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Alzheimer: leggere, scrivere e fare puzzle può ritardare la malattia. Lo studio

Salute e Benessere
©Ansa

A indicarlo sono i risultati di una nuova ricerca condotta dal Rush University Medical Center di Chicago su un campione di quasi 2mila anziani

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In età avanzata mantenere attiva la mente, leggendo, scrivendo lettere, giocando a carte o facendo puzzle, può ritardare anche di cinque anni l'insorgenza dell'Alzheimer. A indicarlo sono i risultati di un nuovo studio condotto dai ricercatori dal Rush University Medical Center di Chicago su un campione di quasi 2mila anziani.

Lo studio nel dettaglio

Per compiere lo studio, pubblicato sulle pagine della rivista specializzata Neurology, il team di ricerca ha analizzato nel corso di un follow up durato 7 anni 1.978 soggetti con un'età media di 80 anni, che non avevano demenza all'inizio della ricerca. Nel corso dell'analisi, i partecipanti sono stati sottoposti a esami annuali che includevano una serie di test cognitivi, per determinare se avessero sviluppato la patologia.
È così emerso che i soggetti con più alti livelli di attività mentale hanno sviluppato la demenza a 94 anni. Al contrario, le persone con bassa attività cognitiva l'hanno avuta intorno ai 89. "La buona notizia è che non è mai troppo tardi per iniziare a svolgere un tipo di attività poco costose e accessibili che abbiamo esaminato nel nostro studio", ha commentato il coordinatore del team di ricerca Robert S. Wilson, del Rush University Medical Center di Chicago. "I nostri risultati suggeriscono che potrebbe essere utile iniziare a fare queste cose, anche a 80 anni, per ritardare l'insorgenza della demenza di Alzheimer", ha concluso.

Individuate sei nuove varianti geniche alla base della malattia

Quanto alle ultime ricerche di settore, un'analisi sul Dna di oltre 400.000 soggetti  ha confermato il ruolo di diversi geni, già in precedenza indicati come fattori di rischio per l’insorgenza del morbo di Alzheimer, e ha identificato nuovi geni candidati, alcuni dei quali dannosi ed altri protettivi. In particolare, lo studio descritto su Nature Communications ha scoperto sei nuove varianti geniche alla base della malattia neurodegenerativa, la forma più comune di demenza senile, uno stato provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane. La ricerca, dicono gli esperti, “rappresenta il più grande studio genetico ad oggi realizzato, grazie al contributo di tutti i più importanti gruppi di ricerca europei ed americani, riuniti e coordinati in un unico grande consorzio multinazionale”.

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