Oltre 60 spettacoli, tutti in prima italiana, con più di 500 artisti da 13 paesi in 17 sedi sono i numeri di una proposta interdisciplinare che dal 25 giugno all’11 luglio mette in relazione Musica, Opera, Danza, Teatro, Arte attraverso la creatività dei migliori artisti e delle migliori compagnie internazionali.
La sessantaquattresima edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, la prima a firma della direttrice artistica Monique Veaute, s’inaugura venerdì 25 giugno alle ore 20.30 con il concerto sinfonico della Budapest Festival Orchestra. Guidata dal suo fondatore e direttore principale Iván Fischer, l’Orchestra di Budapest porta nella Piazza del Duomo di Spoleto le melodie danzanti e i colori nitidi della musica francese di inizio ’900: il balletto Le boeuf sur le toit di Darius Milhaud, La Valse e il poema per voce e orchestra Shéhérazade di Maurice Ravel – solista il soprano Luciana Mancini –, la prima Gymnopédie di Erik Satie nell’orchestrazione di Claude Debussy. La direttrice artistica Monique Veaute incontra il pubblico e la stampa in occasione della cerimonia inaugurale di giovedì 24 giugno, alle ore 12 al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti. Alle ore 11.30 dei giorni di spettacolo saranno trasmessi in diretta streaming (www.festivaldispoleto.com) dalla Sala dei Vescovi del Museo Diocesano gli incontri con gli artisti protagonisti: Iván Fischer venerdì 25 giugno, Mourad Merzouki sabato 26 giugno e Leonardo Lidi domenica 27 giugno. La musica torna al cuore del Festival dei Due Mondi grazie alla residenza quinquennale, a partire dal 2021, di due tra le migliori orchestre al mondo, tra le prime dieci secondo BBC Music Magazine: la Budapest Festival Orchestra e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, entrambe a Spoleto per il primo weekend del Festival. Nel solco della tradizione voluta da Gian Carlo Menotti, i concerti di mezzogiorno ospitano una rassegna di otto appuntamenti da camera a cura di musicisti ed ensemble della Budapest Festival Orchestra, con una proposta che dal Barocco (Chiesa di Sant’Eufemia, 25-27 giugno, ore 12) arriva al secondo ’900 (Chiesa di Sant’Agata, 25-27 giugno, ore 16), passando da pagine per archi di Dmitri Šostakovič, Ernő Dohnányi e Astor Piazzolla (Complesso di San Nicolò, 26-27 giugno, ore 19).
"il ritorno alla socialità in assoluta sicurezza"
Gli appuntamenti si susseguono da mattina a sera, in una combinazione di generi e forme che permette al pubblico di scoprire l’inatteso. Gli spettacoli e gli incontri con gli artisti, gli appuntamenti collaterali, gli approfondimenti, i dibattiti scrivono il racconto della nostra contemporaneità, svelano il volto della nostra società e ci restituiscono la complessità del nostro vivere affrontandone i grandi temi: la Rai presenta a Spoleto il primo Festival per il sociale, la sostenibilità ambientale ed economica sono al centro del dibattito culturale, e della nuova organizzazione del Festival, così come la coesione e l’inclusione, il ruolo delle donne, quello delle nuove generazioni e il valore della memoria. Dante, Stravinskij, Strehler, Pina Bausch così come i grandi classici sono il ponte tra passato e futuro, proiettati in avanti dalla visione artistica dei grandi nomi che compongono il cartellone: da Iván Fisher ad Antonio Pappano, dalla Budapest Festival Orchestra all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, da Mourad Merzouki ad Angelin Preljocaj, da Francesco Tristano a Brad Mehldau, da Flora Détraz a Jonas&Lander, da Liv Ferracchiati a Alan Lucien Øyen, dai contributi di Romeo Castellucci e Lucia Ronchetti, così come dalle residenze sperimentali a cura di La MaMa Spoleto Open o dell’Accademia Silvio d’Amico. L’artista Daniel Buren firma il Manifesto della 64° Edizione mentre le mostre a Palazzo Collicola e in città completano la proposta d’arte. Sullo sfondo, gli approfondimenti culturali di Fondazione Carla Fendi e i numerosi appuntamenti collaterali sono finestre sul nostro tempo e sui meravigliosi luoghi della città. Il 64° Festival dei Due Mondi segna il ritorno alla socialità in assoluta sicurezza e affianca alla proposta dal vivo, offline, anche un calendario di appuntamenti online sul Digital Stage, per permettere di assistere agli spettacoli già programmati che non possono andare in scena per le limitazioni ancora imposte dall’emergenza sanitaria.
Un festival che torna a dialogare con il territorio e le realtà che lo animano facendosene promotore, un festival che torna a far dialogare il pubblico e le persone, creando nuove occasioni di incontro.