Gli uomini non sono più portati per la matematica delle donne
ScienzeUno studio, condotto dall’Università di Chicago, ha recentemente dimostrato come le abilità di calcolo dei giovani non dipendano dal loro sesso
Maschi e femmine avrebbero le medesime abilità matematiche. Le persone che scelgono di focalizzare la propria carriera lavorativa su materie scientifiche e di calcolo sono prevalentemente di sesso maschile. Ciò ha portato, negli anni, alla comune credenza che gli uomini siano maggiormente portati in questo ambito rispetto alle donne.
Uno studio, condotto dall’Università di Chicago, ha recentemente smentito questa teoria, dimostrando come i giovani di entrambi i sessi condividano le medesime abilità di calcolo.
Analizzate le abilità cognitive di 500 bambini
Per compiere la ricerca, gli esperti hanno eseguito un’analisi incrociata di cinque precedenti studi. Hanno successivamente ampliato i dati raccolti con ulteriori test, realizzati per esaminare nel dettaglio le eventuali differenze di genere nella cognizione matematica. Per fare ciò, hanno studiato le abilità cognitive di più di 500 bambini di età compresa tra i sei mesi e gli otto anni.
Lo studio si è concentrato sulle ‘pietre miliari’ della matematica: la percezione della numerosità, le regole del conteggio e i concetti numerici formali e informali.
I risultati, pubblicati sulla rivista Science of Learning, non hanno evidenziato la presenza di significative differenze nell’elaborazione numerica tra i due sessi. “Durante la prima infanzia, i ragazzi e le ragazze sono attrezzati in egual modo per ragionare sulla matematica”, spiegano gli esperti.
Alcune abilità matematiche sono comuni ad altre specie
La dottoressa Alyssa Kersey, ricercatrice e principale autrice di questo studio, sottolinea come la capacità di differenziare il numero di oggetti in una serie sia un’abilità comune anche ad altre specie.
È un’attitudine che ha una lunga storia evolutiva e che è propria, per esempio, dei mammiferi, degli uccelli e dei pesci.
“Testare le differenze di genere nella prima infanzia è importante per ridurre al minimo gli effetti delle influenze sociali e culturali che non possono essere messe facilmente da parte dalle influenze biologiche negli adulti”, afferma Kersey.