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Malattie del cuore, in 27 anni -54% di morti in Italia

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Ansa)

Il report Global Burden of Diseases analizza per la prima volta la situazione italiana: l’accessibilità al Ssn ha favorito il calo dei tassi di mortalità per alcune malattie, ma l’invecchiamento e i pochi finanziamenti sono un rischio per il futuro

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In Italia si muore sempre di meno per le malattie cardiovascolari, un risultato ottenuto grazie al Servizio sanitario nazionale (Ssn), considerato il nono al mondo per qualità, e uno stile di vita complessivamente corretto. Ad affermarlo è il report Global Burden of Diseases, Injuries and Risk Factors Study 2017 (Gbd), che è stato pubblicato su The Lancet Public Health e per la prima volta analizza anche la situazione italiana. Come già emerso da precedenti indagini, anche il nuovo studio menziona tra le criticità del Belpaese l’invecchiamento della popolazione e il calo di finanziamenti per la sanità.

In Italia un sistema sanitario universale

Tra il 1990 e il 2017, i tassi di mortalità per le malattie cardiovascolari, standardizzati per età, hanno fatto registrare un importante -54%. Se sempre meno persone muoiono di patologie come ictus e cardiopatia ischemica è perché, come spiega la presidente dell’European Public Health Association (Eupha) Natasha Azzopardi-Muscat, “la maggior parte delle persone mostra comportamenti più sani” ma anche grazie ai principi di “principi di universalità, equità e solidarietà” che guidano il Servizio Sanitario Nazionale, che ha da poco compiuto 40 anni. Altre note positive dal Gbd arrivano dall’alta aspettativa di vita degli italiani e l’indice di accesso e qualità delle cure sanitarie, che vede l’Italia nona al mondo.

Invecchiamento e obesità infantile minacce per il futuro

Secondo Bruno Monasta, uno degli autori dello studio pubblicato su The Lancet, il quadro emerso relativo alla situazione italiana è “globalmente positivo, pur con alcune criticità”. Tra queste c’è quella legata all’invecchiamento della popolazione, favorito da “uno dei tassi di fertilità più bassi al mondo (1,3%) e contemporaneamente una tra le più alte speranze di vita”, spiega Monasta. A causa di questo fenomeno aumentano le malattie croniche associate all’avanzare dell’età, come Alzheimer, problemi di vista, udito e altre demenze, con conseguente incremento delle disabilità e morti dovute a queste malattie. L’invecchiamento ha inciso oltretutto con una crescita della spesa sanitaria privata dei cittadini, che è andata “di pari passo con una riduzione del finanziamento pubblico alla salute”, specifica l’esperto. Secondo il Gbd queste, insieme all’obesità infantile che incombe sulla salute delle prossime generazioni, sono le sfide che l’Italia deve combattere per avanzare verso un futuro più sano.