza. E poi un ristorante, una pasticceria, dei giardini sospesi, una suite e la galleria con 75 anni di archivio. Cinque livelli per oltre 10 mila metri quadrati dove si respira la presenza di Monsieur Dior.
Il luogo dell’esperienza e dell’emozione, ci spiega Pietro Beccari accompagnandoci orgoglioso alla scoperta di quello che non può essere certo definito un semplice store.
Subito dopo essere arrivato come Presidente e Ceo Dior, si è chiesto cosa avrebbe potuto fare dopo la fortunata gestione del marchio da parte di Sidney Toledano. La risposta è questo nuovo universo Dior, la rinascita di un sogno. Qui, al numero 30 di Avenue Montaigne è nata la Maison Dior e qui ha voluto creare una nuova esperienza del lusso. Perché che cos’è il lusso se non un’emozione. Chi varca questa soglia, ci spiega Pietro Beccari nell’intervista che vi proponiamo, non vuole solo comprare ma respirare la storia Dior.
“Il rischio c’era, chiudere tutto per ricominciare daccapo in un periodo, quello della pandemia, che non ha certo aiutato. Ma”, prosegue Beccari, “ho sempre creduto nello storytelling, e mi piacciono le sfide impossibili.” Del resto, quando Bernard Arnault - presidente, Ceo e fondatore di Lvmh - è entrato per la prima volta nel building le sue parole sono state: “Wow mon Dieu. C’est fou!”
“In tempi come quelli che stiamo vivendo, con la guerra in Ucraina”, ci spiega Beccari nell’intervista, “è difficile raccontare il lusso. Lvmh, il gruppo di cui Dior è parte, ha annunciato una donazione di 5 milioni, mentre sono stati chiusi tutti i negozi in Russia. “Quello che facciamo”, prosegue Beccari, “nonostaante non sia indispensabile ma può regalarci delle gratificazioni ed aiutarci a sognare.”