Social freezing, sempre più donne scelgono di congelare i propri ovociti

Sono aumentate di quasi il 50% le donne che nell’ultimo anno, in Italia, hanno scelto di congelare i propri ovociti, secondo i dati diffusi da Genera. Parliamo del social freezing, tecnica che permette di preservarli nel momento in cui la loro qualità è ottimale e che consente così alle donne di salvaguardare la propria fertilità. C’è chi non può o non vuole ancora aver figli – per aspirazioni professionali, instabilità economica, ricerca del partner, o perché semplicemente non si sente ancora pronta – ma sceglie di non precludersi la possibilità in futuro di diventare genitore. “La scelta di congelare i propri ovociti – spiega a Sky TG24 Alberto Vaiarelli, ginecologo e responsabile medico-scientifico del centro Genera di Roma - deriva dall'incremento della consapevolezza da parte delle donne che il loro sistema riproduttivo non è infinito e che è strettamente correlato all'età. Oggi, la ricerca della gravidanza in Italia viene posticipata. In media il primo figlio arriva a oltre 32 anni. Incontriamo sempre più coppie alla soglia dei 40 anni, dove fisiologicamente c'è una minore potenzialità di finalizzare una gravidanza”. Il percorso di preservazione della fertilità è una pratica nata inizialmente per le pazienti in cura chemioterapica o radioterapica, per donne con patologie autoimmuni o ginecologiche, come l’endometriosi. Oggi, sul tema c’è maggiore consapevolezza anche nel resto della popolazione femminile. Qual è il limite d'età? “Questa tecnica, però, deve essere fatta in un tempo giusto: l'età più corretta è prima dei 35 anni – spiega il dott. Vaiarelli –. Bisogna raggiungere un target che si aggira attorno ai 15 ovociti per avere delle buone probabilità di gravidanza, qualora la donna tornasse da noi per utilizzare questo materiale congelato. Procedure che vanno svolte in laboratori ad alta tecnologia. Le tecniche di congelamento, infatti, devono essere eseguite in luoghi adeguati, perché i tassi di sopravvivenza degli ovociti dipenderanno anche da questo fattore”. In cosa consiste la procedura di congelamento ovocitario La procedura di congelamento ovocitario si articola in tre step. 1. Stimolazione ormonale controllata Prima di tutto si effettua “una valutazione della riserva ovarica e di alcuni parametri ematochimici, quindi un prelievo del sangue. Si basa su una stimolazione ormonale che viene fatta attraverso delle piccole punturine sulla pancia, sottocutanee, che si fanno in autonomia e che vengono eseguite per circa 10-12 giorni. Durante questo periodo di tempo si effettuano tre controlli ecografici, quindi un'ecografia transvaginale che andrà a valutare la crescita e la dimensione dei follicoli. L'obiettivo principale di questi trattamenti è quello di indurre una crescita follicolare multipla, ovvero far crescere i follicoli che l'ovaio ha in quel determinato momento e portarli tutti a maturazione”, spiega il dott, Vaiarelli. 2. Prelievo ovocitario Il prelievo ovocitario viene effettuato in day hospital, in sala operatoria e con sedazione leggera o anestesia locale per via transvaginale. Un intervento che ha la durata di circa 15 minuti e che ha l’obiettivo di aspirare i follicoli con un diametro superiore ai 14 mm. Dopo un’osservazione di un paio di ore, è possibile tornare a casa. 3. Crioconservazione Gli ovociti maturi ottenuti vengono crioconservati con la tecnica di “vitrificazione”, che permette di custodirli in azoto liquido a bassissima temperatura – parliamo di -196 °C. “Questo è un percorso sicuro – spiega il dott. Vairarelli – che non altera la vita della paziente e che non ha ripercussioni sul suo corpo. Bisogna sottolineare, però, che congelare gli ovociti non vuol dire avere garanzia di gravidanza. È piuttosto un modo per tutelare e rassicurare le giovani donne. Va anche detto che oggi non sono numerose le persone che tornano dopo aver congelato gli ovociti”. Quanto costa il social freezing in Italia In Italia– che continua a registrare il tasso di fertilità tra i più bassi in Europa, con 1,21 figli nati per donna nel 2023 rispetto all’1,38 dell’UE – il social freezing non è coperto dal sistema sanitario nazionale. Il costo del trattamento si aggira attorno ai 3mila euro, cifra a cui vanno aggiunti i farmaci a carico della paziente. Per la conservazione, poi, il costo annuo è di 200 euro. Non esiste, inoltre, una regolamentazione nazionale, ma sono le Regioni a decidere. La Puglia, ad esempio, ha stanziato per il 2025 un fondo da 300mila euro, per le donne pugliesi di età compresa tra i 27 e i 37 anni, con ISEE inferiore a 30mila euro l’anno. Per ogni donna il contributo massimo è di 3mila euro. La Regione Toscana, invece, offre la possibilità di accedere in forma gratuita, fino al compimento del 40esimo anno di età, a percorsi di preservazione della fertilità a donne affette da neoplasie maligne; patologie con previsione di chemio/radioterapia o immunosoppressori; donne affette da endometriosi severa; donne con bassa riserva ovarica”. Situazione differente, invece, quella di altri Paesi europei come la Francia, dove nel 2021 è stata approvata una legge che rende gratuito il social freezing per tutte le donne tra i 29 e i 37 anni.

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