Per la prima volta, grazie a tecniche basate sulle potenzialità dell'elettroencefalografia, è stato possibile dimostrare che bastano pochi giorni di vita ad un neonato per sviluppare “un’integrazione multisensoriale efficiente”, che consente di riconoscere il proprio corpo come un'entità separata dal mondo esterno. A dirlo una ricerca di un team internazionale di esperti, tra cui i ricercatori del Manibus Lab del dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino
Un lavoro di ricerca realizzato dagli esperti del Manibus Lab del dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino è riuscito a dimostrare, per la prima volta, che pochi giorni di vita per un neonato sono sufficienti per sviluppare una integrazione multisensoriale efficiente.
Il corpo come un'entità separata dal mondo esterno
Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale “Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS)”, ha dunque potuto sottolineare come a poche ore dalla nascita i neonati riescano a riconoscere il loro corpo come un'entità separata dal mondo esterno. A rivelarlo, una serie di rilevamenti ottenuti grazie all’utilizzo dell'elettroencefalografia, una tecnica di neuroimmagine non invasiva che ha misurato il correlato neurale di questo fenomeno. "A differenza di quanto accade per altri mammiferi, i neonati umani sono già in grado di associare un suono a un tocco a poche ore di vita”, ha sottolineato Francesca Garbarini, professoressa di Psicobiologia e Coordinatrice del Manibus Lab del dipartimento di Psicologia dell'Università di Torino, con cui nello studio hanno collaborato anche il dipartimento di neonatologia universitaria della Città della Salute e della Scienza di Torino, il MySpace Lab del Department of Clinical Neurosciences dell’Università di Losanna e il Center for Neural Science della New York University.
I dettagli dello studio
“Nella vita di tutti giorni essere in grado di integrare stimoli sensoriali di modalità differenti in un evento coerente è un'abilità fondamentale, come ad esempio associare una voce a un viso noto o ricollegare il suono della sirena all'immagine di una ambulanza in arrivo”, si legge in un comunicato diffuso sul sito dell’ateneo torinese. Con questo studio, dunque, è stato possibile misurare il “correlato neurale di questo fenomeno”. I ricercatori hanno costruito un paradigma multisensoriale composto da stimoli uditivi, come singoli suoni, che potevano occorrere vicino o lontano dal corpo e da stimoli tattili dati sul dorso della mano destra. Ogni stimolo poteva essere somministrato in isolamento o associato ad un altro: ne è emerso come i neonati “non solo sono in grado di associare un suono a un tocco in maniera efficace, ma che le risposte neurali osservate permettono anche di distinguere se il suono viene dato vicino o lontano dal corpo del bimbo”. Il risultato della ricerca, in sostanza, ha suggerito che a poche ore dalla nascita i neonati sono in grado di “identificare il loro corpo come un'entità separata dal mondo esterno e di possedere una prima forma di codifica dello spazio”.
Una lunga e ricca fase di gestazione
Come spiegare questo processo? “Potrebbe essere dovuto alla lunga e ricca fase di gestazione che potrebbe aver già preparato l'emergere di questo meccanismo alla nascita", ha commentato ancora Garbarini. L'effetto descritto nel lavoro, se confermato da studi futuri, potrà rappresentare adesso “un possibile biomarker di sviluppo neurologico tipico le cui alterazioni potrebbero contribuire al riconoscimento precoce di eventuali anomalie dello sviluppo", come spiegato da Irene Ronga, tra gli autori che hanno firmato questo lavoro di ricerca.