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Parkinson, studiato il suo impatto sulle strutture cerebrali

Salute e Benessere

Da una nuova ricerca, condotta dall’Università Statale di Milano, è emerso che i pazienti mostrano una corteccia cerebrale assottigliata in 38 delle 68 regioni esaminate durante la ricerca

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Nonostante tutti gli studi compiuti sul morbo di Parkinson, esistono ancora molti aspetti della malattia che sono poco chiari alla comunità scientifica. Fino a poco tempo fa, per esempio, non erano mai state identificate con precisione le alterazioni delle strutture cerebrali associate al declino cognitivo. La situazione è cambiata grazie a uno studio multicentrico svolto a livello mondiale, a cui hanno preso parte anche i ricercatori dell’Università Statale di Milano. Nel corso della ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Movement Disorders, gli esperti hanno cercato di comprendere i profili patologici specifici degli stadi clinici della malattia sulla base di dati di neuroimaging in vivo.

Lo svolgimento dello studio

I ricercatori hanno analizzato i dati delle risonanze magnetiche encefaliche e i dati clinici di 2.357 soggetti affetti da malattia di Parkinson e di 1.182 controlli raccolti in 19 centri. È stata dedicata una particolare attenzione all’analisi dello spessore corticale, della superficie dell’area corticale e dei volumi delle strutture sottocorticali tramite l’uso di modelli mixed-effects in pazienti raggruppati secondo gravità clinica e comparati con i controlli incrociati per età e sesso. All’interno del campione è stata anche realizzata una valutazione cognitiva, utilizzando il Montreal Cognitive Assesment score. 

 

L’impatto del morbo di Parkinson sul cervello

I risultati ottenuti indicano che i soggetti affetti dal morbo di Parkinson mostrano una corteccia cerebrale assottigliata in 38 delle 68 regioni esaminate. I ricercatori, inoltre, hanno identificato delle differenze anatomiche in tre regioni cerebrali: mentre l’amigdala sinistra e il putamen bilateralmente erano più piccoli, il talamo destro risultava ingrandito. L’analisi dello staging ha evidenziato un assottigliamento iniziale delle cortecce occipitali, parietali e temporali con progressiva estensione rostrale dell’assottigliamento all’aumentare della gravità clinica. 

Le alterazioni sembrano variare in base alla gravità del morbo di Parkinson (che varia da 0 a 5). Durante lo studio i ricercatori hanno riscontrato che dallo studio 2 in poi il putamen bilateralmente e l’amigdala sinistra diventavano molto più piccoli con l’aumentare della gravità clinica e anche lo stato cognitivo registrava un peggioramento associato all’assottigliamento diffuso della corteccia insieme a volumi diminuiti delle strutture limbiche. 

 

“Il nostro studio mostra che vi sono alterazioni delle strutture cerebrali che aumentano con il peggioramento del quadro clinico. In particolare vi è un diffuso assottigliamento delle cortecce che non era ben compreso nella Malattia di Parkinson e che si associa al deficit cognitivo”. A spiegarlo è Mario Rango, neurologo presso la Clinica Neurologica dell’Università Statale/Policlinico di Milano e autore dello studio.

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