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Usa, influenza: vaccino raccomandato per tutti sopra i 6 mesi di età

Salute e Benessere
©Ansa

In vista dell'arrivo della prossima stagione influenzale, i Centri americani per il controllo delle malattie (Cdc) hanno pubblicato le raccomandazioni per la somministrazione del vaccino

 

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In vista dell'arrivo della prossima stagione influenzale, i Centri americani per il controllo delle malattie (Cdc) hanno pubblicato le raccomandazioni per la somministrazione del vaccino contro l'influenza. Negli Usa, il preparato è raccomandato a tutta la popolazione con età superiore ai 6 mesi.

Le raccomandazione dei Cdc

Sul bollettino dei Cdc, inoltre, vengono fornite  delle indicazioni sui tempi per la somministrazione del vaccino e per le situazioni particolari. Secondo i Centri americani per il controllo delle malattie, settembre e ottobre sono i mesi ideali per procedere con la vaccinazione, che sarà comunque disponibile per tutta la stagione. Per quanto riguarda i bambini  che devono fare due dosi di vaccino, invece, i Cdc raccomandano di anticipare l'immunizzazione e sottoporvisi appena il vaccino è disponibile. Indicazione che vale anche per le donne al terzo trimestre di gravidanza. Vaccinarsi prima del parto è utile "poiché la vaccinazione può ridurre il rischio di influenza nel bambino nei primi mesi dopo la nascita, quando è troppo piccolo per ricevere il vaccino", spiegano gli Cdc in una nota. Quanto agli anziani, negli Usa è raccomandata la somministrazione di un vaccino ad alto dosaggio o con adiuvante.

"Il Covid continuerà a circolare"

Nelle raccomandazioni, gli Cdc avvertono che anche nella prossima stagione influenzale il coronavirus Sars-CoV-2 continuerà a circolare: "Le attuali linee guida per la somministrazione dei vaccini anti Covid-19 indicano che questi possono essere somministrati con i vaccini influenzali". In caso di carenza di vaccini, i Cdc precisano che il vaccino dovrebbe essere riservato alle categorie più a rischio, ovvero i  bambini sotto i 5 anni di età, gli adulti over50, i soggetti con malattie croniche, immunocompromessi o obesi, gli ospiti delle strutture per anziani, e particolari minoranze come i nativi americani o dell'Alaska.

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