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Covid, Rasi a Sky TG24: “Prime dosi del vaccino a gennaio. Uk incauti”

Salute e Benessere

Il microbiologo ha spiegato che l’Agenzia europea del farmaco (Ema) sta conducendo una revisione attenta di tutti i casi prima dell’approvazione del vaccino, attesa per il 29 dicembre, e della successiva distribuzione

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Dopo l’approvazione dell’Agenzia europea del farmaco, attesa per il 29 dicembre, le prime dosi del vaccino contro il coronavirus Sars-CoV-2 (segui la DIRETTA di Sky TG24) inizieranno a essere distribuite nei primi giorni di gennaio in Italia e nel resto dell’Unione europea. Nel corso di un’intervista a Sky TG24, Guido Rasi, microbiologo ed ex numero uno dell’Ema, ha spiegato le ragioni di questo leggero divario. “Formalmente, la Commissione europea autorizzerà il vaccino il 3 o il 4 di gennaio. Dopo l’autorizzazione si potrebbe partire subito”. L’eventuale attesa, dunque, dipenderebbe solo da questioni legate alla logistica e non ci dovrebbero essere ulteriori ritardi.

La revisione dei casi

Parlando della possibilità che alcune dosi del vaccino sviluppato da Pfizer-BioNTech possano iniziare a essere distribuite già dal 29 dicembre, Rasi ha definito una simile eventualità “incauta”. “A differenza del Regno Unito, che ha messo il timbro sul vaccino consegnato dall’industria, gli esperti dell’Ema stanno conducendo una revisione attenta di tutti i casi. Oltretutto, stanno rivedendo anche tutto il piano di distribuzione, cioè di produzione a livello mondiale. Dopo il 29 dicembre non sarà necessario attendere ulteriormente e, infatti, dai primi giorni di gennaio inizierà la distribuzione delle dosi di vaccino in Italia”, ha spiegato Rasi.  “La produzione avverrà in vari Paesi contemporaneamente, in vari siti produttivi. È proprio questo che deve essere certificato, che la qualità sia omogenea, da qualsiasi sito provenga. Problemi non ce ne aspettiamo, credo che tutto andrà liscio”, ha aggiunto Rasi. L’ex numero uno dell’Ema ha poi spiegato che il vaccino permetterà di superare l’emergenza sanitaria, ma ci vorrà del tempo per raggiungere questo risultato. “Dobbiamo cercare di non peggiorare le cose appena inizia a circolare il vaccino pensando che sia tutto finito. Ci vorranno sette o otto mesi, ma sarà sicuramente la soluzione. È l’inizio della fine della pandemia”.

 

La procedura di emergenza scelta dal Regno Unito

Scendendo più nel dettaglio sulla procedura di emergenza scelta dal Regno Unito, Rasi ha sottolineato che “ha un rischio molto basso, ma è un rischio da non prendere mai”. “Tra l’altro hanno fatto la valutazione solo su un lotto, quindi dovranno rifare lo stesso lavoro per i lotti successivi. Non è una buona idea prendere i dati che ti consegna l’industria, mettere il timbro e distribuire, anche se ci sono tutti i presupposti perché siano buoni e confermati. Viene meno quell’aspetto di garanzia. Se c’è una sola cosa che non è stata vista, che non va, è molto probabile che due-trecento esperti dell’Ema la troveranno o daranno indicazioni più precise. Per esempio, potrebbero dire su chi non va usato e su chi è meglio usarlo. Queste cose hanno grande importanza a lungo termine, venti giorni non cambiano nulla se poi consentono alla campagna di essere svolta in modo efficace, continuo e veloce. Il mio personale parere dunque e che in UK siano stati incauti, è un piccolo azzardo, anche se il vaccino è un “trucco” per far fare al sistema immunitario il lavoro del farmaco, quindi è raro che vada male”, ha aggiunto.

 

La protezione dei malati oncologici

Parlando dei malati oncologici, Rasi ha spiegato che rientrano tra le popolazioni fragili. “Bisogna vedere anche se sono esposti particolarmente al virus, perché il successo della campagna sarà tagliare i ponti di trasmissione del virus. Più si fa e con meno dosi si raggiunge un risultato importante per la comunità. Sicuramente i malati oncologici sono una popolazione da proteggere particolarmente”.

 

La terza ondata

Per Rasi la terza ondata è una certezza, tuttavia ritiene che potrebbe essere più bassa delle prime due. “Le onde non sono tutte alte uguali. Una ripresa alla riapertura delle attività, quando il virus ricomincia a circolare, c’è da aspettarsela, potrebbe essere senz’altro più bassa, se impariamo a gestire i flussi, a comportarci, a migliorare i trasporti”, ha sottolineato l’esperto.

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