Morto Alberto Piazza, il genetista che demolì il concetto di razza umana
ScienzeLo scienziato torinese aveva 82 anni. Fu lui ad affermare che "il Dna italiano non esiste" e che siamo tutti parte di un'unica specie, risultato a cui arrivò dopo uno studio monumentale del 2001 che portò a una rilettura completa del patrimonio genetico umano
Alberto Piazza, scienziato torinese di fama internazionale, è scomparso all'età di ottantadue anni. Professore emerito e già ordinario di genetica umana presso l'Università di Torino, Piazza ha dedicato la sua carriera alla ricerca e all'insegnamento, lasciando un'impronta significativa nella comunità scientifica nel campo della genetica e dell'evoluzione umana. Con il suo lavoro monumentale compiuto nel 2001 con cui completò la lettura del Dna umano, sgombrò dal campo della ricerca scientifica il concetto di razza umana. Dopo essersi laureato in fisica e successivamente in medicina, Piazza intraprese una brillante carriera accademica. Nel 2004 è diventato direttore del dipartimento di Genetica, Biologia e Biochimica della stessa università, ruolo che ha ricoperto fino al 2010. Tra il 2015 e il 2018 è stato presidente dell’Accademia delle scienze di Torino e presidente e direttore scientifico della Human Genetics Foundation (HuGeF-Torino), istituzione compartecipata dall'Università e dal Politecnico di Torino.
"Le razze umane non esistono"
"Le razze umane non esistono", si apre così il Manifesto contro ogni forma di razzismo, firmato da Alberto Piazza e da altri scienziati tra cui tra cui Rita Levi Montalcini, Enrico Alleva, Guido Barbujani, Marcello Buiatti, Laura Dalla Ragione, Elena Gagliasso Luoni, Massimo Livi Bacci, Agostino Pirella, Francesco Remoti, Filippo Tempia, Flavia Zucco. Lo scienziato torinese, infatti, con i suoi studi sgombrò il campo dal concetto di 'razza umana', coniugando il rigore dei dati a un'attitudine da divulgatore. La sua abilità era rendere la genetica alla portata di tutti, utilizzando un linguaggio semplice per una materia molto complessa. "Il Dna italiano non esiste: siamo italiani perché ci riconosciamo in una cultura, in una storia, in una geografia, non certo perché siamo geneticamente diversi da persone di altri paesi", aveva affermato Piazza. Uno degli aspetti più innovativi del lavoro dello studioso torinese, infatti, è stata la capacità di connettere la genetica con la storia e l'evoluzione umana, integrando studi sulla genetica con analisi linguistiche e culturali. Il professor Antonio Amoroso, collega e amico, ha sottolineato come Piazza non fosse il tipico scienziato disinteressato al mondo e confinato in un laboratorio, ma piuttosto un intellettuale capace di interessarsi a diverse discipline, indagando legami e connessioni inedite per comprendere meglio l'umanità. “Il suo aspetto più rilevante è che mentre l’immaginario contemporaneo di uno scienziato lo colloca in un laboratorio mentre indaga su uno specifico settore, Piazza era il contrario. Vale a dire, ha saputo collegare la genetica con la storia e l’evoluzione dell’uomo, coi suoi linguaggi e quindi con le lingue che si parlano nel mondo”, ha spiegato nel corso di un'intervista a La Stampa.
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Il campo di ricerca di Piazza
Il campo di interessi degli studi di Piazza è stato vasto e multidisciplinare. Lo scienziato torinese ha contribuito in maniera sostanziale agli studi sulla genetica e immunogenetica umana, sviluppando modelli e raccogliendo dati per l'analisi antropologica ed evolutiva dei popoli. Tra i suoi contributi più significativi si segnala l'approfondimento dell'evoluzione biologica e culturale, con particolare attenzione alle lingue. Con un corpus di lavori vastissimo- 230 pubblicazioni e tre volumi- Piazza è stato citato più di duecentomila volte, un segno tangibile del suo impatto sulla comunità scientifica globale.