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Coronavirus, flop Tocilizumab: non ha effetto sui pazienti Covid

Salute e Benessere

Passo indietro per il trattamento contro il virus. Roche comunica che il farmaco antiartrite non ha dato risultati significativi nello studio di fase 3

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Il tocilizumab non ha effetti sul coronavirus. Lo comunica la multinazionale Roche  - che ha provveduto a mettere a punto la terapia anti Covid-19 - dopo un test di fase 3, noto come Covacta, condotto su 330 pazienti. I risultati hanno dimostrato come il farmaco non abbia migliorato la condizione clinica dei pazienti né si siano viste differenze con coloro ai quali è stato somministrato soltanto un placebo.

Tocilizumab non ha effetti sui pazienti Covid

Il Tocilizumab è un farmaco antiartrite ed è stato tra i primi ad essere testato contro il coronavirus. Purtroppo, però, con esito negativo. Lo studio Covacta era il primo di fase 3 a livello mondiale ad indagare su Actemra nei pazienti adulti ricoverati con polmonite associata al coronavirus - con sedi di studio negli Stati Uniti, in Canada e in Europa - per questo la notizia è stata accolta con una certa delusione. “Il mondo sta aspettando nuove opzioni terapeutiche efficaci per il virus, e siamo delusi che lo studio Covacta non abbia mostrato benefici per i pazienti”, ammette infatti Levi Garraway, chief medical officer di Roche, che annuncia che la raccolta dati proseguirà al fine di comprendere meglio il ruolo del farmaco. “Siamo grati per i pazienti e i medici di tutto il mondo che ci hanno aiutato a completare questo studio rapidamente durante una tale crisi, pur mantenendo i più alti standard di rigore scientifico”.

Nessun miglioramento evidente

Il Tocilizumab si è rivelato inefficace su larga scala. Significativo il fatto che non abbia prodotto miglioramenti evidenti né si siano viste differenze in termini di mortalità nei pazienti che invece avevano ricevuto un placebo. Alla quarta settimana, i tassi di infezione erano infatti rispettivamente del 38,3% e del 40,6% e quelli delle infezioni gravi del 21,0% e del 25,9%. C’è una differenza di otto giorni per quanto riguarda il tempo di permanenza in ospedale (20 contro 28) per chi è stato trattato con il farmaco, ma come rileva la stessa Roche, non si può considerare “statisticamente rilevante” visto il fallimento degli obiettivi primari.

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