Messi a punto batteri “invisibili” per aggredire i tumori: lo studio
Salute e BenessereIl merito è dei ricercatori della Columbia University, negli Stati Uniti. Sperimentato sui topi, il processo riesce a protegge i batteri geneticamente ingegnerizzati con l’obiettivo di colpire i tumori, nascondendoli al sistema immunitario così da arrivare a destinazione sul bersaglio finale
Una sorta di “mantello dell'invisibilità” che riesce a protegge i batteri geneticamente ingegnerizzati con l’obiettivo di colpire i tumori, nascondendoli al sistema immunitario così da arrivare a destinazione sul bersaglio finale. E’ il risultato di un lavoro di ricerca, pubblicato sulla rivista “Nature Biotechnology”, condotto dagli studiosi della Columbia University, negli Stati Uniti.
La modifica del Dna dei batteri
Il processo, sperimentato sui topi, si è basato sulla modifica del Dna dei batteri compiuta per controllarne il rivestimento esterno. La tecnica, specificatamente messa a punto nell’ambito del trattamento dei tumori di mammella e colon-retto, si è concentrata in particolare sugli zuccheri complessi, definiti “Cap”, che racchiudono la superficie dei batteri e che servono anche a proteggerli dagli attacchi esterni. Come spiegato da Tetsuhiro Harimoto e Jaeseung Hahn, primi firmatari dello studio, il team di specialisti ha deciso di “dirottare il sistema Cap in un ceppo di Escherichia Coli, costruendo un interruttore che permette di accenderlo e spegnerlo”. I ricercatori, infatti, hanno ingegnerizzato un nuovo Cap, chiamato questa volta “iCap” che aveva come caratteristica quella di poter esser controllato tramite una piccola molecola esterna. Così, facendo bere ai topi dell'acqua contenente questa molecola, gli studiosi dell’ateneo americano hanno dimostrato che i batteri sono in grado di spostarsi dal tumore in cui sono stati iniettati alle altre metastasi e che è possibile controllarne la durata di vita all'interno dell’organismo.
Il test sull’efficacia
Nell’ambito della sperimentazione, poi, gli esperti hanno deciso di testare l'efficacia del processo, modificando i microbi con lo scopo di indurli a produrre una specifica tossina antitumorale. L’esito è stato che quelli con il rivestimento iCap sono riusciti a ridurre maggiormente i tumori rispetto ai batteri normali, dimostrandosi allo stesso tempo più tollerati dai topi coinvolti. Secondo Harimoto, il lavoro di ricerca ha avuto il merito di dimostrare che “l'idea funziona nei topi ma, dato che gli esseri umani sono circa 250 volte più sensibili alle tossine prodotte dai batteri, ci aspettiamo che il sistema possa produrre risultati anche migliori”, ha detto.