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Aids, 66enne statunitense in remissione dall'Hiv: è il quarto caso al mondo

Salute e Benessere
©Ansa

Dopo oltre 30 anni di convivenza con il virus, è ora in remissione da oltre 17 mesi e non segue più il trattamento antiretrovirale. A darne notizia è stato il City of Hope National Medical Center di Duarte, in California, dove il paziente è stato sottoposto al trapianto di midollo osseo

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Un 66enne statunitense, dopo più 30 anni di convivenza con il virus dell'Hiv, è ora in remissione da oltre 17 mesi e ha smesso di seguire il trattamento antiretrovirale. A darne notizia è il City of Hope National Medical Center di Duarte, in California, dove il paziente è stato sottoposto al trapianto di midollo osseo, intervento determinante per la sua "guarigione". Si tratta del quarto caso documentato al mondo.

Il caso nel dettaglio

All'uomo era stata diagnosticata l'infezione da Hiv nel 1988. Come riferito dal centro City of Hope, a seguito dell'insorgenza di una leucemia mieloide acuta nel 2019, il paziente ha ricevuto un trapianto di midollo osseo con cellule staminali da un donatore non imparentato, che poi casualmente si è scoperto essere portatore di una rara mutazione genetica in grado di alterare l'espressione del recettore CCR5: una proteina utilizzata dal virus dell'Hiv per entrare nei globuli bianchi del nostro corpo. Le mutazioni CCR5 bloccano questa "porta" e tengono lontana l'infenzione. 
"Siamo stati entusiasti di fargli sapere che il suo Hiv è in remissione e che non ha più bisogno di prendere la terapia antiretrovirale che aveva seguito per oltre 30 anni", ha riferito Jana Dickter, medico specializzato in malattie infettive presso il City of Hope National Medical Center.

Prossimi passi

Tuttavia, come sottolineato dagli esperti, i trapianti di midollo osseo non rivoluzioneranno il trattamento dell'Hiv. "È una procedura complessa con potenziali effetti collaterali significativi. Quindi, non è davvero un'opzione adatta per la maggior parte delle persone che vivono con questa patologia", ha aggiunto Dickter. I ricercatori sono al lavoro per capire se sia possibile prendere di mira CCR5 utilizzando la terapia genica come potenziale trattamento.

 

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